Governo Renzi auto-rottamato, fatto fuori Gratteri restano solo lobby e gattopardi

Governo Renzi auto-rottamato, fatto fuori Gratteri restano solo lobby e gattopardi

di | 21 febbraio 2014

Governo Renzi auto-rottamato, fatto fuori Gratteri restano solo lobby e gattopardi

Nel 1994 era stato Cesare Previti, l’avvocato degli affari sporchi di Silvio Berlusconi, a entrare al Quirinale come Guardasigilli in pectore e a uscire degradato. Sull’onda dell’indignazione suscitata dalla scoperta di Tangentopoli, il Colle aveva detto no. E Previti era finito alla Difesa. Oggi, nel mondo alla rovescia dei ladri e della Casta, a venir depennato all’ultimo momento dalla lista ministri, è Nicola Gratteri, stimato magistrato antimafia, la cui colpa principale è quella di aver sognato di poter far funzionare la giustizia anche in Italia . Gratteri resterà in Calabria. E per la gioia della ‘ndrangheta, delle consorterie politico-mafiose e dell’Eterno Presidente, Giorgio Napolitano, in via Arenula ci finisce l’ex ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, celebre per aver chiesto l’abolizione dell’ergastolo e proposto l’abrogazione dell’obbligatorietà dell‘azione penale.

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Decreto Svuota carceri, amnistia e indulto 2014: ecco cosa prevede, per chi, come e quando

Decreto Svuota carceri, amnistia e indulto 2014: ecco cosa prevede, per chi, come e quando

Il governo Letta ha approvato alla Camera il decreto svuota carceri: ecco cosa prevede, per chi, come e quando.

Il governo Letta ha dato la fiducia al decreto “Svuota carceri”, parallelamente procede l’iter burocratico in commissione Giustizia del Senato per l’approvazione dei disegni legge su Amnistia e Indulto, e alla Camera è in corso una battaglia politica che vede contrari la Lega Nord, Fratelli d’Italia e M5S, secondo i quali il decreto svuota carceri è un insulto alla lotta alla criminalità, ma il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri ha dichiarato: “Il decreto che ha l’obiettivo di diminuire, in maniera selettiva e non indiscriminata il numero dei detenuti tramite l’utilizzo del doppio binario della modifica delle cause di ingresso e dei meccanismi di uscita”.

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Renzi astuto o incauto?

Renzi astuto o incauto?

Essere troppo astuti può generare conseguenze disastrose, e neanche impreviste…

Qualche osservazione sulla legge elettorale.
Se si pone una soglia di sbarramento per l’accesso alle assemblee elettive si dovrebbe evitare il premio di maggioranza: il cumulo dei due criteri deforma troppo il diritto di rappresentanza.

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Bindi a capo dell’Antimafia: sfruttò i sindaci anti boss per farsi eleggere alla Camera

Bindi a capo dell’Antimafia: sfruttò i sindaci anti boss per farsi eleggere alla Camera

Il Pd la candidò in Calabria: ma una volta presi i voti, non s’è più fatta vedere

Milano – A Siderno la stanno ancora aspettando. Eppure a Rosy Bindi la Locride dovrebbe esserle cara, visto che quei voti raccolti alle primarie Pd in Calabria sono stati decisivi per la sua elezione come capolista.

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Sedriano, Comune sciolto per mafia: prima volta che accade in Lombardia

Sedriano, Comune sciolto per mafia:
prima volta che accade in Lombardia

Il comando provinciale dei carabinieri ha fatto una relazione sulle infiltrazioni dei clan, la prefettura l’ha inviata al Consiglio dei Ministri e il comune del Milanese, insieme con il calabrese Cirò, entra nella lista di paesi “permeabili” alle infiltrazioni mafiose

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Antimafia, i nomi che non ti aspetti

NOMINE

Antimafia, i nomi che non ti aspetti

Il paladino del condono edilizio, l’indagato, il nemico giurato del 41bis. Dopo sette mesi di travaglio, ecco i nomi della commissione che faranno più discutere

Decisi i componenti della commissione antimafia 2013. Martedì sarà votato il presidente, probabilmente in quota Pd. Il nome di Rosy Bindi è quello che circola di più. Il Pdl proporrà Donato Bruno. La commissione si riunirà per la prima volta il 15 ottobre a Palazzo San Macuto.



Ci sono voluti sette mesi. Lunghi travagli interni ai partiti e la solita danza delle nomine e delle poltrone ne hanno bloccato l’insediamento. Tra i deputati e senatori che siederanno sugli scranni dell’organismo bicamerale, che ha il compito di indagare e approfondire il fenomeno mafioso, non mancano nomine che faranno discutere. Vediamo quali.

Carlo Giovanardi (Pdl), Il democristiano cresciuto nella rossa Emilia, passato poi nelle truppe di Silvio Berlusconi, negli ultimi tempi è diventato il difensore delle aziende emiliane bloccate dalla Prefettura perché a rischio condizionamento mafioso e quindi da tenere fuori dalla ricostruzione post sisma. Una questione che l’ha impegnato molto in questi mesi tanto da portare in aula diverse interrogazioni per chiedere modifiche alle interdittive antimafia. Provvedimenti amministrativi emanati dai prefetti sulla base di informative investigative, utilizzati per tenere alla larga imprese sospette dai cantieri pubblici. Dalle interrogazioni è passato poi alle vie di fatto presentando due emendamenti per modificare drasticamente questo strumento di prevenzione, ritenuto dagli addetti ai lavori indispensabile per prevenire l’infiltrazione mafiosa nei lavori pubblici. Proposta bocciata dall’ufficio legislativo del ministero dell’Interno, che nero su bianco ha motivato le sue preoccupazioni: gli emendamenti indebolirebbero l’azione dei prefetti. Ma Giovanardi è stato anche il dirigente di partito che ha criticato duramente la sua ex collega di partito Isabella Bertolini per aver denunciato la presenza di camorristi tra gli iscritti del Pdl modenese. Sospetto rivelatosi poi vero e che ha obbligato l’ala di Giovanardi ha depennare una serie di nominativi dagli iscritti. Nonostante le affermazioni di Bertolini fossero provate dai documenti, è finita sotto attacco con l’accusa di razzismo verso i meridionali e di voler giocare sporco in vista del congresso regionale.

Carlo Sarro(Pdl) è da sempre vicino alla famiglia di Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario imputato per concorso esterno in associazione camorristica. Di mestiere avvocato, in Campania, il deputato Sarro si batte da tempo per assicurare a centinaia di cittadini la riapertura dei termini del condono edilizio del 2003 che la regione, a guida centro sinistra, bloccò. Questione di giustizia spiega. Più volte ha proposto una moratoria sulle demolizioni delle case abusive: “Bisogna tenere in considerazione chi ha fatto ricorso all’abusivismo per necessità”. Si è reso protagonista di un’aspra polemica contro Libera e Don Luigi Ciotti presentando una interrogazione parlamentare. L’associazione aveva sottoscritto una petizione per opporsi proprio alla riapertura dei termini di condono edilizio.

Vincenza Bruno Bossio (Pd) è deputata calabrese del Partito Democratico. Condivide la passione per la politica con il marito Nicola Adamo, ex vicepresidente della regione Calabria durante la giunta Loiero. Bossio e marito sono usciti puliti dall’inchiesta Why not, Adamo resta, invece, imputato di corruzione e altri reati in un’altra inchiesta, condotta dalla Procura di Catanzaro, sull’eolico in Calabria.

Giovanni Bilardi (Gal) è un senatore del gruppo Gal, il centrodestra di governo. Ex consigliere regionale in Calabria dove era capogruppo della “Lista Scopelliti’. E’ indagato dalla procura di Reggio Calabria per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi per le spese dei gruppi regionali.

Donato Bruno (Pdl) è il candidato presidente del Pdl per la commissione antimafia. Avvocato, parlamentare di Forza Italia dal 1996, molto vicino all’ex ministro e pregiudicato Cesare Previti. Del tema criminalità Bruno si è più volte occupato difendendo a spada tratta i colleghi a processo per collusioni e viaggiando controcorrente sulle misure che, negli anni, lo stato ha messo in campo contro il crimine organizzato. Tra queste c’è quella del cosiddetto carcere duro per i boss, quel 41 bis che i mafiosi odiano, ma che in molte occasioni sono riusciti comunque ad aggirare. Donato Bruno, nel 2002, all’Ansa spiegava la sua opinione sul punto: “Personalmente io abrogherei il 41 bis, che è solo una tortura per i detenuti” esprimendo la sua contrarietà, per vizi di costituzionalità, a renderlo definitivo, ipotesi in discussione, in quei giorni, in Parlamento. Non solo Previti, però. Bruno ha avuto a cuore anche le sorti del capogruppo in Senato del Pdl Renato Schifani, attualmente indagato dalla Procura di Parlermo per concorso esterno. Quando, lo scorso luglio, il gip non ha accolto la richiesta di archiviazione della pubblica accusa chiedendo un supplemento di indagine, Bruno ha reagito così: «Decisione inspiegabile che ci lascia rammaricati».

Claudio Fazzone (Pdl) è il plenipotenziario del partito in provincia di Latina. Si è battuto come un leone contro lo scioglimento per condizionamento mafioso del comune di Fondi, assecondato dall’allora governo Berlusconi che decise di salvare l’ente locale nonostante fossero provate le infiltrazioni criminali. In ogni sede, anche giudiziaria, ha retto l’impianto accusatorio, la mafia a Fondi c’era, Fazzone parlava, invece, di complotto politico e mediatico. Nella relazione, redatta dal prefetto Bruno Frattasi, spuntava anche il nome del senatore, ora commissario antimafia. Era in una società con il sindaco Luigi Parisella e il cugino del primo cittadino Luigi Peppe. Così veniva descritto in una interrogazione parlamentare l’intreccio: “Il signor Luigi Peppe, oltre ad essere cugino del sindaco, è fratello di Franco Peppe (condannato nel processo Damasco II a 6 anni lo scorso giugno, ndr), soggetto in rapporti certi con la famiglia Tripodo, ed in particolare con Antonino Venanzio Tripodo”. Scrivi Tripodo e leggi ‘ndrangheta. A firmare l’interrogazione Laura Garavini, capogruppo del Pd nella commissione antiamafia della passata legislatura. Ora Garavini in antimafia si troverà proprio Fazzone come commissario.

Rosanna Scopelliti (Pdl), giovanissima deputata calabrese, è un nome importante dell’antimafia sociale, fondatrice dell’associazione Ammazzateci tutti, e figlia del giudice Antonino Scopelliti, ucciso da Cosa nostra con la collaborazione della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Una figura che dovrebbe essere di garanzia per la commissione. Sulla sua nomina non ci sarebbe nulla da eccepire. Se non per alcune prese di posizione che hanno fatto discutere all’interno dei movimenti antimafia, mondo da cui lei proviene. Ha criticato l’ex ministro dell’Interno Cancellieri per aver sciolto il consiglio comunale di Reggio Calabria, feudo dell’attuale governatore Pdl della Calabria Giuseppe Scopelliti. Una mossa imprudente la definì. E scatenò la risposta di Sonia Alfano, la figlia di Beppe, giornalista ucciso dalla mafia e presidente della commissione antimafia europea. E proprio Rosanna Scopelliti, figlia del giudice dalla schiena dritta, onesto servitore dello Stato, ha partecipato alla manifestazione contro i giudici organizzata dal suo partito il 4 agosto scorso. Non deve essere stata una bella esperienza, con la folla che insultava magistrati e Cassazione.

di Giovanni Tizian e Nello Trocchia

Benestare, ennesimo atto intimidatorio, il sindaco Rosario Rocca si dimette

Benestare, ennesimo atto intimidatorio, il sindaco Rosario Rocca si dimette

on . Postato in Cronaca

di Adelina B. Scorda

BENESTARE – Dopo l’ ennesimo atto intimidatorio perpetrato ai danni del Comune, della sua famiglia e della sua persona, in quanto sindaco di Benestare, Rosario Rocca decide di dimettersi dalla carica di primo cittadino. Con una lettera inviata al Presidente della Repubblica, al Presidente della Camera dei Deputati, al Prefetto di Reggio Calabria, al Presidente del consiglio comunale e al consiglio comunale di Benestare dichiara le dimissioni irrevocabili.

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Vitalizi, la Calabria dice no al referendum sull’abolizione proposto dall’M5S

Vitalizi, la Calabria dice no al referendum sull’abolizione proposto dall’M5S

Pd, Pdl e Udc uniti, quasi all’unanimità (solo quattro voti contrari), hanno bocciato la proposta del Movimento 5 Stelle di un referendum per abolire l’indennità di fine mandato anche ai rappresentanti in carica

Quando si parla di soldi, le divergenze politiche si superano. La Calabria in questo è maestra e non ha nulla da invidiare alla strana alleanza Pd-Pdl su cui poggia le basi il governo Letta. Se sui temi generali occorre mantenere almeno formalmente le dovute differenze tra il centrodestra e il centrosinistra, quando in ballo ci sono le indennità di fine rapporto e i vitalizi dei consiglieri regionali, ecco spuntare con tutta la sua forza il partito trasversale. Pd, Pdl e Udc uniti, quasi all’unanimità (solo quattro voti contrari), hanno bocciato la proposta del Movimento 5 Stelle di un referendum per abolire l’indennità di fine mandato anche ai rappresentanti in carica.

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