Mafia, Confindustria sospende tre aziende

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8 novembre 2010 –

 

Sospesi tre imprenditori da Confindustria coinvolti nell’operazione antimafia “Iblis” della Dda di Catania.


È stato il presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi di Reburdone a deciderlo, dopo aver riunito oggi con procedura d’urgenza il Comitato di presidenza degli industriali, al quale ha partecipato il presidente regionale dell’Ance, Andrea Vecchio.

Il Comitato di presidenza ha manifestato un sincero e convinto plauso all’azione della magistratura e delle forze dell’ordine che ha portato a svelare presunti preoccupanti intrecci fra politica, criminalità ed imprese.

Sospese di conseguenza tre società che si aggiungono ad un’ altra, gia’ sospesa nel 2009, ed oggi richiamata “de relato” nell’inchiesta “Iblis”.

Solo da indiscrezioni si sa  che tra i nomi degli imprenditori sospesi, ci sarebbero quelli di due uomini arrestati dai Ros mercoledì scorso nell’ambito dell’operazione “Iblis”, Santo Massimino e Mariano Incarbone.

Santo Massimino, ex presidente dell’Acireale calcio, è accusato di mafia senza esserne affiliato, ma attraverso la sua attività di imprenditore. L’uomo infatti, con società nel settore edile e nel noleggio di autogrù, secondo i magistrati della Dda, si sarebbe messo a disposizione di Enzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa Nostra, e questo gli avrebbe gli avrebbe consentito di   partecipare alla distribuzione dei lavori controllati direttamente dalla famiglia Santapaola Ercolano.

Mariano Incarbone, 50 anni, con un’impresa edile individuale con sede nel quartiere  Poggio Lupo a Misterbianco avrebbe avuto un ruolo simile a quello di Massimino. La sua azienda è stata impegnata in moltissimi appalti pubblici svolti tra Catania e la provincia.

Domenico Bonaccorsi di Reburdone, Presidente di Confindustria Catania, ha dichiarato che  in queste circostanze che riguardano  imprese ed imprenditori propri iscritti, per chi di un’organizzazione ha la guida e la responsabilità, è un momento triste e non facile.

“Quando, per quanta attenzione si ponga nel valutare le imprese da iscrivere e quelle già iscritte – sostiene Bonaccorsi – si appalesano tali scenari, non è per incuria o disattenzione, ma perché il sistema delle documentazioni acquisibili è puramente cartolare così come lo è quello delle autodichiarazioni”.

In questi momenti allora Confindustria Catania è ricorsa al suo sistema di regole. “La nostra giustizia domestica prosegue ancora il presidente Bonaccorsi – amministrata in foro interno, liberamente ed espressamente accettata da tutti gli iscritti, ci mette infatti nelle condizioni di applicare rapidamente e drasticamente il nostro Codice etico, che è un tutt’uno con i nostri statuti e la nostra carta dei valori“.

Il Codice etico di Confindustria venne modificato in Sicilia nel 2007 e poi applicato dall’intero Mezzogiorno nel 2010. Adesso viene adottato da numerose Confindustrie del Nord.

“Se vere risulteranno le accuse – conclude Bonaccorsi – il valore fondante dell’appartenenza a Confindustria e cioè la competitività fra imprese legittime, è stato scalfito, e le ineludibili azioni conseguenti servono a dare certezze a quanti condividono il valore del riconoscersi nel sistema Confindustriale.

È infatti inconcepibile che chi deve e vuole misurarsi sui mercati, nel rispetto delle regole, debba invece confrontarsi con chi, per relazioni con il mondo criminale, è in grado di distorcere il mercato stesso creando diseconomie e arretramento sociale”.

La sospensione delle tre aziende da parte di Confindustria Catania, è una sanzione sociale vera e propria che  tutela tutte le imprese sane iscritte.
Confindustria Catania
intende  così onorare il protocollo di legalità firmato con il ministero dell’Interno con azioni concrete e la sospensione delle aziende ne è una chiara dimostrazione.