“Lettera morta”, chiesti 134 anni

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“Lettera morta”, chiesti 134 anni

Niente sconti dal pm che ha ricostruito le accuse che condannerebbero i Costa

Sconti per nessuno nella requisitoria del sostituto procuratore mdella Direzione Distrettuale Antimafia Antonio De Bernardo nell’ambito del processo “Lettera morta” nato dall’inchiesta che ha fatto luce sull’omicidio del giovane imprenditore di Siderno Gianluca Congiusta.

Ieri a Reggio Calabria si è tenuta l’udienza per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.Sono state necessarie circa tre ore al pubblico ministero per ricostruire in aula bunker, davanti al gup Daniele Cappuccio, il castello accusatorio nei confronti delclan Costa che avrebbe tentato un’estorsione ai danni dell’imprenditore Antonio Scarfò. Tentativo in cui si era intromesso il genero Gianluca Congiusta che avrebbemesso “in imbarazzo” il boss Tommaso Costa (per lui èin corso il rito ordinario) il quale avrebbe temuto la reazione della cosca Commisso non informata della richiesta di denaro agli Scarfò.L’omicidio Congiusta, quindi, sarebbe stato il prezzo che i Costa hanno dovutopagare per mantenere il precario equilibrio mafioso a Siderno dove da mesi stavano tentando di riacquistare quel predominio del territorio perso dopo la faida contro i Commisso.Il pm De Bernardo ha chiesto complessivamente 134 anni di carcere e 72 mila euro di multa per 13 imputati accusati, a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.In particolare, la pena più pesante è stata chiesta per Khaled Bayan: 20 anni di carcere. Detto “Carlo” o “il Libanese”, Bayan è ritenuto dagli inquirenti il bracciodestro di Tommaso Costa. Un elemento pericoloso, legato alla Sacra Corona Unita, con cui il boss di Siderno avrebbe fatto affari per quanto riguarda il traffico di cocaina e di armi.Sedici anni di carcere, invece, è la pena auspicata per Francesco Costa che, nell’impianto accusatorio della Dda, avrebbe mantenuto i contatti tra lo zio Tommaso (mentre questi era detenuto) e la consorteria mafiosa.Il pm De Bernardo ha chiesto, inoltre, la condanna per Antonio Cataldo (6 anni e 24 mila euro), Pietro Costa (12 anni), Giuseppe Costa (6), Annamaria Di Corso(6 anni e 24 mila euro), Michele Di Corso (8 anni), Valentino Di Santo (14), Adriana Muià (12), Cosimo Salvatore Panaia (12), Nicola Trombacco (8), Antonio Zucco (8), Roberto Zucco (6 anni e 24 mila euro).Hanno scelto il rito ordinario, invece, Sergio Capogreco e Nicola Paciullo. Entrambi sono stati rinviati a giudizio e saranno processati il 10 luglio davanti al tribunaledi Locri per associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina. Capogreco e Paciullo, infatti, avrebbero avuto il compito di reperire nella Locride lo stupefacente che sarebbe finito nelle piazze del foggiano.Prima di rinviare il processo “Lettera Morta” al 12 giugno (quando sono previste le arringhe del collego della difesa), il gup Cappuccio si è astenuto dal giudicareVittorio Sia, residente a Soverato, in quanto aveva già esaminato la sua posizione. Vittorio Sia, quindi, ritorna alla fase preliminare che inizierà il prossimo 30 settembre davanti al gup Concettina Garreffa.

Lucio Musolino 

l.musolino@calabriaora.it  

nella foto il PM De Bernardo-Foto Pino Romano per Mario Congiusta