il Comune era guidato da Giorgio Dal Torrione, dell'Udc
Sciolto Consiglio comunale di Gioia Tauro
Il prefetto di Reggio Calabria aveva disposto commissione per accertare le eventuali ipotesi di infiltrazioni mafiose
REGGIO CALABRIA – Il governo ha sciolto il Consiglio comunale di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, dal momento che «sono state accertate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata». Ne dà notizia un comunicato del Consiglio dei ministri. Nei mesi scorsi il prefetto di Reggio Calabria aveva disposto una commissione per accertare le eventuali ipotesi di infiltrazioni mafiose nella gestione dell'ente, insediata dal prefetto a dicembre dello scorso anno.
Dopo una prima fase di lavoro e una proroga di 60 giorni, la commissione ha depositato in prefettura la relazione, poi inoltrata al ministro dell'Interno. Quindi la decisione di sciogliere il Consiglio comunale. Da maggio 2006 il Comune era guidato da Giorgio Dal Torrione, dell'Udc, a capo di una coalizione di centrodestra. A febbraio Dal Torrione e il suo vice Rosario Schiavone, insieme ai sindaci di Rosarno e San Ferdinando, erano stati raggiunti da informazioni di garanzia in cui si ipotizzava il reato di associazione mafiosa perché, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, avrebbero aiutato la riabilitazione dell'avvocato Gioacchino Piromalli, condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso. Non è chiaro però se l'inchiesta che ha coinvolto Dal Torrione sia legata a quella dello scioglimento del Consiglio comunale.
PRECEDENTE – Il Consiglio di Gioia Tauro era già stato sciolto nel 1991. Si tratta del maggior porto del Mediterraneo come terminal hub, per il quale nei prossimi anni sono previsti investimenti per centinaia di milioni di euro. E proprio del porto si è occupata la Commissione antimafia nella relazione di ottobre. Il presidente Francesco Forgione ha spiegato che il porto «registra una presenza diffusissima di attività illecite mentre è quasi generale da parte delle 'ndrine (cosche, ndr) il controllo di quelle lecite». Per la Commissione antimafia, inoltre, sono tuttora presenti «scelte e comportamenti di poca trasparenza degli enti titolari di competenze sull'area portuale e sull'adiacente area di sviluppo industriale». Per gestire l'affare miliardario sulle attività del porto le cosche della Piana, tra cui i potenti Molè-Piromalli, si erano federate in una sorta di «supercosca».