Depositati i verbali del pentito Costa nel processo Congiusta, in più di 1500 pagine i segreti dei clan della Locride

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Depositati i verbali del pentito Costa nel processo Congiusta, in più di 1500 pagine i segreti dei clan della Locride

Il boss Arriva scortato a Siderno

 

Sopralluogo con gli inquirenti in città. Ha parlato dei traffici di droga della cosca

 

di MICHELE INSERRA

e PASQUALE VIOLI

 

REGGIO CALABRIA – Giuseppe Costa a Siderno per un sopralluogo con gli inquirenti.

Il collaboratore di giustizia che sta facendo tremare la Locride, e non solo, sarebbe stato nei giorni scorsi in alcune zone di Siderno per descrivere più dettagliatamente a magistrati e investigatori i luoghi di cui ha parlato nei suoi verbali.

Sono racchiuse in più di mille e cinquecento pagine le dichiarazioni di Giuseppe Costa, il nuovo pentito, e forse unico, di Siderno che ha voluto rivelare ai magistrati della Distrettuale Antimafia i segreti delle cosche della Locride ed ha voluto raccontare e ripercorre i momenti decisivi della faida tra la sua famiglia e quella dei Commisso.

Costa racconta di auto blindate e pedinamenti nella Siderno a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, racconta dei viaggi di alcuni esponenti di spicco delle famiglie in Canada per “aggiustare” le questioni relative al traffico di droga. Ma riserva particolare attenzione anche per le dinamiche che muovevano e muovono ancora oggi il territorio sidernese, le stesse, secondo il collaboratore, che portarono all’inizio della faida e all’omicidio del fratello Luciano.

Ieri un faldone intero delle parole dell’ex boss è stato depositato nella cancelleria della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, dove le dichiarazioni di Costa saranno allegate al processo per l’omicidio di Gianluca Congiusta. Le parole del boss perdente della guerra di mafia di Siderno riguarderebbero anche i clan di altri paesi della Locride, ma anche di zone del soveratese e dei collegamenti tra la criminalità organizzata pugliese e quella reggina.

Un fiume in piena che ha travolto eventi che vanno dalla fine degli anni ’90 fino ai giorni nostri. Giuseppe Costa venne arrestato nel 1993 con l’accusa di omicidio e associazione mafiosa, dopo un anno di latitanza volontaria. Una latitanza resasi necessaria per sfuggire alle forze dell’ordine ma anche alla caccia del clan avversario durante gli anni della faida.

Secondo le ricostruzioni investigative sarebbe lui a capo della famiglia Costa durante tutti gli anni della sanguinosa guerra di Siderno.

Nel 2001 tutte le sue condanne diventarono definitive, per la giustizia italiana il boss deve scontare carcere a vita, per lui l’ergastolo è stato confermato anche dalla Corte di Cassazione. Ma poco prima della fine dell’estate il colpo di scena, Costa convoca i magistrati della Dda e chiede di parlare, di raccontare segreti e dinamiche della ‘ndrangheta, chiede di riferire delle tantissime notizie apprese in carcere e soprattutto racconta di come, da capo famiglia, veniva sempre informato di ogni movimento e decisione delle cosche della Locride.