UNAeNDRINA – Crimine, una sentenza storica

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UNAeNDRINA – Crimine, una sentenza storica

Si avvicina l’ora del verdetto per la cupola della ‘ndrangheta. Un evento storico come il maxiprocesso di Palermo e il procedimento Spartacus in Campania. Ecco perché lanciamo la campagna UNAeNDRINA: con le armi dell’ironia e della cultura vogliamo sancire il cambio di epoca. Dopo Crimine nulla sarà più come prima. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte, rifondando l’immaginario antindrangheta.

di Stopndrangheta.it (29/02/2012) ,

Il processo Crimine è destinato a fare epoca. Un evento fondativo, di quelli che c’è un prima e un dopo. Così è stato per il maxiprocesso di Palermo, così è stato per il processone Spartacus a Caserta. E così sarà anche a Reggio Calabria.

Ecco perché a pochi giorni dalla sentenza lanciamo una campagna di comunicazione che celebri l’evento, che segnali ai calabresi l’inizio di una nuova era. Ecco perché sottolineamo l’importanza dell’affermazione in sede giudiziaria di un principio autoevidente: la ‘ndrangheta è una e una sola. UNAeNDRINA recitano i nostri manifesti, le magliette che indosseremo, le brochure che distribuiremo ai reggini, gli adesivi che tappezzeranno la città, i banner invaderanno internet.  UNAeNDRINA, un rimando al sacro profanato tipico delle cose di ‘ndrangheta. Abbiamo scelto l’arma dell’ironia per demitizzare le cosche senza sottovalutarne il potere, per raggiungere i cuori della gente, per deridere chi per decenni ha minimizzato alimentando perversi luoghi comuni: è roba di pastori, ognuno comanda a casa sua, i vincoli di sangue non si spezzano e non ci possono essere pentiti, non esiste una cupola.

Dal luglio del 2010, da quando per la prima volta è andato in onda il filmato di un summit a Polsi in occasione della festa della Madonna della Montagna, non si torna più indietro. Da quando l’Italia intera ha potuto assistere all’elezione del nuovo capo della Lombardia – in un circolo Arci di Paderno Dugnano intitolato a Falcone e Borsellino – non si può tornare indietro neanche a volerlo. Non si tratta più e solo del procedimento giudiziario – che è comunque fondamentale e su cui bisognerà anche nei successivi passaggi mantenere la massima attenzione – ma della percezione che si ha della ‘ndrangheta.  Non ci sono più scuse: qualunque sia l’esito del processo Crimine, minimizzare, tornare a parlare di ‘ndrine orizzontali, di un arcipelago di famiglie separate l’una dall’altra significa essere nel migliore dei casi insulsi, nel peggiore complici.

Noi invece la ‘ndrangheta vogliamo combatterla. E la zona grigia svelarla sempre di più, insieme ai soliti “invisibili” col cappuccio. Soprattutto vogliamo costruire consapevolezza e coscienza civile, perché al di là del dato giudiziario quel che conta è che ne facciamo dei nostri ‘ndranghetisti, della nostra classe dirigente e dei nostri professionisti legati alle cosche. Con la campagna UNAeNDRINA (in collaborazione con LiberaReggioLab e TerreArse.it) e col DOSSIER on line su Stopndrangheta.it – che sarà presentato nei prossimi giorni a Reggio Calabria – proviamo a fare la nostra parte: un altro tassello a quel mosaico della memoria che andiamo costruendo e facendo un altro passo in avanti nella fondazione di un nuovo immaginario antindrangheta.