Nella Locride continua la strumentalizzazione del Sagramento
“Cumparegliu” di mafia e di politica
Le Cresime ed i Battesimi tra potere ed alleanze
di MICHELE INSERRA
LOCRIDE – Figliocci di ‘ndrangheta, figliocci di potere. E’ un fenomeno inarrestabile nella Locride.
A nulla sono valsi sinora gli appelli che da tempo lancia la Chiesa. Prima l’invito dell’ex vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, GianCarlo Maria Bregantini,a non scegliere per padrini di battesimo e cresima affiliati alle ‘ndrine, poi quello del suo successore Giuseppe Fiorini Morosini. Tutto è caduto nel vuoto. La pratica continua. Alcuni esponenti della ‘ndrangheta, “u cumpari,” contano più di cento “cumparegli”.
Non sono da meno i politici. C’è addirittura chi si appresta a raggiungere la soglia dei cento.
Il significato del sacramento viene sempre più distorto nella Locride. E questo avviene da anni. La Cresima (o Confermazione) è il completamento del battesimo, il secondo step dell’iniziazione cristiana. Per la ‘ndragheta la conferma di una fedeltà, per i politici l’affermazione di un potere. Per il mafioso, battesimi, cresime, matrimoni e ogni altro genere di sacramenti non fanno parte di un cammino di fede ma entrano in un sistema di alleanze e di giochi di potere interni alla consorteria. La religione diventa uno strumento funzionale alla morte e al predominio criminale. Per i politici un rafforzamento del consenso elettorale. Da non sottovalutare gli altri aspetti.
Il sacro crisma usato nella confermazione è un olio di oliva profumato con essenze balsamiche. L’unzione viene fatta in forma di croce. “I combattenti portano l’insegna del loro capo” dice San Tommaso d’Aquino, e sulla fronte, nel posto più visibile. Questo segno, questo marchio è indelebile come se fosse fatto con il ferro incandescente.
Sin qui la religione. Oltre questa concezione la strumentalizzazione del sacramento.
Le parentele sono una delle “barriere” più forti dietro le quali la ‘ndrangheta si nasconde, ed i legami tra famiglie diverse con matrimoni o attraverso “l’uso” di cerimonie di funzioni religiose, tra tutti battesimi e cresime vengono stretti a garanzia del patto alla base del sodalizio criminale. In più circostanza la ‘ndrangheta della Locride ha utilizzato la religione come collante con la società civile perché i mafiosi non sono degli emarginati. Medico, avvocato, uomo politico, oltre che killer o mandante, nella Locride il mafioso è spesso un vicino di casa. Ed è anche un cattolico, che tenta di insinuarsi nel tessuto ecclesiale, spesso con successo.
“Entrare nella mafia equivale a convertirsi a una religione. Mafia e religione hanno la stessa dimensione totalizzante” diceva Giovanni Falcone. Se un capobastone o un semplice affiliato fa da padrino di battesimo, di cresima, istituisce un’alleanza militare e giuridica con un’altra famiglia. Si dovrebbe indagare meglio su come, attraverso i sacramenti, cambiano per esempio i traffici di droga. L’impressione è che questo aspetto non è sufficientemente percepito in ambito ecclesiale, perché sfugge la vera dimensione del fenomeno.
Si avverte, insomma, la carenza di una pastorale antimafia. Fa bene la Chiesa a concentrarsi sulla famiglia naturale, ma dovrebbe spendere qualche parola pure sulla famiglia criminalmente intesa.
E’ questa una delle grandi emergenze da affrontare nella terra dimenticata di Calabria, la Locride.
Pillole di follia di ucceo goretti
La soluzione
Basta sbattezzare tutti quelli che si ritrovano con un padrino che ha più di tre “cumparucci” e farli ribattezzare da altro “cumpari” di loro gradimento, dopo una verifica da parte della parrocchia du “cumpari” e “cumparegliu“.
E non si abusi più di SAN GIOVANNI!
Sarebbe bene che su questo argomento la chiesa prendesse un provvedimento urgente visto il fenomeno diffuso e già denunciato pubblicamente da anni, vescovo Padre Giancarlo.
ucceo goretti