Arrestato affiliato dei D'Agostino

. L'uomo, già noto alle forze dell'ordine perché nel 2003 è stato coinvolto nell'operazione "Intreccio" coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, adesso deve rispondere dell'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata a potenziare la cosca dei D'Agostino di cui è ritenuto essere un elemento importante.
Con la cattura di Antonio Stilo, gli investigatori sidernesi, dietro le direttive del vicequestore Rocco Romeo, hanno messo in grande difficoltà una terza cosca, quella dei D'Agostino operante a Canolo ed a Sant'Ilario dello Ionio, dopo aver brillantemente, nel corso di questi ultimi due anni, "bonificato" il territorio locrideo dalle cosche dei Catado e dei Costa.
L'arresto di ieri è avvenuto nell'ambito della cosiddetta operazione "Setra 215", così chiamata dal nome della ditta di autobus di linea per la quale Antonio Stilo operava, come autista.
L'indagine, che ha consentito di scoprire ed attualizzare l'attività criminale della cosca dei D'Agosino, ha origine dalla cattura del 59enne Domenico D'Agostino avvenuta a Siderno, a seguito a di complesse indagini durate circa quattro mesi, il 13 gennaio del 2006 ad opera degli agenti del commissariato cittadino. Domenico D'Agostino è ritenuto il capo dell'omonima cosca operante sia a Canolo che a Sant'Ilario dello Ionio, dove aveva dato vita ad una sanguinosa faida con il gruppo di transfughi dal clan guidati dal duo Belcastro-Romeo.
Quella faida veniva "imbrigliata" in seguito all'operazione condotta alla Dda reggina e denominata "Prima Luce" il cui esito fu, tra l'altro,una condanna per il boss di Canolo, che nel frattempo si era reso latitante, per associazione mafiosa finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, violazione della legge sulle armi, omicidio ed altro. Il boss, figlio del presunto boss Nicola, sindaco di Canolo per circa 40 anni, "prendeva il posto del padre" nella carica di sindaco di Canolo nel 1975.
Ma, poi, nel 1977, abbandonava la carica elettiva dal momento che, coinvolto nella cosiddetta "strage di Razzà", avvenuta il 2 aprile del 1977 a Taurianova dove furono uccisi due carabinieri che avevano interrotto un summit mafioso, veniva condannato a 22 anni di carcere.
Le indagini sviluppatesi a seguito di quell'arresto, adesso hanno consentito alla polizia di metter a nudo lo schema della cosca ed individuare fiancheggiatori e gregari di vario tipo.
Antonio Stilo è considerato essere uno di questi. Infatti l'indagine ha fatto individuare ben sei persone, (nei confronti di cinque di loro si procede a piede libero), ritenute "organici alla cosca D'Agostino", che hano, in vario modo, agevolato la latitanza del capo Domenico D'Agostino. Ad incastrare Stilo, che era stato arrestato nell'ambito della operazione condotta dal Commissariato di polizia di Siderno col coordinamento della Dda reggina e denominata "Operazione Intreccio" e culminata in data 10 Febbraio 2006, con l'emissione di 18 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili di traffico di sostanze stupefacenti, armi ed immigrazione clandestina, sono state le numerose intercettazioni di dialoghi che l'uomo effettuava, con altri elementi del clan proprio a bordo dell'autobus da lui guidato.
Gli elementi accusatori raccolti dagli investigatori della polizia hanno consentito al sostituto procuratore della Dda reggina, Adriana Fimiani, di effettuare la richiesta di arresto per Stilo. Richiesta che l'altro ieri il Gip di Reggio Calabria, Angelina Bandiera, ha accolto pienamente e che ieri mattina gli uomini di Rocco Romeo eseguivano con successo.