Entro Giugno la Corte d’assise di Locri sentirà il collaboratore di giustizia
Domenico Novella
Il pentito sul delitto
Congiusta
In aula il confronto tra Katia Scarfò ed i familiari
dell’imprenditore ucciso
Entro giugno, al processo Congiusta, verrà sentito il pentito Domenico Novella. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Locri, che ha fissato l’audizione del collaboratore di giustizia in videoconferenza per la prima udienza utile del mese di giugno.
Domenico Novella dovrà riferire su ciò che conosce dei rapporti tra le cosche di Locri e quelle di Siderno, notizie queste comunque apprese da altri soggetti che nel periodo in cui era attivo all’interno della cosca Cordì lo avrebbero ragguagliato sui movimenti e le decisioni del clan e sulle intenzioni delle cosche avversarie. Come sta avvenendo nel dibattimento per l’omicidio di Salvatore Cordì quindi, entra pure nel processo Congiusta lo spaccato criminale dell’asse Locri-Siderno. E infatti ieri il pubblico ministero Antonio De Bernardo ha chiesto di poter acquisire agli atti anche l’ordinanza dell’operazione “Mistero”, condotta dai carabinieri contro il presunto assassino di Pasquale Simari, ucciso a Gioiosa Jonica il 26 luglio del 2005, ed altri partecipanti ad associazione mafiosa. Il principale indiziato dell’omicidio Simari secondo gli investigatori sarebbe proprio Tommaso Costa, che, stando alla ricostruzione dell’ordinanza, avrebbe compiuto il delitto nel periodo della sua latitanza. Di particolare rilevanza, secondo l’accusa, sarebbero le intercettazioni di Cosimo Panaia, uno degli indagati principali dell’inchiesta “Mistero” e coinvolto tra l’altro nel processo connesso a quello Congiusta e denominato “Lettera Morta”. Tra le richieste del pubblico ministero anche la possibilità di sentire in aula i carabinieri della Compagnia di Roccella che hanno condotto le indagini dell’operazione scattata contro gli esponenti della cosca Ursino di Gioiosa Jonica. La decisione adesso spetta alla Corte che si pronuncerà alla prossima udienza. Battaglia ieri in aula anche su una ulteriore richiesta dell’accusa, che ha chiesto alla Corte la possibilità di acquisire un file presentatogli dagli avvocati di parte civile, e preso dal computer della vittima, che dimostrerebbe come Gianluca Congiusta si fosse interessato dello stato patrimoniale dell’attività commerciale del suocero Antonio Scarfò, al fine di aiutarlo a superare un momento di crisi economica. Il file estrapolato dal pc della vittima riguarderebbe una mail che lo stesso Congiusta avrebbe inviato ad un consulente finanziario per ricevere un parere. Su questa richiesta si è opposta fermamente la difesa degli imputati, gli avvocati Leone Fonte e Maria Tripodi, che hanno avanzato dubbi sulla genuinità della prova, visto anche che il computer di Gianluca Congiusta pare non sia mai stato sottoposto a sequestro da parte degli organi inquirenti e quindi la difesa non sarebbe stata posta nelle condizioni di poter verificare, oltre che l’esatta provenienza del documento, l’eventualità che in quel pc ci fossero altri file di particolare interesse. Anche su questo la Corte presieduta dal Bruno Muscolo con a lataere PierCarlo Frabotta si esprimerà nella prossima udienza del 10 maggio. Ma a tenere alta l’attenzione ieri è stato il doppio confronto tra l’ex fidanzata di Gianluca Congiusta e prima la sorella della vittima e poi il padre del giovane imprenditore ucciso a Siderno il 24 maggio del 2005. Un confronto atteso che avrebbe dovuto dirimere alcuni contrasti tra le versioni dei fatti raccontati in aula da Roberta Congiusta, che sosteneva di avere appreso da Katia Scarfò di una lettera minatoria ricevuta dalla famiglia Scarfò e conservata in cassaforte, e l’ex ragazza di Gianluca Congiusta che invece negava la circostanza della missiva custodita in cassaforte, circostanza negata anche ieri due volte sia davanti a Roberta che a Mario Congiusta.