In aula anche l’ex sindaco Panetta, Pedullà e Melchionna
Mario Congiusta
LOCRI- «Ho incontrato l’allora assessore Enzo Mollica e lui mi disse che Antonio Commisso fu l’unico nella maggioranza ad essere favorevole alla costituzione del comune come parte civile nel processo sul delitto di mio figlio».
Sono le parole di Mario Congiusta, padre di Gianluca ucciso nel 2005, ieri testimone nel processo “Falsa Politica”che si sta celebrando davanti ai giudici del collegio di Locri.
Congiusta ha risposto alle domande dell’avvocato Giuseppe Belcastro, legale di Antonio Commisso, ed ha reso qualche precisazione al pubblico ministero Antonio De Bernardo.
«Io ed Enzo Mollica – ha detto Congiusta ci conosciamo da molti anni, lui dopo una riunione in Comune mi ha voluto dire perché non era favorevole alla costituzione dell’ente come parte civile nel processo, poi mi disse anche che Antonio Commisso, che mi pare fosse assessore, fu l’unico in maggioranza ad esprimersi favorevolmente alla costituzione.
Il giorno dopo all’edicola incontrai lo stesso Commisso e gli dissi che avrei voluto offrirgli un caffè. Né Mollica né Commisso
entrarono nel merito delle loro posizioni.
Con Commisso ci siamo anche incontrati per l’iniziativa “adotta uno spazio”, in quell’occasione l’Associazione Gianluca Congiusta Onlus, che presiedo, adottò lo spazio dove ricade il monumento alle Vittime innocenti della criminalità organizzata.
In aula anche Domenico Panetta, ex sindaco di Siderno che ha risposto alle domande dell’avvocato Davide Lurasco, difensore di
Domenico Commisso, che inizialmente ha chiesto in breve all’ex primo cittadino di ricostruire il suo impegno politico a Siderno. «Ricordo ha anche riferito Panetta che ci fu una riunione in cui si discusse della costituzione del comune di Siderno come parte civile nei processi di mafia, in quella riunione (Panetta ha anche preso visione di un articolo di giornale) oltre a Liliana Frascà c’era anche il consigliere comunale DomenicoCommisso». Ma ieri al processo è stato il turno anche dei testimoni della difesa di Cosimo Cherubino, il primo a rispondere alle domande dell’avvocato Sergio Laganà è stato Felice Melchionna, ex tesserato del Partito Socialista che ha raccontato dell’attivismo politico di Cherubino. Subito dopo a sedere sul banco dei testimoni
Giuseppe Pedullà.
«Avevamo una segreteria attivissima – ha raccontato il teste – l’unica aperta sei giorni a settimana. Con Cherubino c’era un gruppo di ragazzi affiatati e tutti lavoravamo molto, ci affidavamo in periodo elettorale ad una sorta di lista, circa 500 nomi, di persone da contattare per le elezioni, il nostro era un lavoro che voleva dire stare vicino alla gente, ai padri di famiglia e alle persone con più difficoltà.
In quella lista non c’erano assolutamente i nomi di persone che le cronache dipingono come appartenenti alla ‘ndrangheta».
In aula anche Cosimo Piscioneri, titolare di un notissimo bar al centro di Siderno.
Piscioneri, rispondendo alle domande dell’avvocato Laganà ha riferito di un episodio in cui all’interno del suo esercizio commerciale, in prossimità di una tornata elettorale, si incontrarono Cosimo Cherubino e Antonio Commisso (classe ’56 fratello di Giuseppe Commisso alias “il mastro”) e quest’ultimo disse chiaramente a Cherubino che non lo avrebbe sostenuto elettoralmente. Hanno chiuso la lista delle difesa Cherubino Giuseppe Belcastro e Salvatore Pellegrino.
Tra i citati come testimoni della difesa Cherubino figurava anche l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti.