CONGIUSTA, ASSEGNI SENZA OMBRE

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Congiusta, assegni senza ombre

Chiarita nel processo la liceità dei titoli in tasca a Gianluca. Niente usura

Gli assegni che erano in possesso di Gianluca Congiusta al momento della sua uccisione, avvenuta la sera del 24 maggio del 2005, non riguardavano contesti poco chiari. La loro emissione rientrava pienamente nella lecita attività commerciale che il giovane gestiva a Siderno e Marina di Gioiosa Jonica. Niente giri di usura e nient’altro di poco chiaro. Un punto fermo del processo che si sta celebrando in corte di assise ( presidente Muscolo, a latere Fra botta) contro esponenti del rinato clan Costa di Siderno. Tutti imputati di associazione a delinquere di stampo mafioso, tranne uno, Tommaso Costa, considerato il capo dell’omonimo clan e accusato di essere anche l’unico responsabile dell’omicidio che sconvolse Siderno e l’intero comprensorio, vista la notorietà della vittima.

La vicenda degli assegni, già chiarita in fase di indagine, ha trovato ieri una conferma dalla viva voce del dottor Francesco Giordano, commissario capo della polizia di stato, numero due del commissariato di Siderno e tra i maggiori artefici dell’operazione che ha portato al processo attualmente in corso a Locri.

Giordano è stato citato come teste dal pubblico ministero Antonio De Bernardo. Il dirigente ha raccontato i momenti salienti dell’indagine partita dalla sera del 24 maggio di tre anni fa, quando un killer forse in sella ad una moto affiancò la Bmw di Congiusta ed esploso un colpo di fucile caricato a pallettoni. La tragedia ebbe come scenario la periferia nord-ovest di Siderno. L’inizio di un incubo per una famiglia fino a quel momento lontana dai clamori della cronaca e sprofondata improvvisamente nella più buia disperazione. Giordano ha raccontato come furono valutate le diverse  piste investigative che lui e il suo gruppo di lavoro batterono. Dal suo racconto si è chiaramente capito che uno studio della personalità della vittima fu compiuto e che lo stesso portò ad escludere la presenza di ipotesi alternative a quella della ‘ndrangheta.

Giordano è stato poi chiamato a rispondere sulla figura di tale De Giovanni, un detenuto che aveva fatto sapere agli inquirenti di sapere molte cose sul conto di Gianluca Congiusta. L’uomo avrebbe fatto riferimento anche alle causali dell’omicidio, ma dalla verifica compiuta si scoprì che lo stesso in realtà aveva mentito. Non solo, un ulteriore accertamento avrebbe consentito di accertare l’assoluta inattendibilità del personaggio.

In particolare l’uomo aveva fatto chiaramente capire che l’assassinio di Gianluca Congiusta era da collegarsi a fatti che riguardavano la Piana di Gioia Tauro.

La cronaca della giornata ha pure registrare la richiesta del pubblico ministro alla corte di acquisire la copia di una lettera spedita da uno dei Cataldo a Costa. A proposito di Costa, l’imputato in video conferenza ha fatto dichiarazioni spontanee. Il presunto boss ha affermato tra l’altro che era solito scrivere lettere dal carcere. E che i destinatari delle sue missive

erano soggetti diversi ( “conoscevo anche esponenti delle Br, perchè fa parte della vita mia di detenuto”) non solo gli amici e i parenti di Siderno. Costa ha voluto far intendere insomma che le sue non erano carte di mafia e che le stesse non contenevano messaggi trasversali. La corte ha poi  nominato un gruppo di periti. Avranno il compito di trascrivere le intercettazioni ambientali e le lettere sequestrate nel corso dell’inchiesta.

Infine una nota di cronaca extra processo: l’udienza è cominciata con un’ora di ritardo, perché la corte ha dovuto attendere che ci fosse la disponibilità di un cancelliere, a causa di un organico carente.

                                                                           ENZO ROMEO                                                                      e.romeo@calabriaora.it