Giustizia è fatta…basta con la mattanza di Loredana Nicolò

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Dopo il verdetto, le parole del padre Mario

«Giustizia è fatta…

basta con la mattanza»

Mario Congiusta

Loredana Nicolò

Reggio

«Giustizia è fatta, la condivido con chi ancora non l’ha avuta».

Queste le prime parole di Mario Congiusta, padre di Gianluca, dopo la lettura della sentenza pronunciata ieri sera in Corte d’appello, a Reggio, che ha confermato l’ergastolo per il boss Tommaso Costa ritenuto il mandante e l’esecutore materiale dell’uccisione del figlio. «Adesso la speranza – ha aggiunto – è che finisca questa mattanza in Calabria».

Gianluca Congiusta è nato a Siderno il 19 dicembre 1973 ed è stato ammazzato, sempre a Siderno, il 24 maggio 2005. Dopo tre anni, il 7 marzo 2008, si è aperto in Corte d’Assise a Locri il processo. Per il tribunale di primo grado l’assassino di Gianluca ha un volto e un nome: Tommaso Costa. I giudici della Corte d’Assise di Locri hanno condannato all’ergastolo il boss della ’ndrangheta e per il reato di associazione mafiosa hanno inflitto 25 anni a Giuseppe Curciarello. Il processo è andato avanti negli anni tra un’intimidazione e l’altra ai familiari di Luca.

Ho avuto la fortuna di conoscere la famiglia Congiusta quattro anni fa: ne erano trascorsi altrettanti dall’assassinio di Gianluca. Una notizia di cronaca nera che inevitabilmente riempie colonne e titoli di giornale, superata via via dai ritmi dell’attualità scandita da operazioni di polizia e dal reiterarsi dei reati.

Ma la “notizia” finisce per svuotarsi del mero connotato di cronaca, quando prende forma in carne e ossa: Mario, il papà, mamma Donatella e le sorelle Roberta e Alessandra. Entrare per la prima volta in casa Congiusta è stato emozionante… Gianluca sorride da ogni angolo: il suo volto gioioso è ritratto in tante e tante foto, la sua bicicletta è ancora nell’androne, come sparsi in giro ci sono vari trofei sportivi. Gianluca non c’è più da 8 lunghi anni ed è un vuoto incolmabile. Solo altri familiari di vittime innocenti possono comprendere appieno ciò di cui si sta parlando: nessun altro può davvero capire “cosa” si prova quando una mano assassina recide la vita di chi ti è caro.

Ognuno dei Congiusta ha reagito a modo suo: Donatella parla ogni giorno con suo figlio, va a trovarlo al cimitero pur sapendo che non ce ne sarebbe bisogno perché Luca è con lei. Ogni giorno, in ogni momento; e questa consapevolezza traspare dal sorriso che malgrado tutto non l’abbandona. Roberta e Alessandra si sono tuffate nel lavoro, non tralasciando però di affiancare papà Mario che ha scelto una missione ben precisa: coltivare la memoria e rivendicare Giustizia. Una memoria che non è solo per Gianluca ma che Mario Congiusta estende a tutte le vittime come suo figlio: dal giorno dell’omicidio lotta per ottenere giustizia ed è diventato in Calabria e fuori regione un vero e proprio simbolo della legalità e della lotta antimafia, che porta avanti tramite la Fondazione Gianluca Congiusta onlus.

La profonda dignità con cui questo dolore viene vissuto, amaro calice che volentieri si sarebbe allontanato come Gesù provò a fare nell’orto del Getsemani, testimonia l’animo dei Congiusta. Che mai hanno parlato di vendetta, bensì di verità e giustizia. Ma quest’ultima cammina sulle gambe degli uomini e forse proprio per questo a volte è lenta e farraginosa. Quando però arriva l’ora del Giudizio, come avvenuto ieri, le parole lasciano il posto alle lacrime e forse basta chiudere gli occhi per immaginare Gianluca, finalmente sereno.

fonte: gazzetta del sud

I miei amici delle associazioni e movimento Reggio non tace