Parte il “Progetto Sicomoro” dal carcere di Opera

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Parte il “Progetto Sicomoro” dal Carcere di Opera

Parte dal Carcere di Opera alle porte di Milano, una delle case di reclusione più grande d’Italia, il “Progetto Sicomoro”. Da domani, 6 novembre, ogni sabato fino al 18 dicembre, sette volontari di Prison Fellowship Italia Onlus, precedentemente formati, svolgeranno la loro attività di promozione umana, di ascolto e di sostegno ai sette detenuti che parteciperanno al Progetto, alle loro famiglie e alle sette vittime.

Lo spirito di questa proposta è proprio quello della riumanizzazione delle storie personali, facendo incontrare e dialogare gli autori dei reati (offensori) e chi questi reati li ha subiti (offesi) per capire i motivi, le azioni e le reazioni degli uni e degli altri. Due, quindi, gli obiettivi: la giustizia restitutiva per chi ha subito il crimine e la riabilitazione morale e spirituale per chi l’ha commesso.

Al Progetto potranno partecipare i carcerati di tutte le religioni. Gli incontri si articoleranno in tappe che, partendo dai racconti biblici e da esempi concreti di vita, alla fine del percorso porteranno ad una nuova assunzione di responsabilità del danno provocato e subito e, dunque, all’esperienza del perdono e della riconciliazione umana.

Nei prossimi mesi, molti altri istituti carcerari dislocati su tutto il territorio nazionale apriranno le loro porte al “Progetto Sicomoro” e agli oltre cento volontari.

In ben 116 Paesi del mondo il “Progetto Sicomoro” ha già dato i suoi frutti attraverso la Prison Fellowship International, il più grande network cristiano impegnato nel mondo carcerario.

«Il primo “Progetto Sicomoro” – commenta Marcella Reni, presidente di Prison Fellowship Italia – sarà realizzato in una delle carceri italiane di massima sicurezza con la partecipazione di sette detenuti, selezionati dopo vari incontri, già condannati con pena definitiva e di particolare ‘spessore criminale’. Le sette vittime con cui si confronteranno hanno tutte vissuti di particolare sofferenza per aver subito uccisione di figli, fratelli, padri per mano di terrorismo, mafia o criminalità organizzata. Il percorso, della durata di otto settimane, si concluderà il 18 dicembre e sarà accompagnato dalla preghiera incessante di tanti: uomini e donne, gruppi e comunità parrocchiali. Ci attendiamo il frutto di una nuova Pentecoste di giustizia alla luce del Vangelo che annuncia la liberazione ininterrotta dal male e da ogni schiavitù, per ogni uomo sotto il cielo».