Confindustria Calabria-Sicilia; il Sud che cresce con uno sguardo alla legalità.
di Claudio Cordova
La società meridionale non può restare passiva, rivendicando l’intervento dello Stato, non si può pensare che qualcun altro debba risolvere i nostri problemi. Si tratterebbe di un grande alibi che è rimasto immobile per anni.
Non bisogna identificare magistratura e forze dell’ordine come una controparte, ma come dei partner che hanno obiettivi comuni, pur nella distinzione dei ruoli. La mafia si sconfigge soprattutto con le tendenze ed i comportamenti quotidiani e non solo con queste iniziative eccezionali. La collettività, in questo senso, deve prendere coscienza.
Queste le ricette stilate nel corso della giornata di confronto tra Confindustria Calabria e Sicilia, tenutasi presso l'Hotel Excelsior di Reggio Calabria, dove i presidenti Umberto De Rose ed Ivan Lo Bello hanno relazionato in merito alle sinergie tra le due regioni che dovrebbero nascere dal progetto "Confindustria Calabria-Sicilia, il Sud che cresce".
Attraverso questo percorso comune nasceranno collaborazioni nel settore del turismo, dell'agroalimentare e delle infrastrutture, con una particolare attenzione alla mobilità sostenibile: "Vogliamo innalzare il livello di sviluppo e non vogliamo lasciare in mano alla criminalità organizzata intere fette del territorio – ha affermato Umberto De Rose -, questa mattina abbiamo affrontato temi forti che per troppo tempo sono rimasti sotto traccia, in Calabria c’è scarsa libertà d’impresa, perchè il malaffare fa da padrone, impedendo a tutte le realtà locali di esprimersi al meglio. Abbiamo in mente alcuni progetti comuni – ha proseguito De Rose – in cui vorremmo coinvolgere anche i colleghi campani e pugliesi, per lo sviluppo del Mezzogiorno, che deve diventare una risorsa e non più un problema". Anche secondo Ivan Lo Bello, collega siciliano di De Rose, la mattinata è stata proficua: "Ogni progetto va realizzato pensando al recupero di quel recupero del tessuto infiltrato dalle mafie. In questi mesi in Sicilia abbiamo avviato una nuova esperienza – ha detto con orgoglio Lo Bello -, essa è ancora in una fase iniziale che ha però ci ha permesso di ottenere risultati importanti sotto il profilo del contrasto alla mafia e nell’abbattimento di alcuni codici culturali molto forti nella nostra regione. In Sicilia adesso c’è una nuova percezione del fenomeno criminale che ha permesso anche coinvolgimento del dibattito politico che non poteva restare indifferente. Confindustria Sicilia ha modificato il proprio codice etico, introducendo il valore della denuncia e della collaborazione con lo Stato – ha proseguito Lo Bello – il fenomeno del pizzo, per esempio, ha una grave e grande ricaduta sulla socialità e non si limita quindi al rapporto tra vittima ed estorsore. Da qui nasce l’iniziativa di inserire una sanzione per chi contraddice questo nostro codice etico. Si è aperto un grande dibattito, con tanti imprenditori che adesso, finalmente denunciano. La lotta alla mafia – ha concluso Lo Bello – deve essere la normalità, senza essere banalità. Bisogna essere capaci di affrontare battaglie civili facendo impresa, la questione primaria è quella di salvaguardare la legalità".