Il contributo di Roberto Gerace sulla costituzione di parte civile.
Contesto l’automatismo della costituzione di parte civile delle Pubbliche Amministrazioni nei processi contro le mafie.
L’atto della costituzione di parte civile è un momento giuridico, da compiere all’interno di un processo secondo modalità e princìpi propri degli schemi giuridici. Tuttavia, concessa (amaramente) alla ‘ndrangheta la sua natura di fenomeno culturale (prima ancora che criminale), la costituzione di parte civile in quei processi deve essere l’ultimo atto di un necessario percorso. L’Amministrazione, che qui voglio chiamare con il nome Res Publica, deve compiere innanzitutto una valutazione pre-giuridica, culturale, di tipo autenticamente morale. Deve poter avvertire che è stato compiuto qualcosa di ingiusto e che sfida le regole civiche, un evento che pregiudica i singoli e la comunità. Avere coscienza dell’offesa subita è un fatto pratico, propedeutico a qualunque istanza risarcitoria che si voglia, nel corso del processo, convinta e tenace, piuttosto che disinteressata e malleabile.Successivamente, la Res Publica deve poter valutare il caso nella sua pienezza e particolarità, come di buona norma per ogni questione importante, per mezzo di un’analisi politica da effettuarsi misurando i rischi con le opportunità, comparando i vantaggi con gli svantaggi, pesando alternative e possibilità. Anche qui motivazioni pratiche, riassumibili con il vecchio adagio che ammonisce dal “fare di tutta l’erba un fascio”.Infine, la Res Publica decide, confermando il possesso del potere decisionale, il quale le restituisce l’autorità sottratta con il gesto infame. Solo a questo punto la Res Publica decide, eventualmente costituendosi parte civile ed entrando in competizione in un’aula di tribunale, con la giusta motivazione a competere nonostante i rischi, che sono accettati in nome di princìpi e valori superiori. Ovvero l’esatto contrario, optando per l’inerzia e chiuso il discorso. Questo percorso comunque conduce a una presa di posizione che, pur restando incerta nel merito, deve delinearsi attraverso delle tappe valide a garantire il confronto democratico e l’esposizione pubblica dei contenuti del confronto. Insomma, la decisione finale sarà aperta a varie possibilità ma sarà chiara e inequivocabile, capace di rivelare da quale parte, oggi e in questa vicenda, la Res Publica sta. E di rendere pubblici i motivi della scelta. Alcuni invocano l’automatismo della costituzione di parte civile come meccanismo risolutivo della questione. Alla Res Publica è imposto di costituirsi. Alle cose il loro nome, l’automatismo è un obbligo. Se così fosse, andrebbe persa un’altra occasione. Tralasciando considerazioni di carattere giuridico, l’automatismo non solo non consente il verificarsi dei primi due momenti di quel percorso, quelli culturale e politico e che in prospettiva di contestualizzazione della vicenda sono i più importanti; addirittura lo impedisce, riducendo la questione ai termini giuridici e creando un obbligo etico, ciò che è contraddizione in termini. Morale ed etica non devono essere assoggettate, perché sempre di libertà si tratta. La Res Publica deve decidere autonomamente se costituirsi. Necessariamente tale posizione presta il fianco a un’obiezione importante: attribuire la facoltà decisionale alla volontà della Res Publica non porterà, nella maggior parte dei casi, gli amministratori a schierarsi, nè i cittadini ad apprendere la pratica dell’indignazione e della protesta. Questa posizione, condivisa nella misura in cui nasce da simili preoccupazioni, confermata dai precedenti, è sostenuta da chi richiede l’automatismo a costituirsi. Occorre a questo punto ammettere che l’opportunità di costituirsi, se è assodata per alcuni, non lo è per tutti. Chi crede nell’automatismo ha già fatto una scelta e non ammette alternative. Sa già da quale parte sta. Sta dalla parte opposta della barricata, sempre e comunque. Ma l’automatismo non dice dove stanno tutti gli altri. E, soprattutto, non dice da che parte sta chi è chiamato a rappresentarci e il perché. Dove sta la Res Publica? Dove stanno i sindaci, gli assessori, i consiglieri, i giornali, i cittadini, le associazioni? In particolare, per quanto riguarda la Res Publica, si tratta di un giudizio che può essere emesso considerando l’esclusiva circostanza dell’avvenuta o mancata costituzione di parte? A mio parere, no. L’equazione “mancata costituzione = connivenza” è come minimo superficiale. Verosimilmente frutto di pregiudizio. Sicuramente opportunità di strumentalizzazione personale e politica. Allora può diventare interessante non ancora il merito della questione quanto il metodo che la Res Publica adotta per giungere alla decisione. Cioè come essa percorre quelle tappe. La prospettiva si allarga e assumono rilevanza, nell’ambito delle attività delle Pubbliche Amministrazioni, la trasparenza, la collegialità, la pubblicità, il dovere di motivare le scelte, democrazia e rappresentatività. Insomma, assumono rilevanza le garanzie a protezione e sostegno degli interessi della comunità. Concretamente, pertanto, piuttosto che l’inserimento, all’interno degli statuti delle Pubbliche Amministrazioni, dell’obbligo a costituirsi, propongo l’inserimento di alcune norme, allo scopo di ottenere:– la convocazione necessaria del Consiglio Comunale di volta in volta, per discutere e decidere sulla costituzione di parte civile nei processi contro le mafie– lo svolgimento di tali sedute con apertura alla cittadinanza– la motivazione della scelta adottata. Così la costituzione di parte civile, da obbligatorio atto giuridico diventa spontanea espressione culturale. Contenente una scelta tra valori contrastanti e l‘affermazione di quelli dominanti. Esponendo l’orientamento della Res Publica nei confronti della vicenda sotto il giudizio di chiunque nella vicenda stessa abbia interesse. A tutti gli effetti, si tratterebbe di un atto giuridico che racchiude una precedente decisione nel merito di tipo culturale e politico, cui si è giunti attraverso un percorso decisionale partecipato e democratico. Per questi motivi sostengo che le Res Publicae devono essere libere di adottare le proprie scelte, tuttavia dopo averne discusso, pubblicamente, responsabilmente, onestamente. Così concedendo ai cittadini di giudicare quelle scelte e di verificarne la corrispondenza alla propria visione e ai propri valori, certamente evitando di perdere un’altra occasione per contribuire al dialogo democratico e allo sviluppo di una consapevole coscienza civica, strumenti indispensabili per la piena ed effettiva sovranità popolare.