LA PROMESSA SOLENNE DI ROSANNA SCOPELLITI

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Guardò il ragazzo.Fissandolo, capì che era finita.Non c’era odio in quegli occhi spalancati, nessun rancore, nessun ripensamento…forse paura, ma era un sentimento che non poteva appartenere a chi sa di avere la vita appesa al sottile filo dell’incondizionata obbedienza.Un attimo… Un ultimo sguardo al mondo: il sole lo accecò, il mare inghiottì la sua anima mentre le lamiere della macchina seminuova accompagnavano, distorcendosi, la fine di quella vita.L’ultimo pensiero fu per ciò che lasciava, tanto, troppo amore…ma corse incontro al suo destino come aveva sempre fatto, non sapeva tirarsi indietro, non poteva dire di no…solo accettare di essere coerente con le proprie scelte di vita e di morte…fino alla fine, fino a quando guardò impotente il suo assassino.Sapeva che era quello il suo destino.Sapeva che da quel viaggio non avrebbe mai fatto ritorno.Ma nulla potè fermarlo.Un Ulisse dei giorni d’oggi…solo che lui inseguiva la giustizia, la cercava, la viveva, la difendeva…era una promessa la sua: una promessa alla sua terra. Doveva mantenerla a tutti i costi! Il ragazzo freddamente ripose l’arma bollente e si strinse ai fianchi del compagno…Il vento afoso del pomeriggio accarezzava i suoi lineamenti scolpiti.Ripensò a quanto aveva appena fatto.Ancora sentiva su di se gli occhi di quell’uomo che aveva intravisto più volte tra la gente nel suo piccolo paesino calabrese.Sapeva chi era quell’uomo forte e coraggioso che aveva appena ucciso, ma non voleva pensarci.La sua anima versò qualche lacrima.Almeno per un po’ la sua famiglia avrebbe avuto di che vivere.La piccola Carmela avrebbe potuto avere la bambola che tanto agognava, la cara Nunziata il vestito nuovo e suo padre la lambretta nuova per andare a vendere la frutta al mercato.Inutile piangere per uno sconosciuto. Ore dopo la bambina, tornata dal mare, iniziò a giocare con le macchinine…sentiva uno strano freddo, nonostante la calura estiva si avvolse nella sua felpa preferita, ma il freddo era nel cuore…solo che ancora non lo sapeva.Prima di cenare accese la televisione.Le immagini erano disturbate, ma riconobbe lo stesso il volto del suo papà, cercò di capire come mai ne parlassero al telegiornale della sera.“Agguato nel pomeriggio a Piale, vicino Campo Calabro…” il cuore smise di battere.“La vittima è il magistrato Antonino Scopelliti, le forze dell’ordine sono da ore sul posto…”Le lacrime scesero silenziose come a voler consolare quel volto abbronzato e stupito.Il primo istinto fu quello di spegnere quella televisione bugiarda e continuare ad aspettare la telefonata del suo papà…Troppo tardi: la sagoma di sua madre era già dietro di lei, vacillava nella disperazione.“Non è papà…mamma! Era un ‘ ononimo ’…Era uno grasso…adesso papà chiama e ci dà la buona notte!”La bambina sapeva che non era vero, la giovane madre anche, ma aspettarono quella telefonata che non arrivò…dopo tanti anni la aspettano ancora!Qualcuno spense la tv.Il dolore, la paura, la rabbia avvolsero come un sudario quelle due fragili vite. Il monumento alla memoria del valoroso giudice Scopelliti veglia sulla stradina che collega Piale a Campo Calabro, scruta con diffidenza le macchine che passano indifferenti, vede crescere giorno dopo giorno il suo alter ego: il monumento all’omertà che, imponente, sembra voler soffocare quella piccola lastra di marmo intrisa di sangue purissimo che rappresenta il sacrificio di un umile figlio della Calabria. Come un triste gioco del destino, il suo volto marmoreo non è rivolto al panorama meraviglioso che si apre sullo Stretto…non può ammirare sognante la Sicilia sdraiata sul mare violaceo accarezzata dai colori sanguigni del sole che tramonta, il Panorama che gli si offre è quello della paura e del silenzio.Nonostante tutto il suo posto è lì.Nonostante i cani, nonostante l’indifferenza, nonostante la morte. Dopo 15 anni quella bambina cresciuta in silenzio torna a casa.Il sole è sempre lo stesso, il mare anche…è il suo cuore che è diverso.Scruta con diffidenza i volti che la circondano.Piano, quasi a non voler profanare un luogo che non sente suo, entra nella sala gremita, qualche giornalista la apostrofa, risponde educatamente e, sperando di apparire invisibile, siede al suo posto in silenzio.Sa che non è sola, ma la paura ed il dolore non cessano di tormentare quella mente assente e perennemente in attesa di ricevere la buona notte dal suo papà.La musica fa da sottofondo ai suoi pensieri, ogni tanto posa lo sguardo su quel quadro: il ritratto di suo padre sembra calamitare la sua attenzione incessantemente.Trattiene le lacrime…non sta bene piangere in pubblico.“Perché? Perché non hai pensato che c’eravamo anche noi? Perché non ti sei tirato indietro? Perché hai amato la tua terra, la tua ‘ giustizia ’ più di me? Possibile che io non fossi abbastanza importante da avere la meglio sul tuo coraggio?…So che io avrei fatto lo stesso, ti amo per questo, ma mi manchi…Mi manchi adesso quando devo capire la mia strada, quando fumo sul tuo divano, quando tocco le tue cose, quando mi avvolgo nei tuoi maglioni, quando chiudo gli occhi ed accarezzo le tue giacche vuote. Mi manchi ogni volta che vedo un papà abbracciare e guardare con orgoglio la sua bambina diventare donna, ogni volta che penso alla solitudine delle mie giornate quando ero piccola, ogni volta che vedo una bambina sulle spalle del suo papà…so che in quel momento lei è la regina del mondo…la sua…principessa!Mi manchi adesso, mi mancherai sempre, quando mostrerò ai miei figli le fotografie di quel nonno che non conosceranno mai e che non racconterà mai loro la favola di Biancaneve…La mia unica speranza è di essere stata il tuo ultimo pensiero prima di volare in cielo…Amami, ti prego, amami da lassù…non lasciarmi sola di nuovo proprio adesso che so chi sei e che so quanto sia importante essere tua figlia!”Gli applausi interrompono quel monologo.Lei sa che oltre quel tendone ci sono tutti i suoi amici, tutti coloro che le sono vicini e la aiutano a crescere, ma ha paura lo stesso di non farcela.La commemorazione entra nel vivo.Le lacrime scendono inarrestabili.La commozione è nei cuori di tutti i presenti.Nella mente della bambina rimbombano gli spari, la voce di chi annunciò all’Italia intera la morte di suo padre, il pianto inconsolabile di sua madre, la rabbia della sua piccola anima…Agisce meccanicamente, sa che lui la accompagna tenendola per mano, guarda quel ritratto l’ultima volta prima di alzarsi e raccogliere il testimone da quella sagoma di cartone che rappresenta suo padre morente.Nella mente solo lui, solo le sue parole, solo il ricordo del suo amore.Poi un susseguirsi di emozioni, gesti di amicizia, solidarietà, affetto…“Non sono più sola!” pensa guardando negli occhi i suoi amici, dal più grande al più piccolo “ E’ per loro che devo andare avanti, come faceva papà, è con loro che devo crescere, nonostante le diversità, nonostante le incomprensioni, nonostante la paura di lottare per nulla!”Tutto finisce in un abbraccio collettivo.Tutto comincia da quell’abbraccio. La Calabria, i calabresi erano i suoi protetti, erano coloro per cui lui lottava giorno dopo giorno, erano coloro per cui aveva deciso di diventare magistrato…uomo di legge in una regione dove la legge è scritta con i proiettili ed applicata con le armi.Il suo lavoro veniva prima di tutto.La dedizione e l’umanità dei suoi gesti avevano fatto di lui un personaggio da rispettare ed amare senza riserve, sia dai colpevoli che dagli innocenti.Per anni il suo sacrificio sembrava dimenticato anche da coloro che avevano goduto del suo affetto, il compito di quella bimba, ormai ventiduenne, era di rendere giustizia umana e civile a quel papà da cui avrebbe avuto tanto da imparare.Lo avrebbe fatto mettendoci il cuore e l’anima, fino alla fine…anche lei, nonostante tutto e tutti, al costo di essere da sola. Cala la sera sullo Stretto.Domani sarà un nuovo giorno…Inizierà tutto da quel monumento sulla stradina di Piale dove 15 anni fa un Uomo trovò la morte…Adesso, dopo 15 anni, nello stesso punto sua figlia ha ritrovato quel padre eroico e la forza di vivere quei sogni e quel riscatto che uomini senza scrupoli, in ‘colletto e cravatta’ , credevano di aver ucciso per sempre. Adesso, dopo 15 anni, mi sento di mantenere la promessa fatta da papà ai Calabresi che tanto ha amato.Perché, hanno ucciso il suo corpo, ma la sua anima è dentro di me così come la sua sete di giustizia. Una giustizia che gli è stata negata, una giustizia che è rimasta imprigionata nel dimenticatoio per anni, una giustizia che farò il possibile perché non rimanga solo un concetto lato di cui troppi si riempiono la bocca.
Prometto di fare il possibile per aiutare la nostra terra a riscattarsi, per risvegliare le coscienze di tutti quegli uomini e donne che hanno paura di sperare e non riescono a vedere alternativa al silenzio ed alla timorosa indifferenza, ma che, allo stesso tempo conservano nel cuore la voglia di rinascere.
Prometto di essere per sempre al fianco di tutte quelle vittime innocenti della violenza mafiosa ed alle loro straziate famiglie.
Prometto che la lotta per la legalità iniziata da papà e portata avanti da pochi coraggiosi dopo la sua morte non sarà vana.Non voglio che questa meravigliosa terra sia calpestata da persone trasformiste e di infimi valori, non posso permetterlo.Io combatterò con le uniche armi che conosco, quelle della cultura, della denuncia e dell’informazione, per regalare a tutti i Calabresi la speranza di un presente che sia dignitoso al pari di quello dei fratelli italiani.So che sarete con me come io sono con voi! 
Rosanna Scopelliti