
art. 29.4 legge regionale 7/2006
L’emendamento a firma degli onn. Pacenza e Borrello, che sarebbe stato approvato questa notte e che si porrebbe a correzione dell’irragionevole art. 29.4 legge regionale 7/2006, se corrispondente alle richieste formulate dal comitato referendario e cioè un ritorno alle condizioni di pubblicazione degli atti del 2003, rappresenterebbe l’interruzione immediata del percorso referendario e la certezza della bontà dei suoi propositi e delle sue denunce, dal momento che un tale passo indietro testimonia l’insensatezza di quella notte d’agosto del 2006. Il comitato, più volte, nella convention del 28 aprile ha auspicato il ravvedimento del Consiglio regionale, evidenziando con responsabilità, come l’obiettivo della mobilitazione fosse rivolto unicamente ad un ripristino della certezza della pubblicazione degli atti amministrativi della Regione; per questo, raggiunto l’obiettivo, il comitato rinuncia con favore estremo alla marcia referendaria.
E’ evidente che quanto avvenuto stanotte è un fatto politico d’importanza capitale, da leggere come la prospettiva di una nuova saldatura tra società civile e l’istituzione, le quali riscoprirebbero la legittimazione e il riconoscimento dei propri specifici ruoli: l’una a tutela dei principi, operando come fattore di pressione e motore di dibattito e riflessione pubblica, l’altra rispondendo ai bisogni e alle insoddisfazioni manifeste della pubblica opinione attraverso un operato serio, ricettivo e responsabile. Se davvero l’emendamento di questa notte restituisse un elemento legislativo a tutela della trasparenza il fatto, dunque, non potrebbe che identificarsi come motivo di fiducia e speranza verso la possibilità di una sana e normale vita democratica, anche nella Regione Calabria. Il referendum non era la strada preferita bensì una strada obbligata dall’iniziale chiusura dell’istituzione ad una discussione, che spalancasse le porte ad una ragionevole e dovuta revisione legislativa.
Il comitato referendario, frutto di un’aggregazione civile e sociale straordinaria, forse unica nella vita di questa regione (associazioni, sindacati e mondo accademico), legge dunque l’emendamento Pacenza-Borrello in una duplice ottica. Da un lato v’è una soddisfazione profonda e sincera perché è chiara la dimostrazione che una società civile organizzata, presente,unita e convinta dei propri mezzi riesce ad incidere sulla vita istituzionale in maniera concreta e non astratta. In secondo luogo esiste la sensazione che l’archiviazione eventuale dell’iniziativa referendaria non può certo rappresentare motivo di addormentamento o pausa dell’impegno civile spontaneo della società civile. Non c’è nulla da capitalizzare nella vicenda BURC ma solo la convinzione che è bene consolidare questa aggregazione e questo circuito di idee, aspirazioni, passione civile vera, umile e sana (che ha coinvolto soprattutto tanti giovani) verso nuove battaglie , verso proposte legislative, verso un confronto serrato e costante con chi detiene le leve dell’azione legislativa.
Traiamo dal fatto di questa notte una speranza forte, fortissima ma nulla più di questo. La democrazia traballante di questa terra è un percorso lento e non certo breve. La passione civile si alimenterà dell’energia di ogni giorno prossimo. Esiste però una squadra che è pronta a cooperare per far si che una passione condivisa renda più sostenibili gli sforzi e più grande la sua forza d’impatto.