Siderno. Lette in aula alcune lettere scritte dal boss e intercettate dalla Finanza
Costa e i rapporti con la politica
Al processo Congiusta ricostruiti i legami con Racco
Pino lombardo per il Quotidiano
SIDERNO – Il boss sidernese Tommaso Costa si «interessava » di politica sponsorizzando candidati ed era fortemente interessato al traffico di droga.
Questo sostanzialmente quanto affermato ieri dal luogotenente dei carabinieridella compagnia di Soverato, Giacomo Mazzolini alla Corte d’Assise di Locri (presidente Bruno Muscolo con a latere il togato Frabotta), nel corsodella deposizione inerente il procedimento penale relativo il barbaroassassinio di Gianluca Congiusta (nella foto),giovane imprenditoresidernese.
Tommaso Costa è accusato di essere il capo dell’omonimo clan e di aver organizzato l’efferato delitto nonché di altri reati. Mentre il suo “braccio destro”, Giuseppe Curciarello è accusato soltanto di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Nell’udienza di ieri il legale di Costa ha chiesto alla Corte l’acquisizione della sentenza di condanna di Francesco Chiefari, il quale parlando degli assetti criminali di Siderno e della Locride, aveva collocato l’assassinio di GianlucaCongiusta in un contesto inerente l’usura. Alla richiesta si è opposto il sostituto procuratore della Dda reggina, Antonio De Bernardo evidenziandoche la sentenza «non è irrevocabile » chiedendo alla Corte l’acquisizione dell’informa – tiva da dove emerge che Chiefari era stato condannato percalunnia e diffamazione a seguito di quelle sue dichiarazioni.
La Corte si è riservata la decisione. Poi il sottoufficiale della Guardia di Finanza, Minetola, ha illustrato i “criteri” utilizzati nel trascrivere e “tradurre” le lettere inviate e ricevute da Costa durante la sua detenzione nel carcere di Palmi.
Quindi il tour de force del luogotenente Mazzolini.
Invitato dal sostituto De Bernardo ad illustrare alla Corte gli interessi avuti dal “gruppo Costa” verso la politica ed il traffico della droga, affermavache Tommaso Costa aveva esternato interesse alle elezionieuropee del 2004. Attraverso una parziale lettura della corrispondenza che Tommaso Costa ha avuto con alcuni congiunti ed “amici” detenuti, (Antonio Gallico carcere di Trani),tra il 14 aprile ed il 28 giugno del 2004, Mazzolini evidenzia l’impegno che il boss sidernese aveva profuso, coinvolgendo alcuni parenti di Bari, per canalizzare votiper un suo “compaesano amico” candidato alle europee del 2004. E se l’impegno del boss emerge dalla parziale lettura della lettera del 25 maggio 2004 indirizzata alla sorella Teresa, in essa Costa spiega il perché del suo impegno elettorale.«Per il fatto di Luciano ,- legge il sottufficiale-, lui si è rivolto a me perché a me deve rivolgersi e se Francesco, (il nipote), è andato a Bari è andatoperchè l’ho mandato io. Io la parola la mantengo sempre ».
Dalla citazione della missiva del 28/04/ 2004 indirizzata alla moglie emergeva il fatto che l’impegno assunto da Tommaso Costa non è stato adeguatamente condiviso dai parenti. «Vedi che io devo parlare con Nunzia, (la cognatabarese), perché sono incazzato nero, – scriveva Costa alla moglie -. Il fratello si è preso i soldi e non ha fatto nulla. Solo 130 voti. Deve ritornare i soldi che si è presi».
Alla Corte, il sottufficiale ha riferito che “l’avvocato Luciano” sarebbe stato individuato nel candidato Luciano Racco dei socialisti.