‘Ndrangheta, indagine Mithos due arresti

‘Ndrangheta, indagine Mithos due arresti

22-06-2010
I carabinieri di Soverato hanno arrestato due Maurizio Tripodi, di 51 anni, imprenditore, di Mongiana (Vibo Valentia) ma residente a Soverato, e Rosario Salvatore Fraietta, di 46 anni, artigiano, di Guardavalle ma residente nel Pavese.
I due sono accusati, per fatti commessi a cavallo degli anni 2003 e 2004 insieme ad altri 60 indagati, di associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e estorsione.
Tripodi, secondo l’accusa, faceva parte dell’allora nascente locale di ‘ndrangheta di Soverato, alleato con la famiglia Costa di Siderno e del gruppo delinquenziale facente capo a Bayan Khaled, per i quali la magistratura reggina aveva emesso sette ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dai carabinieri di Soverato nel dicembre del 2008 e nel febbraio del 2009.
Tommaso Costa oggi imputato dell’omicidio di Gianluca Congiusta

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Operazione Tamanaco: arrestati 16 narcotrafficanti, alleanza criminale ‘ndrangheta-camorra – La cocaina proveniente da Colombia e Venezuela

Operazione Tamanaco: arrestati 16 narcotrafficanti, alleanza criminale ‘ndrangheta-camorra – La cocaina proveniente da Colombia e Venezuela


REGGIO CALABRIA – Operazione della Guardia di finanza per l’arresto di sedici narcotrafficanti collegati, secondo l’accusa, con la famiglia di ‘ndrangheta dei Barbaro di Plati’ (Reggio Calabria) e di Latorre di Mondragone, (Caserta), collegati ai Casalesi. I militari del nucleo di polizia tributaria con l’aiuto della polizia olandese stanno anche arrestando, in Olanda, quattro broker internazionali del narcotraffico.

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Truffe: quattro arresti e 61 denunce Coinvolti finanzieri e un commercialista di Siderno

Truffe: quattro arresti e 61 denunce
Coinvolti finanzieri e un commercialista di Siderno

A dare il via all’inchiesta, circa due anni fa, sono stati i dubbi sorti su strane fughe di notizie dagli uffici della Finanza di Locri
08/06/2010 Quattro persone sono state arrestate e 61, denunciate per truffa e falso. È il bilancio di un’operazione eseguita dagli uomini della Guardia di Finanza di Locri, sulla base di indagini coordinate dal Procuratore Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone e dirette dal Procuratore Aggiunto Nicola Gratteri, coadiuvato dalla dott.ssa Maria Luisa Miranda. In manette un ufficiale della finanza in servizio a Catanzaro assieme a due sottufficiali e ad un commercialista di Siderno. Si tratta del capitano Vincenzo Insardà, di 34 anni. I marescialli arrestati, Giuseppe Crinò, di 52 anni, e Francesco Inzerillo, di 40, prestano servizio, rispettivamente, alla Compagnia di Locri ed alla tenenza di Roccella Ionica. Il commercialista è Salvatore Barranca, di 52 anni, che secondo le indagini avrebbe favorito gli interessi di ditte riconducibili alla locale criminalità organizzata, intrattenuto fitti rapporti confidenziali con l’ufficiale e con il maresciallo del corpo in servizio nella stessa compagnia di Locri e, da tempo, trasferiti altrove.
I finanzieri, secondo l’accusa, informavano l’interessato delle indagini e dei controlli in corso. Attraverso contatti privilegiati con il maresciallo, il commercialista riusciva, infatti, a reperire notizie riservate su accertamenti fiscali in corso, al fine di condizionare l’esito finale dei controlli a vantaggio dei suoi «clienti».

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Catturato il latitante Santo Gligora

Gligora “tradito” da sua cura del corpo

 

Platì (Reggio Calabria). Avesse tenuto meno alla cura del corpo, forse avrebbe potuto evitare le manette; quantomeno in questa occasione. Santo Gligora, 51 anni, latitante dal 1997, ha pagato con le manette la buona abitudine di dedicare quella prima ora della sua giornata all’esercizio fisico.

Già qualche giorno addietro i Carabinieri lo avevano scorto fuori dal rifugio in cui si nascondeva, in contrada Senoli di Platì: un fabbricato rurale all’interno del quale, alle prime luci dell’alba di quest’oggi, i militari del Comando provinciale, del Ros e del Gruppo Eliportato Cacciatori, hanno fatto irruzione. Sorpreso nel sonno, Gligora non ha potuto far altro che consegnarsi ai mastini dell’Arma.

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Gratteri a La Russa: arresto latitanti non è merito del governo

Gratteri a La Russa: arresto latitanti non è merito del governo

Botta e risposta tra il procuratore aggiunto di Reggio Calabria e il ministro della Difesa alla trasmissione Radio Anch’io in merito ai recenti arresti dei latitanti di ‘ndrangheta

«Gli arresti dei latitanti che si susseguono negli ultimi tempi non rappresentano un merito del governo ma delle forze dell’ordine, che però lavorano con grandi sacrifici perchè hanno organici insufficienti». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, replicando, nel corso della trasmissione Radio Anch’io al ministro della Difesa Ignazio La Russa.
Per Gratteri, «il Governo ha fatto due cose importantissime abolendo il patteggiamento in appello, che era uno scandalo ed un regalo alle mafie e modificando la normativa sul sequestro e la confisca dei beni, che oggi sono più facili. Il resto dei provvedimenti adottati dall’esecutivo, però, mi sembrano palliativi». Secondo Gratteri, «bisogna attuare un’inversione di tendenza perchè è da oltre dieci anni che si fanno concorsi nelle forze dell’ordine in numero insufficiente, tanto che non si riesce a coprire i vuoti che si determinano per i pensionamenti».

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Nova Bovalino: “Operazione Letterina” incoraggi ribellione alla cultura della illegalita’

Nova Bovalino: “Operazione Letterina” incoraggi ribellione alla cultura della illegalita’

Bovalino (Reggio Calabria) 02 gennaio 2010. “L’arresto dei responsabili delle tentate estorsioni ai titolari di alcuni esercizi commerciali bovalinesi ha una grande valenza giuridica e simbolica.

L’operazione di polizia dimostra che, quando le vittime del racket si ribellano e denunciano i loro aguzzini, lo Stato è in grado di individuarli e colpirli con fermezza. Un dato che deve infondere agli imprenditori bovalinesi il coraggio di non piegarsi alle richieste degli estorsori e di smascherarli.

 

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‘Ndrangheta, 26 arresti per il porto di Gioia Tauro

I boss garantivano ai cinesi il passaggio “tranquillo” delle merci contraffatte
In manette anche un ex direttore e un funzionario dell’ufficio dogana

‘Ndrangheta, 26 arresti per il porto di Gioia Tauro

di GIUSEPPE BALDESSARRO

REGGIO CALABRIA – Stavano trasformando Gioia Tauro nella porta per l’Europa di tutte le merci contraffatte d’oriente.

Ai cinesi garantivano prezzi competitivi e controlli praticamente nulli. Alle ‘ndrine andavano guadagni favolosi. Quando arrivavano le navi sapevano come ungere i meccanismi della dogana.

Come far chiudere un occhio, o anche tutti e due, a funzionari “amici”. I boss della ‘ndrangheta avevano messo le mano sui moli di uno dei più grandi porti del Mediterraneo.

E facevano affari d’oro. Si occupavano di tutto. Attraverso la “Cargoservice srl” fornivano la loro “attività di rappresentanza doganale”.

Ai cinesi stava bene.

Da una parte infatti risparmiavano sulle tasse dichiarando merce di valore inferiore a quello reale. Dall’altra riempivano i container di capi d’abbigliamento contraffatti. Nike, Kappa, Puma, oppure Crocs. Passava tutto da Gioia. Bastava pagare. La tangente delle ‘ndrine si chiamava “assistenza”, una conveniente voce di bilancio.

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