‘ndrangheta e Comasco-Ecco dove comandano i boss

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La ‘ndrangheta ed il Comasco-Ecco dove comandano i boss

Sabato 16 Giugno 2012

La sentenza INfinito
La storia delle “locali” di mafia ora diventa verità giudiziaria

«Piena e totale autonomia» dalla «Casa madre»: organizzativa, criminale, “politica”.
La ’ndrangheta lombarda descritta dalla sentenza del processo “Infinito” è una struttura con solidissime radici in un territorio occupato quasi militarmente dalle cosche.

Una realtà che collega in modo drammatico le mafie del Sud a quelle del Nord. Facendo a pezzi definitivamente l’idea che la criminalità organizzata sia un fenomeno in qualche modo chiuso dentro il recinto meridionalista.
La «linea della palma», come la chiamava Leonardo Sciascia, ha ormai varcato ogni confine possibile.
La mafia e il Nord sono un binomio inscindibile.
D’altronde, gli stessi “attori” della scena criminale hanno scelto per la loro organizzazione un nome inequivocabile. «Tutti gli imputati – scrive il giudice Roberto Arnaldi nella sentenza – sono accusati di avere fatto parte dell’associazione di tipo ’ndranghetista denominata “La Lombardia”».
Il summit di Paderno Dugnano
La fotografia più nitida della storia recente della ’ndrangheta nordista risale al 31 ottobre 2009. Nel centro anziani di Paderno Dugnano intitolato ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i capi delle locali lombarde sanciscono l’autonomia della propria struttura regionale. Il summit viene ripreso dalle telecamere della Dia, nascoste un po’ ovunque. Gli investigatori assistono in diretta all’elezione (ovviamente unanime) di Pasquale Zappia a Mastro Generale per la Lombardia.
Il cordone ombelicale con la Calabria non viene, naturalmente reciso. «In ogni provincia lombarda – si legge nella sentenza del processo Infinito – sono attive le varie locali che, così come hanno dimostrato le investigazioni, presentano una omogeneità geografica, nel senso che gli appartenenti alla locale [del Nord] provengono da una medesima realtà territoriale calabrese».
Tuttavia, «i membri “lombardi” delle ’ndrine sono da lungo tempo radicati al Nord, dove risiedono stabilmente e ciò ha consentito una perfetta conoscenza del territorio e delle persone con cui gli stessi hanno rapporti».
Le locali comasche
In questo panorama mafioso lombardo, molto strutturato e solido, la provincia di Como recita una parte di primo piano.
Le locali di ’ndrangheta, come noto, sono tre: Mariano Comense, Canzo-Asso ed Erba.
La locale di Mariano è capeggiata da Salvatore Muscatello, detto il “Vecchio”, «uno dei più anziani esponenti della ’ndrangheta in Lombardia», tra i grandi elettori di Zappia nel vertice di Paderno Dugnano.
Muscatello è l’uomo che tiene le redini dell’organizzazione in uno dei momenti più drammatici vissuti dalle ’ndrine del Nord, quello cioè successivo all’omicidio di Carmelo Novella, il capo della ’ndrangheta lombarda accusato dalle famiglie calabresi di eccessiva autonomia e ucciso il 14 luglio del 2008 a San Vittore Olona.
Scissione nel Triangolo Lariano
«La locale di Erba – si legge nella sentenza – viene descritta come di recente costituzione, composta eminentemente da affiliati originari di Isola Capo Rizzuto (Crotone), con forti collegamenti con esponenti della cosca Arena-Nicoscia, egemone nella cittadina calabrese, ma con diversi contatti anche con altri gruppi criminali, quali quello della Piana di Gioia Tauro».
L’insediamento delle ’ndrine a Erba, si scopre adesso, avvenne probabilmente a causa di una «scissione» dalla locale di Canzo. Operazione – dicono i giudici – avallata da Carmelo Novella. «La locale di Erba, nel contesto ’ndranghetistico lombardo, risultava avere una posizione più defilata; il responsabile, Pasquale Varca, era meno attivo rispetto ad altri capi di locali “storiche” nella congerie di contatti, incontri e summit in cui si trattavano temi legati alla vita, agli assetti e alle attività complessive dell’associazione sul territorio lombardo, ma rientrava a pieno titolo nel panorama delle articolazioni territoriali dell’organizzazione». E tuttavia, a Erba agiva come affiliato alla locale nientemeno che «Michele Oppedisano, classe 1969, nipote di Domenico Oppedisano, capo incontrastato dell’omonima ’ndrina e attuale Capo del Crimine di tutta la Calabria».

Da. C.

Nella foto:
Erba, cuore del Triangolo Lariano. Nella cittadina comasca le famiglie di ’ndrangheta hanno costruito e consolidato una locale, nata dalla scissione con quella di Canzo-Asso