Antimafia senza Mollace e Gratteri

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 Antimafia senza Mollace e Gratteri

Ci ha provato Salvatore Boemi. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, appena riagguantate le redini della Dda, ha tentato di rinforzare i ranghi del pool antimafia proponendo il rientro di due giudici esperti e da sempre in prima linea nella lotta alla ’ndrangheta, Francesco Mollace e Nicola Gratteri. Un progetto che, però, svanisce ad un passo dal traguardo. Un proposito che ad oggi rimane lettera morta. 

Il no del procuratore capo di Reggio Calabria, Francesco Scuderi, è stato garbato, diplomatico, ma altrettanto fermo. Fermissimo, anzi. Nulla da fare, costringendo Salvatore Boemi ad un laconico rinvio. Il progetto del neo coordinatore del pool antimafia reggino era fin troppo chiaro, quasi scontato: riportare alla Dda Francesco Mollace e Nicola Gratteri, due pm che per quasi dieci anni hanno dato lustro e prestigio alla lotta alle ’ndrine di Reggio città, di Locride e Piana di Gioia Tauro. La strategia prevedeva un allargamento della pianta organica, che ad oggi lamenterebbe due ”vacatio”. Una strategia legittima, saggia, opportuna. Nulla da fare, però. Francesco Scuderi ha bocciato il progetto, prendendo tempo, preferendo rinviare l’incombenza al nuovo procuratore capo di Reggio Calabria che secondo le previsioni dovrebbe essere nominato dal Consiglio superiore della magistratura soltanto in vista del prossimo autunno.
Rimangono alla porta Francesco Mollace e Nicola Gratteri, ancorati nella routine della procura ordinaria. Uno spreco nella lotta alla mafia la rinuncia a due inquirenti di razza, due magistrati di notevole spessore professionale. Per entrambi basta scorrere i quasi due lustri trascorsi all’Antimafia a cavallo tra gli anni Novanta e il 2000.
Un no che svelerebbe l’ennesimo codazzo di veleni tra i corridoi del sesto piano del Palazzo di Giustizia al Cedir che ospitano gli uffici della Dda di Reggio Calabria. Veleni che non ripropongono, comunque, gli anni di tensione tra veti e ricorsi, denunce e querele della gestione Antonino Catanese, sulla quale è calato il sipario lo scorso 19 gennaio.
Proprio quel giorno si è consumato l’ennesima spruzzata di veleno verso i pm Francesco Mollace e Nicola Gratteri. Entrambi, insieme a Boemi (oltre a Danilo Riva e Giuseppe Lombardo) avevano formalizzato la richiesta di rientrare all’Antimafia. Tre domande ed altrettante bocciature.
Il procuratore capo nomina, invece, Giuseppe Lombardo sconfessando anche il parere, indicativo e non vincolante, del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso. Che il 17 gennaio 2007 esprime «parere contrario alla designazione da parte del procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, del sostituto Giuseppe Lombardo alla direzione distrettuale di Reggio Calabria, riservandosi di esprimere ulteriore parere alla luce di una integrazione del provvedimento in esame». Graffiante anche la presa di posizione di Nicola Gratteri che in due pagine ha replicato punto su punto alla scelta partigiana del procuratore Antonino Catanese. Da parte di Gratteri nulla di personale contro la nomina di Lombardo, ma se uno dei criteri valutativi ruota intorno «all’esperienza, produttività e d pregresse competenze» basta fare un breve excursus della storia di Gratteri alla Dda. Circa centocinquanta di procedimenti per reati associativi, processi estremamente complessi che hanno richiesto oltre 150 rogatorie internazionali per le quali lo stesso magistrato ha fatto la spola tra Stati Uniti, Sud America (Colombia e Venezuela) e mezza Europa tra blitz in Austria, Bosnia, Germania, Olanda, Svizzera. Lo stesso Gratteri, anche sotto la gestione Catanese, è stato responsabile delle operazioni di cattura dei latitanti della ’ndrangheta in ambito provinciale.
Un’attività che ha scovato ben 130 ricercati. Tra cui mammasantissima del calibro di Giuseppe Morabito u ”tiradrittu”, Giuseppe Tegano, Santo Maesano. Parallela, per storia e risultati, l’iter professionale di Mollace, la cui competenza territoriale era prevalente in Reggio-città (per Gratteri la Locride). Requisiti che non sono bastati a rioccupare una poltrona all’Antimafia. Come deciso da Catanese prima e da Scuderi adesso.
di Francesco Tiziano tratto da il Quotidiano