Locri – Dal carcere il boss costa scrive alla corte

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Locri Dal carcere il boss costa scrive alla corte

 “ Per l’omicidio di Gianluca Congiusta puntate sulla pista sentimentale” 

Due le novità emerse ieri a Locri,in Corte d’Assise,nel corso dell’udienza intorno all’assassinio di Gianluca Congiusta,che vede imputati Tommaso Costa,con le duplice accuse di associazione mafiosa e di essere stato, insieme a persone “non identificate”, ideatore ed esecutore dell’omicidio,e Giuseppe Curciarello che deve rispondere del solo reato di associazione mafiosa.

La prima è quella inerente la lettera che Tommaso Costa dalle carceri dell’Aquila invia alla Corte,la seconda è determinata dal far riemergere la cosiddetta “pista sentimentale”.Ma andiamo con ordine.In apertura di udienza,il presidente della Corte,Bruno Muscolo con a latere il togato Frabotta,dopo aver evidenziato il “rallentamento” del processo a causa della mancata presenza di alcuni testi citati,informa le parti che Tommaso Costa ha inviato alla Corte una missiva con la quale fa delle richieste.Il presidente Muscolo,dopo aver evidenziato che la missiva dovrà essere acquisita al fascicolo,dichiara che nella prossima udienza,dopo che le parti ne avranno preso visione,assumerà la decisione in merito.Da quanto si riesce a cogliere,anche perché la missiva non è stata resa pubblica, Tommaso Costa nella lettera inviata alla Corte effettuerebbe una sorta di arringa difensiva.Infatti in essa Costa non solo ribadisce la propria estraneità dall’assassinio del giovane imprenditore sidernese,ma effettua una sorta di lamentazione circa la circostanza che non sarebbero state effettuate approfondite indagini in direzione della pista “sentimentale”,nonché “chiarisce” che i suoi rapporti con “Sasà” Salerno,un altro boss sidernese assassinato nell’autunno del 2007,non sono quelli che si vorrebbe far apparire e chiede che venga acquisita tutta la corrispondenza che lui ha avuto durante i suoi periodi di detenzione e che comproverebbe che lui scriveva a molti e diversi detenuti,dal capo BR Sensani al capo storico del clan avverso dei “Commisso”,”Cosimino Commisso, condannato all’ergastolo per l’assassinio di un suo fratello e che adesso Tommaso Costa dichiara di ritenere innocente.La seconda novità emersa nel corso dell’audizione dell’ispettore di polizia Vincenzo Verduci, quasi in sintonia con quanto avrebbe scritto Costa nella lettera giunta alla Corte,è una rinnovata “attenzione” che le  parti,con antitetici obiettivi, hanno rivolto verso la cosiddetta pista “sentimentale”.E se il sostituto procuratore della DDA reggina,Antonio Di Bernardo,interrogando l’ispettore Verduci intendeva far emergere,come poi è stato,che la pista sentimentale si era rivelata inconsistente,ad un diverso obiettivo puntavano le domande della legale di Costa.Le risposte dell’ispettore,comunque,non facevano altro che confermare quanto,sull’argomento,avevano dichiarato altri testi d’accusa. La prima pista seguita fu quella “sentimentale” e questo perché subito fu scoperto che   l’ultima persona che parlò al telefono con Gianluca Congiusta, prima di essere ucciso, era una donna,la signora R.F.,coniugata con un gommista,A.G. amico di Congiusta.Ma le indagini che vennero esperite sul caso ,-affermava l’ispettore-,si rivelarono tutte inconsistenti anche perché venne verificato che il marito della giovane donna scopriva il tradimento soltanto dopo essere stato sentito dagli inquirenti.L’altra “filone” seguito dalla legale di Costa ha riguardato domande inerenti intercettazioni ambientali e telefoniche di conversazioni tra la madre di Gianluca Congiusta,la signora Donatella Catalano,ed altre persone amiche.Il tenore di quelle telefonate,-rispondeva l’ispettore-,erano finalizzate a sapere notizie intorno alla morte del proprio congiunto.Gli interlocutori della signora Catalano non sempre si mostravano disponibili a parlare e quando lo facevano,come nel caso della signora Pia Correale durante la conversazione del 16 giugno 2005,-ha affermato Verduci rispondendo alla legale che chiedeva cosa fosse stato fatto per verificare il significato dell’affermazione di quella signora,(“Ugo ha parlato con i colonnelli che hanno detto che chi ha ucciso Gianluca è stato scoperto,ma non lo prenderanno perché farà una brutta fine”)-, lo facevano con simili “parole dette soltanto per confortare la madre della vittima.”.A riservarsi di interrogare il teste era soltanto l’avvocato di Giuseppe Curciarello,Leone Fonte.Alla Corte spiegava che lo farà “soltanto dopo che le intercettazioni verranno trascritte integralmente.”.L’udienza veniva aggiornata al 30 giugno per sentire ben sette testi d’accusa .Intanto oggi presso il Gip di Reggio Calabria ci dovrebbe essere la sentenza intorno al procedimento denominato “Lettera Morta” e che vede coinvolti ben 12 imputati ritenuti, a vario titolo e con diverse responsabilità,riconducibili al clan dei “Costa”.====
locri 23 giugno 2008
pino lombardo