Evade il Killer di San Valentino in permesso premio

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Genova – Una notte di ricerche e posti di blocco non sono serviti a rintracciare Bartolomeo Gagliano, l’uomo accusato di tre omicidi e un tentato omicidio, evaso dal carcere di Marasi: tutt’ora non è reperibile. Il serial killer, 55 anni, doveva rientrare ieri mattina alla casa circondariale di Marassi dopo un permesso premio, il secondo ottenuto in sei mesi, per visitare la madre anziana a Savona. Dopo aver rapito un commerciante a a Savona, e averlo costretto ad accompagnarlo in macchina a Genova, è sparito nel nulla a Cornigliano, dove ha fatto scendere il panettiere Revelli dalla sua auto per poi dileguarsi.

Gagliano è in possesso di una pistola e l’ultima volta è stato visto a bordo di una Fiat Panda. Su disposizione del magistrato che segue le indagini è stato comunicato che l’evaso ha utilizzato per la fuga una Fiat Panda Van color verde con paraurti e specchietti neri targata CV848AW”.

Mazzeo: «Sono stato frainteso»

Raggiunto dal Secolo XIX, il direttore del carcere di Marassi si spiega: «Il parere sul permesso si riferisce alla detenzione in corso».

Cancellieri: «Faremo chiarezza»

«Si tratta di un episodio gravissimo che richiede un accertamento molto rigoroso. Faremo chiarezza ed individueremo eventuali responsabilità». Lo afferma il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri in relazione all’evasione di Bartolomeo Gagliano. «È inutile negare che questo rischia di essere un duro colpo a quanto stiamo facendo per rendere il carcere un luogo più civile e in grado di assolvere alla propria funzione rieducativa».

Il Sappe: «Serve usare il braccialetto elettronico»

Per il Sappe (sindacato autonomo polizia penitenziaria) «il mancato rientro nel carcere di Genova Marassi del detenuto Bartolomeo Gagliano rientra purtroppo tra gli eventi critici che possono accadere. Ora è assolutamente prioritario catturare l’evaso ma questo episodio, seppur grave, non può inficiare l’istituto della concessione di permessi ai detenuti, anche perché gli episodi di evasione sono minimi, ma è evidente che c’è sempre qualcuno che se ne approfitta». Roberto Martinelli, segretario del Sappe, chiede di «valutare l’opportunità che ai detenuti in permesso venga applicato il braccialetto elettronico di controllo, costato peraltro decine di milioni di euro pubblici e poco utilizzato. Ciò permetterebbe di tenerlo sotto il controllo di una Centrale Operativa interforze, pronta ad intervenire in caso di anomalie». «Nel 2012 sono state complessivamente 13 le evasioni commesse da soggetti ammessi al lavoro all’esterno, 14 quelle poste in essere da Istituti di pena, 55 dopo aver fruito di permessi premio e 27 dalla semilibertà, mentre nei primi sei mesi del 2013 si sono contate 6 evasioni da strutture di pena, 20 da permesso premio 1 da lavoro all’esterno e 7 dalla semilibertà» ha detto Martinelli.

Gagliano provò a tagliarsi le vene

Bartolomeo Gagliano, evaso dal carcere di Genova dopo un permesso premio, era stato protagonista pochi mesi fa, a quanto risulta, di un episodio di autolesionismo: si era tagliato con una lametta la vena del braccio e aveva rischiato di morire dissanguato. L’ha salvato l’intervento della polizia penitenziaria. L’episodio, uno solo, sarebbe precedente alla concessione dei permessi ed sarebbe avvenuto a seguito delle sue richieste di interloquire con i vertici del carcere per ottenerli.

Gagliano era detenuto in una cella singola al secondo piano, sezione sesta del Marassi, un’area in regime aperto in cui sono reclusi soggetti classificati come «particolari» controllati da agenti esperti. Si allenava fisicamente tutti i giorni con flessioni e addominali. Era il più anziano per età e per periodo di detenzione. Nonostante tratti caratteriali particolari, non ha mai aggredito nessun agente e anzi, risulta che in alcuni casi sia intervenuto a dividere i compagni in caso di lite. In passato alcune richieste di permesso gli erano state negate. Successivamente aveva goduto di tre permessi. E, a quanto si apprende, aveva già avuto la concessione del permesso anche per il 24 e il 25 dicembre. Il fine pena era previsto per aprile 2015, ma al netto degli sconti per buona condotta sarebbe uscito con la liberazione anticipata tra poco meno di un anno. Il che rende ancora più incomprensibile il suo gesto, dato che l’uscita dal carcere era così vicina.

Mazzeo: «Sono convinto che si costituirà»

«Ne sono convinto perché lui adesso sta pensando che non può andare da nessuna parte. È un uomo solo. Andrà da sua madre oppure dal fratello e si costituirà». Ha detto il direttore del carcere di Marassi Salvatore Mazzeo parlando del serial killer evaso. «Questo uomo è cambiato – ha aggiunto – Non posso valutare Gagliano per fatti di tanti anni fa ma per come è adesso. Oggi il carcere non è più quello di una volta, è il carcere della speranza, della rieducazione».

Gagliano era in carcere per estorsione

Le condanne per omicidio di Bartolomeo Gagliano risalgono agli anni ‘80 e l’uomo le aveva scontate, in parte, in un ospedale psichiatrico giudiziario. Nel dicembre del 2005 era stato condannato per rapina, era stato scarcerato nell’agosto 2006 per effetto dell’indulto e una settimana dopo era tornato in carcere per estorsione, accusa per cui era tuttora detenuto. Sarebbe dovuto uscire per fine pena nell’aprile 2015.

Direttore carcere Marassi: «Non sapevamo che aveva quei precedenti penali»

«Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali» da serial killer,«per noi era un rapinatore». Lo ha detto il direttore del carcere di Marassi a Genova Salvatore Mazzeo. Alla emittente ligure Primocanale ha spiegato: «Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore». «Anche il magistrato di sorveglianza che ha firmato le ordinanze per i permessi – ha aggiunto il direttore del carcere – a quanto mi risulta ha valutato il profilo del detenuto sulla base di quel fascicolo, in cui sono indicati diversi reati ma non quelli di cui si parla oggi». Come è possibile? Nella nostra scheda la spiegazione.

Aperto fascicolo per sequestro di persona, rapina, porto abusivo di arma da fuoco e evasione

La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per sequestro di persona, rapina, porto abusivo di arma da fuoco e evasione in merito alla fuga di Bartolomeo Gagliano. Del caso si occupa il gruppo criminalità organizzata diretto dal procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico. Il fascicolo è stato affidato al pubblico ministero Alberto Landolfi, che già in passato aveva arrestato lo stesso Gagliano. Il criminale risulta essere in possesso di una pistola con la quale ha rubato la Fiat Panda.

Era in visita alla madre a Savona

Bartolomeo Gagliano con ogni probabilità ha deciso all’ultimo momento di non rientrare nella casa circondariale dopo il permesso premio. Ne sono convinti gli inquirenti che indagano sulla vicenda. Gagliano, infatti, ieri pomeriggio si è recato al dipartimento di salute mentale di Genova dove era seguito da tempo. La visita era già stata programmata, visto che l’uomo è anche stato dichiarato seminfermo di mente. Dopo è andato a trovare la madre a Savona. All’inizio della detenzione il serial killer aveva dato seri problemi: cercava sempre la rissa, era violento e conflittuale con gli altri detenuti e le guardie penitenziarie. Negli ultimi tre anni, invece, si era calmato e aveva tenuto una condotta regolare

Mazzeo, direttore del carcere di Marassi: «Non ce lo aspettavamo»

«Non ce lo aspettavamo, negli ultimi tempi il suo atteggiamento era molto migliorato. È una decisione che ci ha stupiti». Così Salvatore Mazzeo, direttore del carcere genovese di Marassi, commenta la fuga di Gagliano. Per lui era il terzo permesso premio e lo aveva ottenuto per motivi familiari: doveva andare a trovare la madre a Savona. Gagliano deve scontare un fine pena residuo di un anno per rapine varie. Negli ultimi tre anni, spiegano fonti penitenziarie, aveva tenuto una condotta esemplare tanto che la direzione del carcere di Marassi aveva pensato di inserirlo in uno dei progetti lavorativi.

Posti di blocco a Genova e nelle principali arterie

Posti di blocco sono stati istituiti a Genova e nelle principali arterie che conducono fuori dal capoluogo ligure. Nelle ricerche sono coinvolte tutte le forze dell’ordine.

A bordo di una Fiat Panda di colore chiaro

Bartolomeo Gagliano è fuggito su una Fiat Panda di colore chiaro. Una nota di ricerca è stata diramata dal Commissariato di Cornigliano a tutte le questure di Italia.

La polizia: «E’ molto pericoloso»

Bartolomeo Gagliano, nato a Nicosia nel 1958 e trasferitosi da bambino a Savona, è un personaggio considerato «molto pericoloso» dalle forze dell’ordine. Ha alle spalle tre omicidi e un tentato omicidio.

Il rapimento di un commerciante a Savona

Un commerciante di Savona, poco dopo le 6 e stava ultimando le consegne per conto del panificio dove lavora a Savona, quando è stato avvicinato da un individuo che, sotto la minaccia di una pistola, lo ha costretto a risalire in auto per recarsi a Genova.

Prima di lasciare Savona, il killer ha obbligato la vittima a caricare in auto tre borse. Durante il viaggio il rapinatore, tra le altre cose, ha confidato alla vittima che aveva bisogno di un passaggio fino a Genova proprio per far rientro al carcere di Marassi entro le 9. Dove però non si è mai recato.

Una volta arrivati nel capoluogo ligure, Gagliano ha fatto scendere il rapito in via De Marini e si è allontanato a bordo dell’auto. Sul posto è intervenuta la volante del Commissariato Cornigliano che sta coordinando le indagini per ritrovare l’evaso.

Gli agenti, grazie al racconto del rapinato, sono riusciti a risalire all’identità di Gagliano che era in permesso premio a Savona e che, appunto, avrebbe dovuto far rientro proprio quella mattina entro le 9. Gagliano è ora segnalato in stato di irreperibilità per il reato di rapina, non avendo fatto rientro in carcere.

Chi è Bartolomeo Gagliano

Il primo delitto risale al 1981 quando uccise a Savona, sfondandole il cranio con una pietra, Paolina Fedi, di 29 anni, prostituta. Venne condannato a otto anni di manicomio criminale a Montelupo Fiorentino da dove evase nel 1989, assassinando poco dopo a colpi di pistola un transessuale uruguayano e un travestito e poi ferendo gravemente una prostituta. Azioni condotte assieme ad un complice, Francesco Sedda.

La sua “firma” sugli omicidi, ricordano gli inquirenti, era un colpo di pistola alla bocca. La sua carriera criminale è poi segnata da evasioni da ospedali psichiatrici, rapine, detenzione di armi, possesso di sostanze stupefacenti, aggressioni, estorsioni. Era stato giudicato totalmente infermo di mente.