L'altro Saviano. L'uomo che non ama i supereroi |
Scritto da Barbara Panetta |
Domenica 05 Aprile 2009 02:00
L'altro Saviano aveva titolato El Pais. Un uomo che non ama i super-uomini, i super-magistrati ed i super-giornalisti ha preteso che si sottotitolasse lui. E' Francesco Forgione, 48 anni, calabrese e presidente della Commissione Parlamentare Antimafia dal novembre 2006 allo scioglimento anticipato delle Camere del febbraio 2008. Proprio da questa esperienza nasce il libro che ieri pomeriggio ha presentato a Siderno, nella sala Calliope della libreria Mondadori. Un evento organizzato dalla Fondazione Congiusta e moderato da Raffaella Rinaldis del Quotidiano della Calabria ed a cui è intervenuto Enzo Romeo della Procura Nazionale Antimafia. Tra le decine di persone presenti, Maria Grazia Laganà-Fortugno e Stefania Grasso, moglie e figlia di due vittime della ferocia della criminalità.
Il titolo del testo è “'Ndrangheta. Boss luoghi e affari della mafia più potente al mondo”. Più semplicemente, la prima relazione della Commissione Parlamentare Antimafia sulla ’ndrangheta, approvata all’unanimità il 19 febbraio 2008. Contiene tutti i nomi dei boss e delle famiglie, le mappe delle presenze criminali in Calabria e le diramazioni nel Nord Italia e all’estero, il sistema degli affari legali, i rapporti con la politica e il mondo delle imprese per il controllo della spesa pubblica, le grandi truffe all’Unione europea e i circuiti del riciclaggio internazionale. Una denuncia e un grido di allarme rivolto alle più alte cariche dello Stato, ma anche alla società civile perché non continui a girarsi dall’altra parte e costringa la politica ad assumersi le sue responsabilità. Un libro che ha già venduto ventimila copie e che è presente nelle librerie spagnole e presto lo sarà anche in quelle colombiane. “Perchè a proposito di 'ndrangheta, a parlarne qualche danno glielo fai”, ha commentato l'autore. Un testo che inizia quasi come fosse un thriller. “Sono passate da poco le due della notte fra il 14 e il 15 agosto 2007 a Duisburg, nel Nord Reno-Westfalia. Sebastiano Strangio, trentanove anni, cuoco, calabrese originario di San Luca, chiude il suo ristorante e, con due camerieri e tre amici, si accinge a tornare a casa”. Il resto è tristemente noto a tutti. E da qui parte l'analisi a questo nuovo modo di essere della 'ndrangheta che si rifà ancora agli antichi rituali, ma non è più rappresentabile come mafia di pastori e pecore rinchiusa nei paesini aspromontani. In silenzio e con velenosa astuzia si è evoluta, si è allargata ed organizza le sue mosse in una regione al primo posto per frodi all'Unione Europea. E pensare che – come ricorda Forgione – nel 1998 Pino Arlacchi proponeva all'assemblea speciale dell'Onu il tema: "Liberi dalla droga in 10 anni: possiamo farcela". E la droga è affare della mafia, della 'ndrangheta in particolare. Leggendo quello che per alcuni è una minestra riscaldata, ci accorgiamo invece come per molti rimane la realtà di ogni giorno. Quella da combattere ognuno nella propria quotidianità. Piccoli gesti per sconfiggere un modo di fare e di essere. Piccoli gesti che siano la voce di quella “società civile oggi silente”, come la definisce Forgione.