“Fehida”, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura generale

“Fehida”, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura generale

15/07/2012

Dieci persone appartenenti alle cosche di ’ndrangheta di San Luca dovranno adesso ritornare in carcere. Tutti coinvolti nell’inchiesta sulla guerra intestina tra “Pelle-Vottari” e “Nirta-Strangio”

“Fehida”, la Cassazione accoglie il ricorso della Procura generale

 La Corte di Cassazione ha dato ragione alla Procura Generale di Reggio Calabria. Esiste un reale e concreto pericolo di fuga e, pertanto, va ripristinata la custodia cautelare in carcere nei confronti di Domenico Pelle, Emanuele Biviera, Domenico Mammoliti, Giuseppe Biviera, Michele Carabetta, Vincenzo Biviera, Antonio Giorgi, Giuseppe Pugliesi, Antonio Vottari e Raffaele Stranieri.

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‘ndrangheta-sequestrati beni a presunto esponente clan ursino

‘Ndrangheta: sequestrati beni a presunto esponente clan Ursino

4 Luglio 2012 – 13:00

(ASCA) – Reggio Calabria, 14 lug – I Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica (Rc), hanno eseguito un decreto di sequestro beni a Gioiosa Jonica, Grotteria e Mammola, emesso dal Tribunale, Sezione misure di prevenzione, di Reggio Calabria nei confronti di Vincenzo Bruzzese, 46anni, nato a Torino e residente a Gioiosa Jonica (Rc), detenuto per spaccio e traffico di droga. L’uomo e’ indiziato di appartenere alla cosca di ‘ndrangheta Ursino di Gioiosa Jonica.

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‘Ndrangheta, sequestrati beni-anche a Siderno- per un milione ad affiliato cosca Longo-Versace

‘Ndrangheta, sequestrati beni per un milione ad affiliato cosca Longo-Versace

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ultimo aggiornamento: 20 giugno, ore 14:04
Reggio Calabria – (Adnkronos) – Colpito il patrimonio di Luigi Riccardo Rosario Gandolfo, di 40 anni, coinvolto nell’operazione ”Scacco matto” del marzo 2011 coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina

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Minacce di morte al Coordinatore di Libera Reggio Calabria

Libera Informazione esprime vicinanza al coordinatore di Libera in Calabria

Minacce di morte al Coordinatore di Libera Reggio Calabria

Libera: «Vicinanza e corresponsabilità a Mimmo Nasone. Non ci faremo intimidire»

Mimmo Nasone coordinatore di libera

Reggio Calabria

E’ da anni in prima linea, accanto alle vittime di reati di mafia e nei quartieri più difficili di Reggio Calabria, insieme ai giovani. Con lui, donne e uomini liberi  hanno scelto di ricostruire un tessuto civile sano a partire dall’entusiasmo dei giovani, dell’associazionismo, degli imprenditori, degli studenti. Tutto questo mette in pericolo le ‘ndrine che hanno deciso di farlo sapere, con una minaccia diretta. Il destinatario è Domenico Nasone, per gli amici “Mimmo” il coordinatore di Libera a Reggio Calabria che è stato raggiunto da una lettera anonima nella quale è stato minacciato di morte. L’intimidazione è stata inviata nella sede dell’associazione in Calabria nel fine settimana ed è stata ritrovata stamani da Nasone che ha provveduto a sporgere regolare denuncia.

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Siderno (Rc): arrestato il latitante Giuseppe Gallizzi

Siderno (Rc): arrestato il latitante Giuseppe Gallizzi


Nella nottata personale del Commissariato di P.S. di Siderno e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, a conclusione di un’articolata e laboriosa attività investigativa coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, procedeva all’arresto del GALLIZZI Giuseppe (classe 1951) di Gioiosa Ionica, latitante dal Giugno del 2011 poiché colpito dal Provvedimento Restrittivo della Custodia Cautelare emessa nei suoi confronti per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso. Noto boss della vecchia ‘ndrangheta della vallata del Torbido, il GALLIZZI Giuseppe fa parte dell’associazione mafiosa operante da anni sul territorio piemontese con propri referenti nelle strutture organizzative presenti in Calabria (tra questi, COMMISSO Giuseppe detto “u mastru” di Siderno) e costituita da nove articolazioni territoriali denominate “locali” e da una struttura-funzione denominata “crimine” (tutte coordinate da CATALANO Giuseppe, recentemente suicidatosi a Torino).

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Catturato in Calabria il latitante Rocco Trimboli, il pentito: “E’ lui il killer di Milano”

Catturato in Calabria il latitante Rocco Trimboli, il pentito: “E’ lui il killer di Milano”

Il boss della Locride è finito in manette. Implicato nell’inchiesta Minotauro della procura di Torino, viene indicato da un collaboratore di giustizia come l’assassino di Pasquale De Marco, ammazzato a colpi di 7,65 il 28 ottobre 1991 a Corsico

di Davide Milosa

Un latitante catturato e un vecchio omicidio irrisolto. Dalla Calabria a Milano. Dal 2012 indietro fino ai primi anni Novanta. Tutto si tiene nella storia di Rocco Trimboli, boss della ‘ndrangheta catturato ieri a Casignana.

Vent’anni fa, dunque, quando Milano si riscopre città corrotta e mafiosa. La Fiat uno fa segno di accostare. La Peugeot 205 rallenta. Iniziano gli spari. Diversi proiettili di calibro 7,65 piombano in rapida successione. Quattro colpiscono il conducente sul lato sinistro, al braccio e al torace. La morte è quasi istantanea. Solo il tempo di accompagnare l’auto per oltre cento metri davanti al cimitero. Pasquale De Marco, classe ’68, originario di Platì (Reggio Calabria) viene ucciso così. Sulla macchina c’è anche Saverio Pangallo, 21 anni, pure lui originario della Locride. Da quell’auto riesce a uscire. I killer sparano e lo colpiscono alla spalla destra. Corre fino a quando incontra due vigili e lancia l’allarme. Gli assassini si dileguano.

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‘Ndrangheta, il boss tradito dal superenalotto

‘Ndrangheta, il boss tradito dal superenalotto

Francesco Pesce è stato incastrato mentre consegnava
schedine da giocare ai suoi fiancheggiatori

REGGIO CALABRIA – Sognava la libertà e i numeri da giocarsi al Lotto. Anche da latitante Francesco Pesce, 34 anni, detto “u testuni”, reggente dell’omonimo clan di Rosarno, non aveva perso l’abitudine al gioco. Rincorreva la fortuna anche dal suo bunker a cinque stelle con sedici telecamere a luci infrarosse. La passione per il SuperEnalotto l’ha però tradito. Ad incastrarlo i filmati delle stesse telecamere piazzate dal boss attorno al perimetro del suo nascondiglio. Il Ros e i carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria hanno documentato la consegna delle schedine che il boss affidava ad alcuni suoi fiancheggiatori che avevano il compito di giocarle. Operazioni che sono stati decisive per la sua cattura, avvenuta ad agosto del 2011, all’interno di un bunker costruito dentro un deposito giudiziale di auto, Demolsud, a pochi chilometri da Rosarno, regno dei Pesce. Con lui in carcere, con l’accusa di favoreggiamento, finì anche Antonio Pronestì, 45 anni, titolare del deposito.

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Uccisa perché tradiva il marito boss

Uccisa perché tradiva il marito boss

Risolto il caso della donna freddata nel 1994 a Reggio Calabria, di cui non fu mai ritrovato il corpo. Tra le 12 persone arrestate nell’ambito di un’operazione della Procura Antimafia i presunti responsabili dell’omicidio.

Uccisa perché tradiva il marito boss

Blitz della Polizia

REGGIO CALABRIA – Ci sono i presunti responsabili della morte di Angela Costantino, la donna scomparsa nel 1994, moglie di Pietro Lo Giudice, esponente del clan omonimo, fra le 12 persone arrestate stamane dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Della donna, dopo la scomparsa, non si ebbero più notizie. Il cadavere non è stato mai ritrovato. Secondo quanto si apprende, gli inquirenti hanno acquisito testimonianze utili ai fini della soluzione del caso.

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