‘Ndrangheta, beni per 7 milioni sequestrati nella Locride

Nell’ambito dell’incisiva azione di aggressione ai patrimoni illeciti delle famiglie di ‘ndrangheta portata avanti dal Questore Casabona, il personale del Commissariato di P.S. di Siderno e della Divisione Anticrimine della Questura ha dato esecuzione al decreto di sequestro nr.  244/2011 R.G.M.P. e 34/11 Provv. Seq., emesso dal Tribunale di Reggio Calabria –  sezione Misure di Prevenzione, depositato il 6.10.2011, a carico di Antonio e Francesco Tallura, in oggetto generalizzati, nonché dei terzi interessati:
Giuliana Calimero, 43 anni (moglie di Antonio Tallura), Giuseppe Monteleone deceduto il 13.01.2010 e Giuseppa Pelle, 42 anni, moglie di Francesco Tallura.

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Arrestato il boss dell’ndrangheta Vincenzo Pipitella dalla squadra mobile di Torino e di Genova

Arrestato il boss dell’ndrangheta Vincenzo Pipitella dalla squadra mobile di Torino e di Genova

Arrestato il boss dell’ndrangheta Vincenzo Pipicella, latitante dal 2009

La squadra mobile della questura di Torino ha completato l’operazione con i colleghi di Genova. Il boss non era mai riuscito a essere arrestato a causa di alcuni documenti falsi

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Agguato nelle campagne di Varapodio nel reggino, morti due giovani fratelli

Agguato nelle campagne di Varapodio nel reggino, morti due giovani fratelli

Reggio Calabria – (Adnkronos) – Francesco Donato, 18 anni, è morto sul colpo durante la sparatoria mentre Carmelo, 26 anni, è deceduto poche ore dopo il suo arrivo in ospedale. Il padre delle vittime, Saverio, nel 2000 era stato ucciso in un agguato nella frazione Amato di Taurianova

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Giuseppina Pesce rientra tra i collaboratori.Le ‘ndrine tremano

Giuseppina Pesce rientra tra i collaboratori.Le ‘ndrine tremano

Giuseppina Pesce, anello debole della cosca dei Pesce che agisce nella piana di Gioia Tauro, diventa teste chiave in diversi processi d’ndrangeta.

La donna è nata nel 1980 e si è già pentita due volte, attualmente era agli arresti domiciliari per evasione . Giuseppina è figlia del boss detenuto Salvatore Pesce dell’omonima cosca della ‘ndrangheta che insieme ai Bellocco si divide il dominio del territorio di Rosarno.

 

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‘Ndrangheta, Antonio Pelle evade dall’ospedale di Locri

‘Ndrangheta, Antonio Pelle evade dall’ospedale di Locri

Era stato scarcerato ad aprile per motivi di salute. Tassone (udc): «episodio gravissimo non era sorvegliato»

Antonio Pelle (Emblema)
Antonio Pelle

REGGIO CALABRIA – Antonio Pelle, 49 anni, soprannominato «Vancheddu» o «la mamma» ritenuto uno degli esponenti di spicco della cosca omonima di San Luca, è evaso dall’ospedale di Locri. L’evasione è avvenuta nel pomeriggio di mercoledì Quando i medici si sono recati nella sua stanza si sono accorti che non c’era e che non era presente neanche in altri locali dell’ospedale. Pelle aveva ottenuto gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute nell’aprile scorso su decisione della Corte d’appello di Reggio Calabria. Cinque giorni fa, l’uomo ha avuto un malore ed è stato portato al pronto soccorso dell’ospedale di Locri dove è stato ricoverato.

 

 

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Vincenzo Cordì da ieri è un uomo libero

Vincenzo Cordì da ieri è un uomo libero

Ha lasciato la casa circondariale di Terni dove ha scontato 12 anni, molti in regime di carcere duro – A carico del boss, oggi 54enne, il solo obbligo della sorveglianza speciale

LOCRI – Erano circa le undici di ieri mattina quando Vincenzo Cordì, ritenuto al vertice dell’omonima consorteria di Locri, ha lasciato la casa circondariale di Terni dove ha trascorso gli ultimi anni di detenzione in regime di carcere duro. Nei suoi confronti rimane il solo obbligo della sorveglianza speciale nel comune di Locri per i prossimi tre anni, come disposto dal Tribunale reggino delle misure di prevenzione che, nel 1999, ha rigettato la richiesta della Procura e della Questura, di sequestro di alcuni suoi beni.

Enzo Cordì, 54 anni tra un mese, ha finito di scontare 12 anni di condanna a seguito delle sentenze passate in giudicato dei due processi denominati “Primavera”.

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Il pm antimafia lancia l’allarme La ‘ndrangheta usa i frontalieri

 

Il pm antimafia lancia l’allarme
La ‘ndrangheta usa i frontalieri

COMO – Code alla dogana di Ponte Cjhiasso (Foto by Carlo Pozzoni)

COMO Frontalieri appetibili ai clan calabresi. È il pubblico ministero Alessandra Dolci a parlare, nell’udienza preliminare a carico di 119 presunti affiliati alla ‘ndrangheta lombarda: «Si coinvolge un frontaliere perché è fatto notorio che le persone che tutti i giorni vanno a lavorare all’estero, in Svizzera, non vengono controllati in quanto noti alla polizia di frontiera».

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