Truffa servizio sanitario, ai domiciliari l’ex direttore Ospedale israelitico e presidente Inps Antonio Mastrapasqua

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Quattordici ordinanze di custodia cautelare e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di medici e dirigenti della casa di cura privata. Le ipotesi di reato sono falso e truffa in danno della sanità pubblica: l’accusa è di aver chiesto alla Regione rimborsi gonfiati per le prestazioni sanitarie. Mastrapasqua era noto come “mister 25 poltrone”

di | 21 ottobre 2015

L’ex direttore dell’Ospedale israelitico di Roma Antonio Mastrapasqua è finito ai domiciliari con l’accusa di truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi gonfiati a fronte di prestazioni sanitarie. Insieme a lui sono stati raggiunti da misure restrittive altri 16 tra dirigenti, medici e operatori della casa di cura privata.

Già nel gennaio dello scorso anno era emerso che Mastrapasqua, noto per i 25 incarichi in consigli di amministrazione e collegi sindacali e all’epoca anche presidente dell’Inps e vicepresidente di Equitalia, era indagato per questa vicenda, incentrata sulle schede di dismissione “taroccate” per ottenere dalla Regione Lazio milioni di euro di rimborsi non dovuti. Una settimana dopo il commercialista ha lasciato la poltrona di vertice dell’istituto previdenziale, su cui sedeva dal 2008. Decisione presa a valle della presentazione da parte del governo Letta di un disegno di legge sul conflitto di interessi.

Le ipotesi di reato sono falso e truffa in danno della sanità pubblica. Le misure, che comprendono 14 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, sono state eseguite dai carabinieri del Nas di Roma e derivano dai risultati di indagini condotte dallo stesso nucleo antisofisticazioni e sanità e coordinate da un pool della Procura di Roma. Tra i destinatati dei provvedimenti, emessi dal gip Maria Paola Tomaselli su richiesta dei pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia, figurano il direttore generale e amministrativo Tiziana D’Agostini, Gianluigi Spinelli, direttore sanitario nonché responsabile del Day Hospital, Mirella Urso, responsabile dell’ufficio controllo appropriatezza cartelle cliniche, Elvira Di Cave, primario del reparto di ortopedia, Pietro Aloisi, responsabile del servizio urologia, e Naim Nasrollah, medico chirurgo. L’autorità giudiziaria di Roma ha disposto anche un sequestro preventivo per equivalente di 7,5 milioni di euro, somma pari all’indebita richiesta economica eccedente le prestazioni erogate dalla struttura.

Le indagini, che si sono concentrate sui conti della struttura tra il 2006 e il 2009, hanno messo in luce molti ‘interventi fantasma‘: il 94% delle cartelle cliniche, stando a quanto accertato dagli investigatori, era stato alterato per far risultare prestazioni più costose rispetto a quelle effettivamente erogate. Per esempio ricoveri al posto di operazioni in regime ambulatoriale. I filoni dell’inchiesta sono però tre: oltre a quello che si concentra sull’alterazione della tipologia di interventi eseguiti (specie per biopsie prostatiche e tiroidee e correzione dell’alluce valgo) per ottenere rimborsi maggiorati, ce n’è anche uno sulla modifica dello stato dei luoghi, della destinazione d’uso dei locali ospedalieri e delle attività sanitarie per mascherare lo svolgimento di attività irregolari e un terzo sull’erogazione parziale, in carenza di autorizzazione, dei servizi di assistenza domiciliare.

Fonte: il fatto quotidiano

 

 

 

Da Cutro alla conquista del Nord Italia: 52 boss e affiliati verso il processo

E’ il filone calabrese dell’inchiesta Aemilia sulla ‘ndrangheta. Al vertice dell’organizzazione Nicolino Grande Aracri

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di GIUSEPPE BALDESSARRO

La Procura di Catanzaro ha chiuso le indagini relative al filone calabrese dell’inchiesta Aemilia. Nelle scorse ore la Dda del capoluogo di regione ha fatto notificare gli avvisi a 52 tra boss, affiliati e complici della cosa Grande Aracri di Cutro. Il provvedimento, nel quale vengono sintetizzati i capi d’imputazione, definisce e disegna dettagliatamente la catena di comando della potente cosca crotonese individuando ruoli e funzioni all’interno dell’organizzazione criminale. Un clan saldamente nelle mani dei Grande Aracri a cui risultano legate anche le famiglie dei Villirillo, dei Salerno, dei Diletto e dei Riillo.

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Roma – Catturati i latitanti Giuseppe e Antonio Strangio –

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I latitanti Giuseppe e Antonio Strangio, 36 e 33 anni dell’omonima cosca di San Luca, sono stati catturati dagli agenti della Squadra Mobile di Roma, coordinati dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Sono stati trovati all’interno di una casa con muri molto alti e recintati. Antonio Strangio è stato sorpreso nel giardino dell’abitazione mentre Giuseppe, il fratello si trovava all’interno. Gli Strangio erano destinatari di un fermo di indiziato di delitto emesso dalla D.D.A. di Roma e Reggio Calabria a conclusione dell’indagine denominata “Acero – Krupy”, condotta nei confronti di appartenenti alle cosche Aquino/Coluccio, Figliomeni, Commisso, Strangio operative in Calabria e nel Lazio, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, traffico di armi e riciclaggio, reati consumati in ambito nazionale e internazionale. Nell’abitazione sono stati trovati 5000 euro, cinque telefoni cellulari e carte di credito.
fonte: strill.it

‘Ndrangheta, inchiesta ‘Circolo Formato’: confermate condanne per ex sindaco e Mazzaferro –

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La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha in parte confermato è in parte rivisto le condanne scaturite dall’operazione ”Circolo formato” contro presunti vertici e affiliati alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e di reati in materia di droga. Tra i condannati figurano l’ex sindaco Rocco Femia, due ex assessori e il presunto boss Ernesto Mazzaferro.

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Sparatoria in un bar di Toronto, morta una calabrese che lavorava nel locale: indagini sul movente

La donna era originaria di Siderno e lavorava nel locale. Secondo la polizia canadese non era lei l’obiettivo dei killer, ma si è trovata nel posto sbagliato ed è stata uccisa

di PASQUALE VIOLI

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SIDERNO – Due italiani muoiono al termine di una sparatoria in Canada, una delle vittime è Maria Voci, 47 anni di Siderno.

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“Io, emigrato in Germania, prigioniero e schiavo della mafia”

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Ricattato, sottopagato e umiliato. Ecco la vicenda di un ragazzo milanese che per scappare dalla crisi ha cercato fortuna all’estero. Finendo però vittima di una società compromessa con la ‘ndrangheta calabrese

Federico aveva 22 anni quando da Milano partì per la Germania. Era il 2011, Berlusconi capitolava, l’Italia sembrava sull’orlo del baratro e il paese della Merkel veniva descritto come un Eldorado.

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