Le mani di Reggio su l’Aquila

Il controllo dell’economia dei Borghetto-Zindato-Caridi esteso dalla città dello Stretto all’Abruzzo
Le mani di Reggio sull’Aquila

Scacco alle cosche che fiutarono l’affare-ricostruzione all’Aquila

Dopo il sisma appalti ghiotti
Santo Caridi fiutò l’affare dei lavori per il terremoto e agganciò un imprenditore edile all’Aquila


di MICHELE INSERRA

REGGIO CALABRIA -Il terremoto in Abruzzo dell’aprile 2009 era visto come una sorta di provvidenza dalle cosche reggine.

La tragedia che viveva la popolazione aveva fatto emergere il fiuto per l’affare.
La scossa principale, di 5,8 gradi della scala Richter, si era registrata attorno alle 3,30. L’epicentro era stato individuato a una decina di chilometri dall’Aquila. Il sisma era stato avvertito in tutto il centro- sud d’Italia, dalla Romagna a Napoli. Oltre ai morti e ai dispersi, i feriti furono circa 1.500 e almeno 70mila gli sfollati, intere famiglie costrette ad allontanarsi dalle proprie abitazioni.

Una prima stima parlò di 10-15 mila edifici danneggiati con pesanti danni al patrimonio storico e artistico della regione.
Numeri impressionanti che hanno fatto gola alle cosche reggine.

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Mafia/ La nipote Messina difende lo zio: è una persona bellissima

Mafia/ La nipote Messina difende lo zio: è una persona bellissima

La giovane ha pubblicato alcuni post su Facebook

A tre giorni dalla cattura a Favara del superlatitante agrigentino Gerlandino Messina, la nipote del boss, figlia di una sorella, prende le difese dello zio intervenendo in un forum avviato su una bacheca di Facebook. La ragazza, che trova sostegno anche nei commenti lasciati dal fidanzato, scrive di essere “fiera d’essere nipote” di Gerlandino Messina, definendo il parente una “persona bellissima”. Le parole della giovane hanno suscitato le risposte indignate degli altri cibernauti, che hanno ricordato l’uccisione, da parte del capomafia di Porto Empedocle, del maresciallo Giuliano Guazzelli nell’aprile del ’92; e la morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia, rapito da Messina nel ’93, e sciolto nell’acido da Giovanni Brusca dopo 779 giorni di prigionia.

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‘ndrangheta, una Cadillac e una Triumph fra i beni sequestrati all’ex manager Asl

‘ndrangheta, una Cadillac e una Triumph
fra i beni sequestrati all’ex manager Asl

Operazione della Dia a carico dell’ex direttore generale dell’azienda sanitaria pavese Chiriaco
Nel mirino anche quote societarie, conti correnti, immobili. Giorni fa un nuovo ordine di arresto

Quote societarie, conti correnti, immobili, lotti di terreno edificabili, due prestigiose autovetture (una Cadillac e una Triumph), per un valore complessivo di circa un milione di euro, tutti riconducibili all’ex direttore della Asl pavese Carlo Chiriaco sono stati sequestrati dagli agenti della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Milano. Il provvedimento “preventivo d’urgenza” è stato disposto dalla Procura milanese.

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Desio, ‘ndrangheta ancora attiva

Desio, ‘ndrangheta ancora attiva
In carcere la fidanzata del boss

Desio – Nuovi sviluppi dell’inchiesta anti ‘ndrangheta “Infinito” , dopo gli arresti della scorsa estate che hanno portato, tra l’altro, alla scoperta di “locali” anche in Brianza (Desio, Seregno, Limbiate, Solaro). Sono 21 le ordinanze di custodia cautelare in carcere effettuate in questi giorni dai carabinieri in tutta la Lombardia, su ordinanza del gip di Milano Andrea Ghinetti. Non risultano politici coinvolti.

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‘Ndrangheta, arrestato responsabile attentati a pg a Reggio

‘Ndrangheta, arrestato responsabile attentati a pg a Reggio

Il boss Antonio Cortese, affiliato alla cosca Lo Giudice, è stato fermato al confine con Slovenia

di Ezio De Domenico

REGGIO CALABRIA – A Reggio Calabria si respira sempre piu’ aria di svolta nella lotta contro la ‘ndrangheta. Lo dimostrano le indagini sugli attentati ai magistrati e le rivelazioni sul punto di Antonino Lo Giudice, il boss pentito della ‘ndrangheta che si e’ autoaccusato dell’organizzazione delle intimidazioni. Oggi l’attivita’ investigativa ha segnato un altro momento determinante con l’arresto di Antonio Cortese, 48 anni, indicato da Nino Lo Giudice come l’esecutore materiale delle intimidazioni ai danni dei magistrati reggini. Dall’attentato del 3 gennaio contro la Procura generale a quello contro l’abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro del 26 agosto. Per finire col bazooka fatto ritrovare il 5 ottobre scorso davanti l’ufficio della Dda di Reggio Calabria, preceduto da una telefonata di minacce contro il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone.

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‘Ndrangheta: “Freevillage” in Calabria, 5 arresti

‘Ndrangheta: “Freevillage” in Calabria, 5 arresti

”Qui dentro siete tutti miei ospiti”. Cosi’ il boss della ‘Ndrangheta Mario Mongiardo, 42 anni, elemento di spicco della cosca Gallace di Guardavalle, nella zona di Soverato (Catanzaro), si rivolgeva ai dirigenti della società che gestisce parte del villaggio turistico ”Sant’Andrea”, a Sant’Adrea sullo Ionio, ai quali imponeva il pagamento di tangenti e l’assunzione di persone a lui gradite.

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‘Ndrangheta: arrestate 300 persone in Calabria e nord Italia con un maxi blitz della Polizia e Carabinieri Sequestrati beni mobili e immobili per decine di milioni di euro.


‘Ndrangheta: arrestate 300 persone in Calabria e nord Italia con un maxi blitz della Polizia e Carabinieri


Sequestrati beni mobili e immobili per decine di milioni di euro. Maroni: la più importante operazione degli utlimi anni
«Si tratta in assoluto della più importante operazione contro la ‘ndrangheta degli ultimi anni, che oggi viene colpita al cuore del suo sistema criminale sia sotto l’aspetto organizzativo che quello patrimoniale». Sono le parole con cui il ministro dell’Interno  Roberto Maroni ha commentato, congratulandosi con il capo della Polizia Antonio Manganelli e con il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli, «l’eccezionale operazione antimafia condotta oggi in varie regioni d’Italia».

Un maxi blitz contro la ‘ndrangheta, che ha portato all’arresto di oltre 300 persone in diverse parti d’Italia per vari reati, è stato infatti condotto dalle prime ore di questa mattina da 3.000 uomini della polizia di Stato e dei carabinieri. Le ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione, in particolare, in Calabria e in diverse località dell’Italia settentrionale.

Le accuse vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico di armi e stupefacenti, dall’omicidio all’ estorsione, dall’usura ad altri gravi reati. Gli inquirenti calabresi e lombardi, al lavoro da tempo su questa inchiesta, hanno indagato in particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord Italia, sia nelle attività produttive e commerciali, sia nel mondo politico e amministrativo locale.

Oltre agli arresti, il blitz delle forze dell’ordine ha portato anche al sequestro di denaro, armi e droga. Nel corso della maxi-operazione contro la ‘ndrangheta sono stati sottoposti a sequestro preventivo, hanno riferito gli stessi investigatori, beni mobili e immobili per decine di milioni di euro.

La maxi-operazione scattata stanotte e denominata ‘Il crimine’ ha colpito le più importanti e potenti famiglie della ‘ndrangheta delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone, oltre alle loro proiezioni extraregionali ed estere.
Secondo gli inquirenti sono state di fatto ’destrutturate’ le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo.

«Gli eccellenti risultati conseguiti in questi ultimi mesi contro la mafia – ha sottolineato Maroni nel comunicato diffuso dal Viminale – sono il frutto di una costante ed efficace opera di coordinamento tra le Forze di polizia e la magistratura, tutte impegnate in modo straordinario nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata».

Fonte: Ministero dell’Interno


NDRANGHETA: PRESO DOMENICO OPPEDISANO,CONSIDERATO N.1


Reggio Calabria 13 luglio 2010.  – Tra gli arrestati nel blitz contro la ‘ndrangheta, si apprende da fonti informate, c’è anche Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato dagli investigatori l’attuale numero uno delle cosche calabresi. La sua nomina a “capocrimine” – cioè colui che è al vertice dell’organismo che comanda su tutte le ‘ndrine ed è denominato “Provincia” – sarebbe stata decisa il 19 agosto del 2009 nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, entrambi figli di boss.
A quel matrimonio, hanno accertato gli investigatori, vennero decise tutte le cariche di vertice della ‘Ndrangheta: capocrimine fu nominato appunto Oppedisano, a rivestire il ruolo di ‘capo società, cioè il numero 2, è stato scelto Antonino Latella (già arrestato), mentre il ruolo di ‘mastro generalè fu affidato a Bruno Gioffrè. Oppedisano, sottolineano gli investigatori, che è nato e viveva a Rosarno, appartiene al mandamento ‘Tirrenicò, Latella a quello del ‘Centrò, e Gioffrè a quello ‘Jonicò: in sostanza, viene fatto notare, i tre ruoli apicali erano equamente divisi per ogni mandamento. La nomina di Oppedisano divenne effettiva il 1 settembre 2009 a mezzogiorno in punto, al santuario di Polsi durante le celebrazioni per la festa della Madonna. Secondo gli investigatori, Oppedisano è «punto di riferimento dell’intera organizzazione» e «fautore di una politica pacifista all’interno dell’organizzazione», chiamato in causa per la «risoluzione di controversie» sorte nell’ambito della criminalità organizzata per la spartizione di appalti, anche al nord, sia per le liti tra ‘localì anche all’estero«. (ANSA).

‘NDRANGHETA: BLITZ CC-PS; COSCA SI CHIAMAVA “LA LOMBARDIA” –

Stando alle indagini il boss Pino Neri sarebbe stato “eletto” con un vero e proprio brindisi durante una cena a Paderno Dugnano, nel Milanese. Alla riunione avrebbero partecipato diversi esponenti della ‘ndrangheta che hanno deciso di eleggere Neri come boss lombardo. La centralità della struttura messa in piedi dagli ‘ndranghetisti nella regione del Nord sarebbe testimoniata anche dal nome dato all’organizzazione, «La Lombardia», appunto, e si risconterebbe anche dal numero degli arresti effettuati dalle forze dell’ordine proprio in Lombardia, circa la metà dei 300 eseguiti nell’operazione. Secondo le risultanze, il boss avrebbe dato vita a una organizzazione diversa dalla classica struttura ‘ndranghetistica, non solo orizzontale ma anche verticale, una specie di organo di coordinamento. (ANSA).

‘NDRANGHETA: TRA GLI ARRESTATI ANCHE 4 CARABINIERI

Milano, 13 luglio 2010 – Sono quattro i carabinieri arrestati nell’ambito del maxi blitz contro la ‘ndrangheta che ha portato a 300 arresti. Le accuse per i militari sono, a vario titolo, concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione. Tra di loro figura anche Michele Belingieri, un appuntato dell’Arma già ‘noto alle cronachè per aver raccolto, come mostrato da un filmato, bossoli e cartucce sulla scena di un delitto di Rho dove, il 25 gennaio scorso, aveva perso la vita un albanese di 37 anni in seguito a una rissa nel ristorante «Il Brigante». Tra gli indagati figurano poi i nomi di un assessore comunale di Pavia, Pietro Trivi, accusato di corruzione elettorale e di un ex assessore provinciale di Milano, Antonio Oliviero. Trivi, stando a quanto si apprende negli ambienti giudiziari, avrebbe comprato voti dalla criminalità organizzata. Stando alla ricostruzione dell’accusa, l’ex assessore provinciale Oliviero sarebbe stato in rapporti con l’imprenditore Ivano Perego, responsabile della Perego Strade, arrestato per associazione mafiosa.