Il Quarto Stato antimafia

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Riace ricorda le vittime della ’ndrangheta intitolando piazze e strade insieme ai migranti
di FRANCESCO SORGIOVANNI
RIACE – Per non dimenticare, non dimenticare le vittime delle mafie, è questo lo scopo della seconda edizione de “La lunga marcia della memoria”, promossa dall’associazione DaSud e da Stopndrangheta.it, che ieri ha visto il suo momento clou in tutto il Paese. Da Nord a Sud. Grandi città e piccoli comuni simbolo dell’impegno civile come Riace.
Associazioni, movimenti, artisti, cittadini hanno aderito e partecipato alla campagna per cambiare simbolicamente e “dal basso”la toponomastica cittadina, intitolando strade, piazze e luoghi pubblici alle vittime delle mafie. Nella tappa di Riace ad attendere la famiglia Congiusta ed i rappresentanti del coordinamento di Libera c’erano il sindaco Domenico Lucano con alcune delle famiglie degli immigrati accolti dalla comunità riacese. Un nuovo mosaico della memoria organizzato, nel piccolo centro dell’Alta Locride, da daSud in collaborazione con il Centro Don Milani, la Fondazione Gianluca Congiusta e Stopndrangheta.it. La “Lunga marcia della memoria” di Riace è stato un evento intimo e commovente durante in quale sono state affisse simbolicamente, al posto dei nomi di tre vie e di una piazza, le targhe dedicate a Lollò Cartisano, Gianluca Congiusta, Vincenzo Grasso e Giuseppe Tizian, vittime innocenti della criminalità organizzata.
Quattro targhe che faranno parte del “nuovo mosaico della memoria antimafia”. Una azione collettiva, assolutamente pacifica, che è avvenuta contemporaneamente in tutta Italia e che dovrà servire a ricordare tante storie dimenticate che meritano l’attenzione di tutti i cittadini, a “rendere giustizia a chi è caduto per essersi opposto alle mafie, chiedere l’affermazione dei diritti civili e sociali”. E’ il Paese che cerca di riprendersi la sua memoria, che si
riappropria delle sue storie migliori, che riscopre un pezzo del proprio passato di cui andare orgoglioso. Memoria e diritti che sono strettamente legati, memoria e diritti che rappresentano un bagaglio indispensabile per affrontare i bui tempi di oggi. L’iniziativa vuole essere la testimonianza che esiste un Paese vivo e vitale, non rassegnato, capace di immaginarsi un futuro diverso. Mario Congiusta, presidente della “Gianluca Congiusta onlus”, che ieri non ha potuto presenziare all’appuntamento di Riace, per motivi di salute, all’atto della presentazione della seconda edizione de “La lunga marcia della memoria”, aveva dichiarato: “La memoria è l’unico mezzo a nostra disposizione per evitare che il silenzio copra nuovamente con una crosta dura e inscalfibile un male endemico del nostro Sud, e della Calabria in particolare. Non dimenticare, rinnovare costantemente la memoria soprattutto nelle nuove generazioni, significa attivarsi sempre più per cercare di combattere tutte le mafie, a partire dalla ‘ndrangheta”.
A manifestare tale impegno ieri a Riace c’erano pure la mamma di Gianluca, Donatella Catalano, e le sorelle, Alessandra e Roberta. La prima edizione della manifestazione, partita un anno fa, era finalizzata al restauro e al rilancio del Quarto Stato dell’anti-‘ndrangheta, il murales antimafia di Gioiosa Jonica in Calabria (realizzato in memoria del mugnaio Rocco Gatto e delle vittime innocenti della ‘ndrangheta nel 1978).
Per dieci giorni, daSud e Libera Locride hanno attraversato la provincia di Reggio Calabria – dopo avere promosso incontri ed eventi in tutta Italia – realizzando nuovi murales, aprendo discussioni e dibattiti sui temi centrali per la costruzione di una nuova identità meridionale, organizzando spettacoli e performance per recuperare dal basso nuove pagine di memorie dimenticate. Poi, in piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Ionica, gli artisti Giovanni Rubino e Corrado Armocida – tornati sulle impalcature dopo trent’anni – hanno restituito alla città di Gioiosa e a tutto il Paese il Quarto Stato dell’anti-‘ndrangheta.
Emblematica, durante il simbolico cambio di targhe, la presenza attenta degli immigrati con i quali c’è stata una “commossa condivisione di esperienze che, seppur apparentemente diverse, sono accomunate da forme di violenza e soprusi”.
Riace ricorda le vittime della ’ndrangheta intitolando piazze e strade insieme ai migranti

di FRANCESCO SORGIOVANNI (il Quotidiano della Calabria)

RIACE – Per non dimenticare, non dimenticare le vittime delle mafie, è questo lo scopo della seconda edizione de “La lunga marcia della memoria”, promossa dall’associazione DaSud e da Stopndrangheta.it, che ieri ha visto il suo momento clou in tutto il Paese. Da Nord a Sud. Grandi città e piccoli comuni simbolo dell’impegno civile come Riace.
2009-0716-qrc-p28

Associazioni, movimenti, artisti, cittadini hanno aderito e partecipato alla campagna per cambiare simbolicamente e “dal basso”la toponomastica cittadina, intitolando strade, piazze e luoghi pubblici alle vittime delle mafie. Nella tappa di Riace ad attendere la famiglia Congiusta ed i rappresentanti del coordinamento di Libera c’erano il sindaco Domenico Lucano con alcune delle famiglie degli immigrati accolti dalla comunità riacese. Un nuovo mosaico della memoria organizzato, nel piccolo centro dell’Alta Locride, da daSud in collaborazione con il Centro Don Milani, la Fondazione Gianluca Congiusta e Stopndrangheta.it. La “Lunga marcia della memoria” di Riace è stato un evento intimo e commovente durante in quale sono state affisse simbolicamente, al posto dei nomi di tre vie e di una piazza, le targhe dedicate a Lollò Cartisano, Gianluca Congiusta, Vincenzo Grasso e Giuseppe Tizian, vittime innocenti della criminalità organizzata.
Quattro targhe che faranno parte del “nuovo mosaico della memoria antimafia”. Una azione collettiva, assolutamente pacifica, che è avvenuta contemporaneamente in tutta Italia e che dovrà servire a ricordare tante storie dimenticate che meritano l’attenzione di tutti i cittadini, a “rendere giustizia a chi è caduto per essersi opposto alle mafie, chiedere l’affermazione dei diritti civili e sociali”. E’ il Paese che cerca di riprendersi la sua memoria, che si
riappropria delle sue storie migliori, che riscopre un pezzo del proprio passato di cui andare orgoglioso. Memoria e diritti che sono strettamente legati, memoria e diritti che rappresentano un bagaglio indispensabile per affrontare i bui tempi di oggi. L’iniziativa vuole essere la testimonianza che esiste un Paese vivo e vitale, non rassegnato, capace di immaginarsi un futuro diverso. Mario Congiusta, presidente della “Gianluca Congiusta onlus”, che ieri non ha potuto presenziare all’appuntamento di Riace, per motivi di salute, all’atto della presentazione della seconda edizione de “La lunga marcia della memoria”, aveva dichiarato: “La memoria è l’unico mezzo a nostra disposizione per evitare che il silenzio copra nuovamente con una crosta dura e inscalfibile un male endemico del nostro Sud, e della Calabria in particolare. Non dimenticare, rinnovare costantemente la memoria soprattutto nelle nuove generazioni, significa attivarsi sempre più per cercare di combattere tutte le mafie, a partire dalla ‘ndrangheta”.
A manifestare tale impegno ieri a Riace c’erano pure la mamma di Gianluca, Donatella Catalano, e le sorelle, Alessandra e Roberta. La prima edizione della manifestazione, partita un anno fa, era finalizzata al restauro e al rilancio del Quarto Stato dell’anti-‘ndrangheta, il murales antimafia di Gioiosa Jonica in Calabria (realizzato in memoria del mugnaio Rocco Gatto e delle vittime innocenti della ‘ndrangheta nel 1978).
Per dieci giorni, daSud e Libera Locride hanno attraversato la provincia di Reggio Calabria – dopo avere promosso incontri ed eventi in tutta Italia – realizzando nuovi murales, aprendo discussioni e dibattiti sui temi centrali per la costruzione di una nuova identità meridionale, organizzando spettacoli e performance per recuperare dal basso nuove pagine di memorie dimenticate. Poi, in piazza Vittorio Veneto a Gioiosa Ionica, gli artisti Giovanni Rubino e Corrado Armocida – tornati sulle impalcature dopo trent’anni – hanno restituito alla città di Gioiosa e a tutto il Paese il Quarto Stato dell’anti-‘ndrangheta.
Emblematica, durante il simbolico cambio di targhe, la presenza attenta degli immigrati con i quali c’è stata una “commossa condivisione di esperienze che, seppur apparentemente diverse, sono accomunate da forme di violenza e soprusi”.