L'aiuto di Napolitano per spezzare l'isolamento |
Scritto da Paolo Pollichieni |
giovedì 25 gennaio 2007 Il Presidente della Repubblica apre volentieri una linea di credito alla Regione Calabria, intende accordare fiducia al progetto di rinascita che ieri gli e' stato illustrato. |
Non è stato un incontro formale quello di ieri mattina con i vertici delle istituzioni calabresi, Giorgio Napolitano li ha ascoltati con attenzione, si è dimostrato bene informato su molti e delicati passaggi, ha dispensato più di un consiglio anche nel merito delle cose da fare per arginare questo crollo d’immagine che la Calabria è andata subendo e spesso per colpa di terzi.
Ecco perché dal Quirinale Agazio Loiero, Peppe Bova, Nicola Adamo e con loro il resto della delegazione, che comprendeva i vicepresidenti Roberto Occhiuto e Antonio Borrello ed il consigliere segretario Gesuele Vilasi, escono con un largo sorriso ed una intima soddisfazione.
Il Governatore commenta a caldo: “L’autorevolezza del presidente Napolitano, che ha mostrato grande partecipazione verso i problemi della Calabria, è quel valore aggiunto di cui si ha bisogno per portare avanti a soluzione i tanti problemi della regione e dare risposta ai bisogni, come quello del precariato che il governo di centrodestra aveva ignorato e che noi stiamo cercando, come i sindacati ben sanno, di risolvere”.
E quando gli si chiede dei contenuti dell’incontro, Loiero sottolinea: “Al presidente Napolitano, la cui sensibilità istituzionale è una garanzia per il paese abbiamo esposto le ansie di una regione che vuole continuare a essere parte viva e non appendice del Paese. Gli abbiamo detto degli sforzi prodotti per restituire sicurezza, stabilità e soprattutto speranza a una terra che non ha avvertito negli ultimi anni la collaborazione solidale del governo centrale. E già l’impegno del Presidente a venire in Calabria, di cui da sempre conosce valori e precarietà, ci fa ben sperare”.
E siccome nella sua veste di Presidente della repubblica, Napolitano è anche capo delle Forze Armate e del Consiglio superiore della magistratura, ecco che la delegazione gli ha consegnato due richieste di impegno dirette e concrete: “Alla Calabria non si può togliere bisogna dare, restituire. Bisogna riaprire l’Ospedale Militare a Catanzaro e bisogna confermare la realizzazione in Calabria della Scuola di Magistratura”.
Dal canto suo, il presidente del Consiglio regionale evidenzia che “L’incontro col capo dello Stato può diventare il punto di partenza di un nuovo tipo di approccio ai problemi della Calabria”, ed è in questa ottica che va letta la lettera-documento che il presidente Bova ha illustrato e poi consegnato a Napolitano. Una lettera che, vedremo, mira anche a denunciare la pericolosità di un gioco alla delegittimazione della massima assemblea regionale mentre invoca l’azione sinergica tra l’ente locale e le istituzioni nazionali “perché la Calabria deve fare la sua parte ma da sola non basta”.
Da qui origina il “manifesto” delle cose da fare aggregate attorno a quattro punti fermi: “Il rafforzamento degli organici giudiziari, l'assegnazione stabile di una nuova base logistica delle Forze Armate, l'apertura del porto di Gioia Tauro al territorio e un impegno straordinario per la legalità e la sicurezza”.
E ben per questo nella lettera consegnata a Napoletano si legge: ''Ci permettiamo di segnalarle, nella sua veste di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, l'esigenza indefettibile di rafforzare l'Ordine giudiziario calabrese, primo ed indispensabile presidio di legalità. Segnaliamo, al riguardo, non solo la necessità del rafforzamento degli organici e della tempestiva copertura delle incombenti vacanze nei ruoli di vertice della magistratura inquirente, quanto, prioritariamente, l'urgenza di interventi sulla funzione del Giudice per le Indagini Preliminari, il cui Ufficio, nei Tribunali calabresi, per le annose e croniche carenze d'organico, costituisce un vero e proprio ‘collo di bottiglia' che rallenta l'attività istruttoria giungendo spesso a vanificarla del tutto”.
E pur rimarcando di essere ''tra quelli che ritengono che inviare l'esercito in Calabria a presidio del territorio sia una soluzione sostanzialmente inadeguata ed inefficace a contrastare il fenomeno dilagante e pervasivo della criminalità organizzata'', Bova, Borrello, Occhiuto e Vilasi hanno osservato che, essendo il Paese ''oggi dotato di un esercito interamente professionale, costituito prevalentemente da giovani volontari provenienti soprattutto dalla Calabria e dalle altre regioni meridionali'', le nostre Forze Armate ''impegnate in missioni di pace all'estero nelle aree di crisi del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, potrebbero acquisire una nuova e strategica base logistica proprio in Calabria, terra da cui molti di loro provengono e che è naturalmente proiettata verso i Paesi della riva sud e del vicino Oriente!”.
In sostanza, l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ritiene che “sarebbe utile e auspicabile che alla Calabria fosse assegnata stabilmente una Brigata di cinquemila uomini. Molti di loro potrebbero così servire l'Italia operando nella loro regione d'origine, concorrendo a garantire la difesa nazionale e contribuendo nel contempo a rafforzare il presidio di legalità sul territorio regionale''.
E su Gioia Tauro si sottolinea che si tratta di uno dei più importanti porti del Mediterraneo, ma il territorio non ne ha tratto grande beneficio fino ad ora, eppure “uno studio molto significativo ed assai recente, dimostra che, se a Gioia Tauro si sdoganasse anche solo il dieci per cento del carico in arrivo, il PIL calabrese crescerebbe per questo del quattro per cento ogni anno”.
In cambio i vertici delle istituzioni calabresi offrono “il più rigoroso impegno del Consiglio tendente a rafforzare la dignità ed il prestigio dell'Istituzione, nonchè la credibilità dell'azione politica degli organi regionali”. Non negano le difficoltà ma ricordano, tuttavia, che “Il Consiglio regionale, nel corso di questa legislatura, ha subito un attacco diretto da parte della criminalità mafiosa, ed è stato contemporaneamente oggetto di una vera e propria campagna di denigrazione e di delegittimazione preventiva che ha finito per rafforzare e rendere più efficace l'offensiva portata dalla ''ndrangheta all' Assemblea regionale calabrese”.
Eppure ciò non ha impedito che “l'Assemblea calabrese, unica in Italia, approvasse una integrazione al Regolamento consiliare con cui si dispone la revoca di nomine ed incarichi assembleari di secondo livello nei confronti di quei consiglieri regionali che abbiano riportato condanne penali anche non definitive o che abbiano violato i principi fissati dal codice del buon governo, di cui il Consiglio regionale si è dotato”.
Così come davanti a Napolitano è stata rivendicata “la volontà comune dell'Assemblea, manifestata all'unanimità, il 12 ottobre scorso, al termine della seduta consiliare convocata per l'anniversario dell'omicidio del vicepresidente Francesco Fortugno, che ha formalmente indetto una sessione straordinaria di lavori al fine di rafforzare la strumentazione legislativa e amministrativa atta a prevenire ed a rendere impermeabile da pressioni criminali e mafiose il sistema degli appalti pubblici e ad approntare adeguate risorse per consentire il riutilizzo dei beni confiscati alla mafia da parte della comunità calabrese nel più breve tempo possibile”.
Paolo Pollichieni |
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