E’ il filone calabrese dell’inchiesta Aemilia sulla ‘ndrangheta. Al vertice dell’organizzazione Nicolino Grande Aracri
di GIUSEPPE BALDESSARRO
La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini relative al filone calabrese dell’inchiesta Aemilia. Nelle scorse ore la Dda del capoluogo di regione ha fatto notificare gli avvisi a 52 tra boss, affiliati e complici della cosa Grande Aracri di Cutro. Il provvedimento, nel quale vengono sintetizzati i capi d’imputazione, definisce e disegna dettagliatamente la catena di comando della potente cosca crotonese individuando ruoli e funzioni all’interno dell’organizzazione criminale. Un clan saldamente nelle mani dei Grande Aracri a cui risultano legate anche le famiglie dei Villirillo, dei Salerno, dei Diletto e dei Riillo.
Al vertice dell’organizzazione c’è proprio Nicolino Grande Aracri individuato come colui che aveva la gestione e il controllo della attività economiche. Tra queste molte attività in ambito turistico, la raccolta dei rifiuti e di produzione di energie alternative, nonché appalti e servizi pubblici. Un controllo capillare non solo in Calabria, ma anche “in altre parti del territorio nazionale e all’estero. Un controllo ottenuto grazie a complicità di uomini vicini alle istituzioni e di faccendieri. Con lui anche, i suoi fratelli Ernesto, Antonio e Domenico.
Secondo l’impianto dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia, la cosca era partita da Cutro alla conquista della Calabria prima e delle regioni del Nord Italia dopo.
Nicolino Grande Aracri voleva diventare il numero uno della ‘ndrangheta e per farlo aveva iniziato ad intessere una serie di rapporti sia criminali che “istituzionali”. Da qui la decisione di creare la nuova “provincia” di ‘ndrangheta, struttura identica a quella già attiva a Reggio Calabria. Da Cutro, alle porte di Crotone, si era spinto a conquistare il Crotonese. Una percorso iniziato con l’omicidio di Giovanni Dragone e con agli accordi con i Cirotani, storici capi della criminalità organizzata della parte nord della Calabria. Nicolino “mano di gomma” era riuscito a prendersi tutta la provincia crotonese e la fascia ionica del catanzarese, la sibaritide e parte del vibonese. Zone che avevano aderito al progetto dei Grande Aracri. Il clan che si stava allargando in Calabria già da anni stava lavorando nella stessa direzioneanche in Emilia Romagna dove aveva consolidato tutta una serie di rapporti e aveva insediato moltissimi dei suoi interessi economico-imprenditoriali.
Mentre in Calabria si chiudono le indagini, il filone emiliano della stessa inchiesta è già alle porte del processo che avrà inizio con l’udienza preliminare (che coinvolge oltre 200 inputati) il 28 ottobre prossimo in un’aula appositamente allestita nel padiglione 19 dell’Ente Fiera di Bologna.
fonte: R.it