Primo piano
8 Sabato 17 maggio 2008
Il delitto Congiusta
Dalle lettere, acquisite come prova al processo di Locri, lo scenario in cui maturò l’assassinio del giovane imprenditore sidernese
Le“lezioni”
di mafia del boss Costa
Ecco il carteggio epistolare dal carcere di Palmi con il suo braccio destro e con i familiari
di PINO LOMBARDO
LOCRI – E’ una sorta di "lezione di mafiosità" la lettera che il boss Tommaso Costa – che nel processo in corso presso la Corte d’Assise di Locri per l’assassinio di Gianluca Congiusta deve rispondere sia della accusa di associazione mafiosa, ma soprattutto di quella di essere lui, insieme con altri ("persone sconosciute ancora da identificare"), l’organizzatore e l’esecutoredell’uccisione del giovaneimprenditore sidernese – inviata dal carcere di Palmi il 6 febbraio 2004 a Giuseppe Curciarello.
UN LUNGO CARTEGGIO –E che sia una missiva interessante anche dal punto di vista probatorio viene evidenziato dalla circostanza che, su richiesta del pm, il sostituto della Dda reggina Antonio Di Bernardo, la Corte, alcune udienze fa, ha acquisita nelfascicolo del dibattimento come "elemento di prova contro" sia questa missiva che le altre 51 che costituiscono un lungo carteggio epistolare che Tommaso Costa, dalla sua cella, teneva non solo con Curciarello ed i propri familiarima anche con diversi esponenti della criminalità organizzata. La lettura di quella assidua "corrispondenza" ha consentito, secondo la tesi degli inquirenti, di ricostruire il tentativo che Tommaso Costa, capo dell’omonimo clan sidernese, stava effettuando per "ridisegnare gli scenari del potere mafioso nella zona di Siderno".Sarebbe, sempre secondo le tesi accusatorie, all’internodi questo scenario che si concretizza una vicenda estorsiva a seguito della quale poi scaturirebbe l’assassinio di Gianluca Congiusta.
LA TESI – «Solo ricostruendo tutti i tasselli della meticolosa e delicatissima opera di Tommaso Costa volta a "riscattare" la famiglia di appartenenza,– scrivevano gli inquirenti nel chiederne l’arresto e dei suoi presunti soci -, atessere una nuova rete di alleanze, a riguadagnare lo spazio di azione perduto, può comprendersi, in modo inequivoco, chi abbia voluto la morte del Congiusta ed i reali motivi che, in un’ottica criminale, l’hanno resa necessaria». Tesi questi ribadita dal vicequestore Rocco Romeo, l’allora dirigente del commissariato di Siderno che condusse l’indagine. Infatti l’in – vestigatore illustrava alla Corte, fornendo i riscontri dell’attività investigativa svolta, le azioni che Tommaso Costa stava portando avanti nel tessere quelle nuove alleanze come dimostra quella avviata con Salvatore Salerno,«anche con le famiglie mafiose che prima erano nemiche», ma che in un periodo di "pax mafiosa" acconsentono acchè anche i "vecchi nemici"abbiano uno spazio d’influenza dove far maturare le loro attività delinquenziali.L’attento esame della articolata corrispondenza che Tommaso Costa ha con i suoi "fidati", con i familiari e con diversi personaggi del ghota mafiosocalabrese e non solo fa comprendere «l’evoluzione della famiglia Costa» che riesce a conquistare una propria autonomia sul campo, sopratutttograzie all’intraprendenza di Costa. Del resto è la stessa penna di Tommaso che, nonostante in carcere, fa comprendere che dalla prigione continuerebbead impartire ordini e direttive, nonché ad impartire ai destinatari delle missivevere e proprie lezioni di vita, di "buoni" comportamenti e di atteggiamenti che si dovranno tenere nella "società" per goderne il "rispetto". Non a caso l’articolata missiva che Costa invia al suo braccio destro Giuseppe Curciarello, fa emergere chiaramente il carisma, la personalità e lo statusdi domino che lui esercita nei confronti del suo fidatissimo e fedelissimo socio.Inoltre fornisce agli inquirenti una serie di importanti elementi che contribuiranno a far emergere l’esistenza di cosche a Siderno e di compositi"rapporti" attivati da Tommaso Costa con Salvatore Salerno, detto "Sasà", leader del gruppo di fuoco della cosca dei "Commisso", che in quella fase si stava dando da fare per "affrancarsi" dall’originario clan e crearsi una propria "cosca".
RISPOSTE – La missiva, scritta da Costa in risposta ad una lettera inviatagli da Curciarello, non solo fornisce immediate risposte ai questi che il "gregario" chiede al "capo".
Costa, infatti, riferisce di avere scambiato una lettera con Salerno sull’affare Scarfò e di avere chiarito. Ma nel contempo avverte il suo braccio destro a non fidarsi di lui e dei suoi modi. Poi gli fa una vera e propria "lezione di mafiosità".
IL TESTO DI UNA DELLE LETTERE
La missiva con le inquietanti indicazioni di “comportamento”
«Parla piano e senza gesticolare»
CARO fratello, rispondo subito alla tua lettera e sono contento saperti in buona salute cosa che ti posso dire di me al momento.
Spero in questa lettera di essere breve e coinciso.
Assodate certe cose, ti dico che ci siamo scambiati uno scritto con Sasà per la situazione di quella carretta con Scarfò, ho chiarito con lui il fatto che io non faccio quelle cose, a suo dire, lui dice chi lo sapeva bene che io non c’entro, ad ogni modo gli ho fatto capire che mi fido di lui per la sua onestà, ad ogni modo per qualsiasi cosa parla con lui e ti raccomando non farti impressionare dal suo garbo, lui sa che ci sono molte cose da chiarire e visto che tu sei fuori chi meglio di te può farlo.
Quando parli, ti raccomando, parla piano e coinciso senza gesticolare e farti prendere dall’euforia.
Ti dico questo perché chi usa questi atteggiamenti è simbolo di serietà e posatezza e per un uomo della tua età è responsabilità è importante.
Non far capire mai quello che hai in testa anzi cerca di rubare a loro eper ottenere questo fai parlare loro e non tu, non ti fidare nemmeno se tifanno toccare la luna, però tu fagli capire che ti fidi.
Non dimenticarti mai queste cose ed anche se so che li sai è mio dovere dirtele. Quando vengono a casa tua non riceverli subito anche se sei in casa, fagli dire ditornare più tardi in quanto sei uscito con persone forestiere e che non sanno con chi. A volte non farti vedere in giro per giorni e non far sapere a nessuno dovesei anche se sei in salotto a casa tua.
Hai capito perché ti dico questo?
Per creare attorno a te il mistero.
Anche se non è vero e soprattutto quando non è vero digli che hai persone latitanti da fuori per un paio di giorni, crea attorno a te il mistero più fitto.
Queste sono tattiche che hanno usato i più grandi uomini della Calabria soprattutto per gliappuntamenti; ho un grande impegno che non posso rinviare, vi farò sapere io quando posso, se è urgente rinvio e vengo.
Vedi che ti metteranno una persona vicina per sapere tutto quello che fai e quella persona può essere chiunque all’infuori dei tuoi parenti che sempre hai avuto vicino, peròsappi che si conquisterà la tua stima per fregarti poi, perciò fiducia zero.
Queste cose te li devi ripassare sempre in testa.
Per quanto riguarda i Locresi, sappi che sono amici e sappi che se loro gli chiedono qualcosa, prima o poi gliela fanno e non occorre che siamo tutti d´accordo, basta uno.
Hai visto che Sasà ha preso posizione da solo senza dar conto a nessuno per il fatto che li hanno arrestati?
Come ha fatto lui possono fare gli altri.
L’uomo del monte a te ti stima e non ti torcerebbe un capello ed è anche onesto, però c’è sempre il fatto del nipote Enzo che è successo a Siderno io non so se l’hanno chiarita, però a Diabolik li chi l’ha mandato?
Io lo so che l’ha mandato ed il perché, però se loro non erano d’accordo il perché non hanno preso posizione con Diabolik?
Vedi ci sono misteri che noi,non li sappiamo,io so di me,che se ti toccano,uno di loro me li tiro e loro sanno anche questo, altre cose non li conosco.
Lo so che tu non sai nulla di quel fatto di Locri e sono convinto che anche loro lo sanno,però c’è qualcuno che ha avuto interesse a dire queste cose perché ha il suo scopo e non è difficile capire quale.
Ad ogni modo stai ottenendo la libertà cosa preziosa e ti dico di godertela,con tua moglie ed i figli e le persone che vuoi bene,tutto il restoso che sai agire per il meglio e spero d’averti trasmesso tutto il bene el’amore che ho per te con lo stesso amore che ho per Vittorio e Carlo.
Ti voglio bene, tuo fratello Tommaso.