Da: Il Sole 24 Ore di Domenica 9 Novembre 2008
Giustizia. Applicata la novità
Al boss criminale
negato il gratuito
patrocinio
Roberto Galullo
REGGIO CALABRIA – Con il danno è stata evitata anche la beffa: il 6 novembre, ma la decisione si è conosciuta solo ieri, la Corte d'assise di Locri (Reggio Calabria) ha revocato il beneficio del gratuito patrocinio a spese dello Stato al mafioso calabrese Tommaso Costa, boss dell'omonima cosca.
Non solo. Il giudice Bruno Mascolo ha anche disposto la trasmissione delle cinque pagine della sentenza all'ufficio del Gip (il Giudice per le indagini preliminari) per "il recupero delle eventuali spese anticipate dall'erario".
La decisione è stata presa nel corso del processo che vede Costa imputato per associazione a delinquere di stampo mafioso e per l'omicidio del giovane imprenditore di Siderno Gianluca Congiusta, assassinato a Siderno il 25 maggio 2005.
Si tratta di una delle prime applicazioni della legge 125/2008 (il cosiddetto "pacchetto sicurezza" varato dal Governo in estate) che supera il richiamo al beneficio della gratuita assistenza legale con riferimento solo al reddito percepito dall'imputato, stabilendo che non possono usufruire del patrocinio i soggetti condannati in via definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso. «Come nella circostanza di Costa – aveva sottolineato il sostituto Procuratore della direzione distrettuale di Reggo Calabria, Antonio De Bernardo, un mese fa, al momento della richiesta della revoca del beneficio – che risulta essere condannato per tale reato il 28 novembre 1997 dalla Corte d'appello di Reggio Calabria e nel 2003 dalla Corte d'assise di Bari».
De Bernardo sottolineò anche che con la legge del 24 luglio 2008 veniva eliminato un paradosso: quello per il quale lo Stato pagava le parcelle agli avvocati dei mafiosi che, contemporaneamente, combatteva.
Alla richiesta del magistrato si era opposto l'avvocato difensore di Costa, sostenendo che non era possibile accettare la proposta, dal momento che quando al suo assistito era stato riconosciuto il diritto – correva il 21 febbraio 2007 – la legge non era stata ancora approvata. La Corte d'assise di Locri ha invece disposto non solo la retroattività ma anche il recupero di quanto eventualmente già anticipato.
Le reazioni al provvedimento – sicuramente il primo in Calabria – non si sono fatte attendere, a partire da quella del ministro della Giustizia Angelino Alfano, che ieri a Ragusa ha partecipato alla festa del Corpo di polizia penitenziaria. "Il boss della 'ndrangheta si dichiarava nullatenente nonostante tutto quello che aveva fatto – ha affermato il ministro – e noi grazie a una norma del pacchetto sicurezza gli abbiamo revocato il gratuito patrocinio".
Misurata la soddisfazione di Mario Congiusta, che da anni sta portando avanti la battaglia di legalità del figlio assassinato, insieme al quale per ben 13 volte aveva denunciato alle Forze dell'Ordine molti dei criminali della locride. "E' una battaglia iniziata da tempo – dichiara Congiusta al Sole-24 Ore – e ora finalmente si riconosce come non sia giusto che a pagare gli avvocati dei mafiosi siano i cittadini onesti. Il paradosso si poteva persino tramutare in beffa se, e sottolineo che è un'ipotesi, il legale scelto per il patrocinio decidesse di dividere la parcella con l'assistito".
Roberto.galullo@ilsole24ore.com