Al Sud forti infiltrazioni mafiose nella Pa
Il voto di scambio, sempre più diffuso nelle regioni del Sud, con finanziamenti ai boss di mafia e 'ndrangheta per ottenere consensi. E lo smaltimento rifiuti diventato ormai core business della camorra.
Nella relazione 1° luglio 2006-30 giugno 2007 della Dna (direzione nazionale antimafia), guidata da Piero Grasso, diffusa ieri, l'indice è puntato sull'intreccio criminalità organizzata-politica: con inchieste avviate dai magistrati dei distretti di Napoli, Messina, Salerno, Catanzaro, Reggio Calabria e Cagliari. La prevenzione, sottolinea la relazione, è affidata in gran parte proprio al lavoro dei magistrati, ma l'attività di indagine si svolge «spesso a distanza di lungo tempo dal verificarsi del fatto criminoso e con esiti non sempre confortanti». Il timore, ammesso esplicitamente, è che nelle zone ad alta densità criminale si possa creare «un governo mafioso» grazie alle risorse pubbliche. Un timore, probabilmente, in parte già realtà.
C'è di più: secondo il sostituto della Dda di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, poiché nella sua regione ci sono pochi procedimenti penali sulla collusione fra politici e boss, ciò significa che «la 'ndrangheta è ancora più forte e lascia meno tracce di tutti». Poi Gratteri aggiunge: «I rapporti tra 'ndrangheta e politica, in assenza di apporti collaborativi (pentiti, ndr) , sono difficilmente dimostrabili. Servirebbero anche strumenti legislativi più appropriati. L'attuale normativa – sostiene il magistrato – limita, infatti, l'operatività sul piano giudiziario perché non è facile dimostrare che il sostegno elettorale da parte delle organizzazioni criminali è stato ripagato da chi ne ha beneficiato con dazioni di denaro. Sarebbero più facilmente dimostrabili – avverte Gratteri – benefici di altro tipo, come un vantaggio in materia di assunzioni o di subappalti».
Amara la considerazione del presidente della commissione Antimafia, Francesco Forgione (Rc): «Il limite è ormai superato e questo tema riguarda centro, destra e sinistra, come dimostrano le ultime vicende in Campania e in Calabria».
C'è poi anche un rischio-omicidi, di natura mafiosa, «concreto e attuale», che minaccia le istituzioni. Dice la Dna: non può «essere sottovalutato» il pericolo costituito da «azioni volte a colpire quegli esponenti dello Stato che a causa dell'adempimento dei propri doveri istituzionali vengono individuati come punti di resistenza e di dissenso da abbattere». L'obiettivo minaccioso di Cosa nostra resta insomma anche quello di realizzare e confermare «un clima di acquiescenza, di arretramento rispetto alle motivazioni anche etiche, che spingono a una ferma, istituzionale opposizione al fenomeno mafioso».
Altrettanta impressione fa l'impero economico e criminale consolidato dalla camorra. Lo smaltimento dei rifiuti in Campania ha preso il posto del contrabbando delle sigarette. I magistrati della direzione nazionale antimafia sostengono che «l'emergenza rifiuti è stata elevata a sistema, grazie a una perversa strategia politico-economico-criminale». Oggi, per la Dna, l'Ecomafia veste i panni della camorra. Una sorta di specializzazione produttiva-criminale, che «alimenta ad arte» l'emergenza rifiuti.