Gianluca Congiusta
Ilario Filippone per Calabria Ora
Processo Congiusta un sms contraddice la Raso
"Mio marito venne a sapere della lettera intimidatoria dopo l’uccisione di Gianluca Congiusta. Gli spiegai che era arrivata una missiva con delle minacce di Tommaso Costa".
Ora che il teste Girolama Raso afferma che il marito era a conoscenza del contenuto della lettera, anche il presidente della Corte, Bruno Muscolo, finora rimasto a sentire, si spazientisce: <Signora Raso, alla luce del suo ragionamento, il messaggio che invia a suo marito non sembra logico>. Il <messaggio> illogico di cui parla il giudice Bruno Muscolo è quello che, nel luglio del 2006, Girolama Raso invia ad Antonio Scarfò prima dell’interrogatorio al commissariato di polizia di Siderno, quello in cui lei scrive: <non dire niente della lettera, non sapevi>. Su quel sms, ieri, nel processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta, il giovane commerciante della Tim ammazzato a maggio del 2005, la teste è andata in panne. Si è contraddetta: nella scorsa udienza, davanti ai giudici della corte e alle parti processuali, aveva trovato una via di fuga:< Con quel messaggio volevo dire a mio marito di non soffermarsi sulla lettera. Ma non per reticenza, timore o altro, ma perché non ne conosceva il contenuto>. Ieri, forse senza rendersene conto, si è smentita : <Dissi a mio marito della lettera intimidatoria dopo l’uccisione di Gianluca Congiusta. Gli spiegai che era arrivata una missiva con delle minacce di Tommaso Costa>. Frase che in qualche maniera ha insospettito il presidente della corte. D’altra parte che la teste Girolama Raso sia, per timore, reticente ne è convinta anche l’accusa. Il pubblico ministero Antonio De Bennardo ha più volte tentato di smascherarla. Anche ieri, quando dopo il controesame ha chiesto la parola, c’ha provato più volte. Tornando a parlare della missiva che l’imputato Tommaso Costa fa recapitare alla sua famiglia il 20 dicembre 2003. Quella in cui il boss scrive: <Signor Scarfò sono stato delegato da Tommaso Costa a farvi un discorso per motivi che comprenderà ho preferito fare così. E’ da più di due anni che hai fatto l’attività lavorativa e nessuno di noi ti ha fatto nulla, però tu questo non l’hai capito e noi abbiamo avuto pazienza aspettando che forse tu ti ravvedevi ma non è stato così. Non ti sei mai degnato a mandare un soldo anche se hai fatto il tuo comodo a cento metri dalla casa di Tommaso, prima comprando la terra e poi il resto, ora io ti ho avvisato e ti spiego il perché non sono venuto di persona. Se tu non provvedi a sistemare sto fatto può darsi che la decisione è quella di ucciderti>. Lei, Girolama Raso, neanche dopo l’uccisione del genero collegò questa lettera spedita al marito con il delitto Congiusta: <Non collegai la lettera all’omicidio di Gianluca Congiusta. A dire il vero, quando la lessi, non ne rimasi nemmeno intimorita più di tanto. Mi turbarono di più i bossoli in busta chiusa. Però ancora oggi mi rimprovero di avere ascoltato Gianluca, la lettera andava denunciata>.