Mafia: sventato un attentato contro il sindaco di Gela

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Mafia: sventato un attentato contro il sindaco di Gela

 

Si è consegnato all'Fbi di New York Jackie D'Amico,reggente della famiglia mafiosa Gambino. Era uno dei più importanti ricercati dell'operazione Old Bridge, scattata giovedì d'intesa tra i poliziotti federali e quelli italiani, che ha portato a 77 arresti tra la Sicilia e gli Stati uniti.

Negli Usa mancano ancora all'appello altri sei incriminati, tra cui il boss Nick Corozzo. L'operazione Old Bridge è stata in parte ispirata dalle delazioni di un pentito identificato come Joseph Vollaro, proprietario della Andrews Trucking Company, una ditta di camion di Staten Island. Vollaro, associato di Corozzo, avrebbe registrato segretamente le conversazioni dei boss.
I gangster statunitensi finiti nella rete degli investigatori avevano taglieggiato una quarantina di costruttori e chiesto tangenti ad almeno dieci grandi cantieri nell'area metropolitana della Grande Mela: avevano esteso i tentacoli perfino sul cantiere di Ground Zero.
Novità anche in Italia: si è costituito nel carcere Pagliarelli a Palermo Giovanni Adelfio, 70 anni, che giovedì non era stato rintracciato dai poliziotti. Adelfio è accusato di associazione mafiosa e di avere svolto «le funzioni direttive, nella famiglia mafiosa di Villagrazia di Palermo».
Ieri il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha precisato che «da Old bridge stiamo sviluppando altre indagini, da cui scaturiranno ulteriori operazioni». E sul ritorno degli interessi della mafia al traffico di droga, Messineo è stato chiaro: «Un anno di estorsioni non rende quanto un carico di stupefacenti». Spiega il procuratore nazionale, Piero Grasso, a Radio 24: «Il tentativo di riprendere uno stabile canale di collegamento per traffici di droga in grande quantità è stato stroncato ma –aggiunge – non possiamo escludere che ne cercheranno altri. Noi cercheremo di vigilare e di vedere che ciò non avvenga».
Ieri si è poi appreso che Rosario Crocetta (Pdci), sindaco di Gela, rischiava di essere ucciso dalla mafia. Attraverso intercettazioni ambientali, telefoniche e con il ritrovamento di alcuni "pizzini", i magistrati della Direzione distrettuale antimafia nissena hanno accertato che il pericolo era serio e concreto. Le indagini sulla cosca gelese di Cosa nostra erano state rilanciate subito dopo il blitz, lo scorso 3 dicembre, nel casolare in cui si nascondeva il capomafia latitante Daniele Emmanuello, ucciso da un proiettile sparato da un poliziotto.
Crocetta ha appreso la notizia dal prefetto e dai magistrati che lo hanno incontrato. E ha commentato ironicamente: «Oggi (ieri, ndr) è il mio compleanno, compio 57 anni. Davvero un bel regalo della mafia». Poi ha aggiunto: «Gela è stata la capofila di un processo di rottura dei vecchi schemi in cui politica e mafia andavano a braccetto ed ha cominciato la lotta al racket delle estorsioni. Io continuerò la mia battaglia come ho sempre fatto».
Da quando è sindaco, Crocetta ha ricevuto una serie interminabile di minacce. Nel 2003, la polizia scoprì che la mafia stava preparando un agguato utilizzando un killer venuto dalla Lituania, che avrebbe dovuto uccidere il sindaco durante la processione dell'Immaco-lata, l'8 di dicembre. Ma in assenza di prove schiaccianti lo straniero fu rimpatriato e al sindaco fu assegnata la scorta che ora è stata rafforzata.
Gela, del resto, è la cittadina degli attentati: ogni giorno si registra un'auto incendiata. Crocetta ha ricevuto solidarietà bipartisan da decine di esponenti politici tra i quali Fausto Bertinotti (Rc), il leader Pd Walter Veltroni, e molti esponenti del centro-destra. (M.Lud.)