“Lettera Morta”: sospesi i termini di custodia cautelare
REGGIO CALABRIA. Sospesi i termini di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque imputati sotto giudizio nel processo d’appello scaturito dall’operazione “Lettera morta”. Il provvedimento che riguarda Francesco Costa, 30 anni, di Siderno, Pietro Costa, 59 anni di Siderno, Michele Di Corso, 46 anni, di Lucera in provincia di Foggia, Valentino Di Santo, 34 anni, di Foggia, Cosimo Salvatore Panaia, 40 anni, di Gioiosa Jonica, è stato emesso dai giudici della prima sezione penale della Corte di Appello (Mario Samperi presidente, Giuliana Campagna e Giuseppe Lombardo consiglieri). Il processo, vede sul banco degli imputati undici persone che devono rispondere a vario titolo di associazione mafiosa e di traffico di sostanze stupefacenti.
Nel giugno dello scorso anni, il Gup del Tribunale di Reggio Calabria, ha condannato Khaled Bayan a 16 anni di reclusione, Francesco Costa, 12 anni, Pietro Costa, 8 anni e 1.600 euro di multa, Michele Di Corso , 8 anni, Valentino Di Santo, 7 anni e 6 mesi, Salvatore Cosimo Panaia, 8 anni e 6 mesi, Adriana Muià, 3 anni, Antonio Zucco, 6 anni, Roberto Zucco, 4 anni, 6 mesi e 20 mila euro di multa, Antonio Cataldo, 3 anni e 14 mila euro, Nicola Trombacco, 6 mesi. Il procedimento, nasce dall’attività investigativa compiuta dai poliziotti dei Commissariati di Siderno e Soverato contro la ‘ndrina dei Costa di Siderno. Nel processo con rito ordinario, in corso di svolgimento a Locri, è inserito anche l’omicidio di Gianluca Congiustra. Il processo “Lettera morta” in corso di svolgimento a Reggio, riguarda una attività criminale, attuata tra il 2003 e il 2006, da un gruppo gravitante attorno alla famiglia Costa e in specie, alla figura del boss Tommaso Costa, capo carismatico del clan sidernese. Quest’ultimo, avrebbe da un canto promosso ideato, promosso, stimolato e coordinato l’azione di riaffermazione del predominio mafioso della cosca sul territorio sidernese, e dall’altro si sarebbe interessato di traffici di droga che avrebbero coinvolto numerose persone residenti in Calabria e Puglia.
Pubblicato da Pino d’Amico su Reggio Press