Ma al primo marzo Locri non scende in piazza
La città ai margini della manifestazione. Divisioni e debolezze del movimento
Locri, 03.03.2008 | di Alessio Magro
“Chissà perché la gente di qui è rimasta a casa, hanno paura? Che dici?”. No, non hanno paura. Solo noia. Per i ragazzi del Trentino e dell’Emilia è dura digerire distinguo, spaccature e debolezze del fronte antimafia calabrese. Per loro la manifestazione del Goel a Locri è un’occasione lotta e di festa. In loco, la marcia del primo marzo divide più che unire. Tutti certi che dopo Bregantini bisogna andare avanti, tutti d’accordo sul sostegno alle coop della Locride, ma da lontano… Questione di sfumature.
C’è il Nord sensibile, il volontariato cattolico, lo spirito è quello giusto. Anche il tema è incisivo: no a ‘ndrine, massonerie (deviate) e voto di scambio. Ma a pesare sono le assenze. Pochi politici, pochi sindaci (una trentina di fasce tricolori, la metà calabresi e solo cinque o sei della Locride), soprattutto non si vedono i ragazzi, gli studenti delle scuole, i locresi onesti (a rappresentarli gli occhi verdi e trasparenti di Stefania Grasso). Gli organizzatori fanno il loro mestiere: siamo in 2mila. La polizia non si pone il problema. Una stima buonista dice un migliaio di persone al corteo, no comment sui presenti in piazza.