Milano Blitz contro la ‘ndrangheta, 17 arresti

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A Milano e in Lombardia. 48 indagati, 5 milioni sequestrati

Blitz contro la ‘ndrangheta, 17 arresti

Maxi operazione della Dia contro le cosche Barbaro e Papalia. In manette anche imprenditori compiacenti

MILANO – Con una maxi-operazione anti-’ndrangheta, la Dia ha dato un nuovo duro colpo alla cosca Barbaro- Papalia di Platì (Reggio Calabria) da 30 anni radicata nell’hinterland sud di Milano.

A partire da martedì mattina sono state eseguite 17 ordinanze di custodia cautelare e una cinquantina di perquisizioni nei confronti di 48 persone indagate perché ritenute, a vario titolo, affiliate ad associazione per delinquere di stampo mafioso. L’operazione denominata «Parco sud» condotta dalla Dia di Milano, dal Gico della guardia di finanza e dai carabinieri, coordinata dalla Dda del capoluogo Lombardo è il risultato di un’indagine durata due anni.

 

 

 

LE INDAGINI – Delle 17 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Giuseppe Gennari, tre non sono ancora state eseguite; oltre a Domenico, Rosario e Salvatore Barbaro (già in carcere e ritenuti dagli investigatori i capi dell’associazione mafiosa) e a loro cugino Francesco, l’inchiesta ha anche coinvolto imprenditori, amministratori e funzionari comunali, oltre a un perito di un tribunale meneghino che si sarebbe fatto corrompere, a dimostrazione di una cosca capace di «infiltrazione capillare» nel tessuto economico e produttivo del milanese, e nelle istituzioni, con gli ordini che arrivavano direttamente dal carcere da parte del boss Domenico Barbaro. Nel corso degli ultimi due anni gli investigatori hanno accertato traffici di stupefacenti e di armi, e numerosi episodi estorsivi e intimidatori ai danni di imprenditori che non accettavano di piegarsi alle richieste del clan che puntava a inserire «padroncini calabresi» ad esso collegati e attivi soprattutto nel settore edile e del movimento terra.

I CANTIERI DELLA TAV – In questo senso, gli investigatori hanno documentato la partecipazione di ditte legate «alle famiglie» in alcuni cantieri per il raddoppio della linea ferroviaria Milano- Mortara e della Tav. I Barbaro si avvalevano, inoltre, della collaborazione di professionisti e imprenditori per garantirsi l’accesso al mercato immobiliare e finanziario ottenendo attraverso prestanome mutui e finanziamenti. L’8 giugno 2008 in un appartamento di Assago (Milano) nella disponibilità dei Barbaro, era stato catturato il latitante Paolo Sergi (condannato a 10 anni per traffico di stupefacente) che veniva aiutato da un commercialista originario del reggino, che risulta tra gli arrestati. Un mese prima in un box sempre ad Assago gli investigatori sequestravano due Kalashnikov, un fucile a pallettoni con il manico tagliato, una pistola mitragliatrice Scorpion, cinque pistole dotate di silenziatore e una bomba a mano, a dimostrazione della forza militare a scopo intimidatorio di cui poteva disporre l’organizzazione.

GLI OCCHI SU EXPO – Il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini, ha sottolineato che l’imprenditoria sana deve capire che bisogna stare con lo Stato, non contro, che deve denunciare le intimidazioni e che non può accettare le violenze delle organizzazioni mafiose per propri tornaconti personali. Boccassini ha spiegato che magistratura e forze dell’ordine applicheranno «una linea di durezza nei confronti delle posizioni borderline», ossia di quegli imprenditori che come in questo caso hanno dimostrato «una facilità di rapporti con le famiglie Barbaro-Papalia».
Il procuratore capo di Milano Manlio Minale ha parlato di un’operazione che ha accertato «per la prima volta come alcuni imprenditori lombardi si siano sottomessi all’associazione mafiosa, l’abbiano fiancheggiata, approfittando per propri fini». I Barbaro, ha aggiunto Minale, «hanno diffuso il veleno e le esche che sono state colte da diversi imprenditori, che hanno aderito e si sono prestati». È questo, secondo Minale, «l’elemento preoccupante». Anche perchè, secondo Minale, i clan della ‘ndrangheta puntano gli occhi sull’Expo 2015. Un altro punto critico è costituito, secondo Minale, «dallo smaltimento dei materiali di risulta».