Ora la mafia è questione europea
di Umberto Lucentini
Studiare le infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia e nella finanza della Ue. Trovando gli strumenti politici per combatterla in tutto il continente. Bruxelles ha dato questo compito a un’italiana, Sonia Alfano. E non è una bazzecola
(18 aprile 2012)

Ma l’agenda dei lavori della nuova Commissione antimafia varata dal Parlamento Europeo è già aperta. Ora l’organismo ha un presidente: Sonia Alfano, eletta in Italia come indipendente nell’Italia dei Valori, impegnata sul versante del contrasto alle mafie e figlia di Beppe, il giornalista ucciso dal Cosa nostra a Barcellona Pozzo di Gotto l’8 gennaio 1993. Dal 2008 è la presidente dell’Associazione Nazionale dei Familiari delle Vittime della mafia.
Un risultato storico, quello dell’istituzione dell’Antimafia di Bruxelles, ottenuto con un lavoro di squadra della Alfano e degli altri eurodeputati siciliani, Rita Borsellino e Rosario Crocetta.
Spiega la Alfano: «Da quando il 25 ottobre 2011 il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione sul crimine organizzato nell’Unione Europea di cui sono relatrice, e che prevedeva l’istituzione della ‘Commissione parlamentare speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro’, ho incontrato i vertici di Europol e Interpol, magistrati italiani, funzionari della Bce. A tutti ho chiesto di mettere la Commissione in condizione di capire quali sono le falle del sistema per il contrasto alla criminalità e come fare in modo che nei singoli paesi dell’Unione si adottino le misure legislative e operative per sbarrare il passo agli appetiti delle mafie».
Il compito della Commissione è già definita: avrà un anno di tempo per investigare sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia legale, nella pubblica amministrazione e nella finanza di Eurolandia e individuare le misure per combatterla.
L’appropriazione indebita di fondi pubblici, l’infiltrazione nel settore pubblico e alla contaminazione dell’economia legale e del sistema finanziario, sono infatti alcune delle principali minacce delle organizzazioni criminali che colpiscono l’Unione Europea.
Aggiunge la Alfano: «Finalmente dall’Europa arriva un messaggio inequivocabile alle organizzazioni criminali e alle mafie: le istituzioni non hanno intenzione di indietreggiare rispetto al crimine organizzato, il cui contrasto rappresenta una priorità! Il mandato è quello di studiare il fenomeno criminale organizzato a livello transnazionale e di elaborare un vero e proprio piano per il contrasto europeo alle mafie, alla corruzione e al riciclaggio di denaro».
Per la prima volta nella storia istituzionale europea si farà riferimento ai sistemi criminali mafiosi in un testo ufficiale, e alle forme di contrasto messe in atto nel ‘laboratorio Italia’ in questi anni. Dalla confisca al riutilizzo a scopi sociali dei patrimoni criminali, al riconoscimento del reato di associazione mafiosa nei 27 Stati membri, alle norme sul controllo e la trasparenza dei fondi pubblici, al contrasto al riciclaggio di denaro, i 45 componenti.
«E’ indispensabile» ripete Roberto Scarpinato, procuratore generale di Caltanissetta, a chi gli chiede un parere sulle misure che dovrebbe esportare la Commissione «che negli stati europei venga introdotto in reato di intestazione fittizia di beni a terzi. E’ impressionante quello che sta succedendo in Germania: proliferano decine di società intestate a cittadini tedeschi i quali si prestano dietro compenso di denaro a fare da prestanome a mafiosi che così nascondono i loro beni».
C’è poi il punto di svolta che potrebbe consentire il successo delle indagini antimafia in Eurolandia. E lo prefigura sempre Scarpinato: «Va istituita la procura europea antimafia. La centralizzazione delle indagini, con un organismo unico che senza limiti spaziali può condurre investigazioni in tutto il territorio europeo per poi portare i rei di fronte ai tribunali nazionali sulla base di reati che vengono stabiliti con norme del Parlamento Europeo».