‘Ndrangheta, inchiesta sul Cara – “Don Scordio ideatore piano criminale”. Cosca Arena e l’appalto per ristorazione Senato

È questa la storia che racconta il gip di Crotone Abigail Mellace nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dopo gli interrogatori di garanzia. Il presidente della Misericordia di Isola Capo Rizzuto Leonardo Sacco e il prete don Edoardo Scordio restano in carcere. E dalle intercettazioni emerge che l’organizzazione stava preparado i documenti necessari per partecipare alle gare per l’aggiudicazione del servizio ristorazione di Palazzo Madama

di Lucio Musolino 

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Il “saccheggio spietato” del Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, in mano alla cosca Arena, fu ideato dal parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto.

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Crotone, mossa del Viminale. «Ispezione alla Prefettura»

Antonio Maria Mira

Minniti: il Cara? Ferita odiosa per la nostra civiltà. Piano di verifica per tutte le strutture d’accoglienza

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Un’immediata ispezione presso la Prefettura di Crotone. L’ha annunciata il ministro dell’Interno, Marco Minniti, rispondendo ieri al question time alla Camera sull’inchiesta che ha scoperto gli affari della ’ndrangheta sul Cara di Isola di Capo Rizzuto. Una vicenda «odiosa, una ferita per la civiltà del nostro Paese», ha denunciato Minniti annunciando la clamorosa ispezione, una decisione mai vista che conferma le critiche all’operato della Prefettura di Crotone contenute nel decreto della Dda di Catanzaro che ha portato in carcere 68 persone, esponenti del clan Arena, imprenditori, il governatore della Misericordia, Leonardo Sacco e il parroco don Edoardo Scordio, che proprio ieri, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip, hanno respinto tutte le accuse e giustificato il loro operato dicendo che «la prefettura avallava tutto», dai subappalti alle spese. Mentre i magistrati nel decreto sottolineano più volte la mancanza di documenti e fatture, e anche la forte differenza tra presenze nel Cara e servizi pagati. Ovviamente a tutto vantaggio delle società subappaltatrici, della Misericordia e dello stesso sacerdote.

Un lungo elenco di controlli inefficaci ma anche intercettazioni telefoniche di funzionari della Prefettura che parlano di pressioni e irregolarità per far vincere la Misericordia nella recente gara per il rinnovo dell’affidamento della gestione del centro per rifugiati, dove ieri è salita la tensione, con proteste, tra l’altro, sulla non consegna da mesi del pocket money. Su tutto Minniti vuole vederci chiaro inviando «un apposito nucleo ispettivo, coordinato dal prefetto di Catanzaro, che dovrà concludere i lavori entro 30 giorni». E il prefetto Luisa Latella già ieri pomeriggio era al lavoro. Decisione inedita.

Ma, spiega il ministro, «è inaccettabile che l’accoglienza possa diventare terreno per attività mafiose e corruttive. Saremo fermissimi su questo, secondo il principio che un grande Paese gestisce l’accoglienza rispettando i diritti umani e agendo con la massima trasparenza». In questo senso ha confermato che «è partito nei giorni scorsi un piano di verifica delle strutture di accoglienza, che prevede 2.130 controlli e a marzo è stato predisposto il nuovo capitolato per le gare d’appalto, promosso insieme all’Anac ».

Anche con «l’obiettivo di superare le grandi strutture per i migranti come Mineo e Isola di Capo Rizzuto». I principali accusati si difendono su tutta la linea. «Abbiamo fatto tutto alla luce del sole. È tutto tracciato e ricostruibile e non ci sono appropriazioni di fondi da parte di nessuno» ha detto Leonardo Sacco. E secondo i suoi avvocati «ha escluso qualunque ipotesi di appartenenza e complicità con la criminalità e ha chiarito di aver in- rapporti leciti ed autorizzati con tutti i fornitori». «Mai avuto alcun rapporto con la criminalità organizzata », ha dichiarato anche don Edoardo Scordio, sottolineando anche di essere estraneo alla gestione del Cara. A proposito dei 132mila euro ri- cevuti per svolgere «assistenza spirituale agli immigrati» per conto della Misericordia, il sacerdote ha detto che quei soldi sono serviti per effettuare decine di lavori nella parrocchia.

Ma proprio su questa vicenda i magistrati scoprono più di un’anomalia, che coinvolge anche la Prefettura. «Tali servizi non sono assolutamente previsti e contemplati nell’art. 1 del capitolato d’appalto della convenzione stipulata in data 22.12.2006, di talché il loro affidamento alla Parrocchia deve intendersi illegittimamente dato. Si agtrattenuto giunge come gli stessi siano stati documentati con note di debito emesse dalla Parrocchia Maria Assunta nei confronti della Fraternità di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto. Invero, in ordine a tale anomala situazione la Prefettura di Crotone, sulla base degli atti acquisiti, non risulta aver mai chiesto alcun chiarimento alla Fraternità di Misericordia».

Ma c’è anche molto altro. Sacco e i suoi presunti complici «inducevano in errore la Prefettura di Crotone circa il numero dei pasti forniti e dei servizi alla persona resi, ottenendone per tale via una liquidazione maggiore che – nel caso dei pasti contabilizzati per il solo anno 2013 – individua un ingiusto profitto per euro 451.335, così cagionando un conseguente danno economico per l’ente pubblico prefettizio, somma indebitamente liquidata dalla Prefettura di Crotone nell’ambito dell’appalto di servizi, sulla base della contabilizzazione sopra dedotta e sul falso presupposto dell’effettiva fornitura della prestazione dei servizi di ristorazione da parte della società Quadrifoglio. Con la circostanza aggravante dell’avere agito al fine di agevolare le illecite attività consortili della locale di ’ndrangheta».

E ancora, «si poteva riscontrare una ulteriore carenza di documentazione in ordine alle modalità ed efficacia dei controlli da parte della Prefettura allorché, a seguito di verifiche si poteva appurare come la Quadrifoglio, unitamente ad altre ditte subfornitrici, non presentava alla stazione appaltante ed all’ente gestore fatture dal 2011». E «anche qui contravvenendo ad un preciso obbligo contrattuale e normativo». Norme che prevedono la sospensione dei pagamenti in caso di mancata trasmissione delle fatture. Ma queste non sono mai arrivate mentre i pagamenti non si sono mai interrotti. Materia sicuramente per l’ispezione all’opera da ieri.

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fonte: Avvenire

‘Ndrangheta, arrestato il super latitante Rocco Barbaro: gestiva il traffico di coca in Lombardia

Era latitante dal 2015, anno in era sfuggito all’arresto per associazione mafiosa.

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I carabinieri del Gruppo di Locri hanno arrestato a Platì il latitante Rocco Barbaro, di cinquantadue anni, considerato elemento di vertice dell’omonima cosca della ‘ndrangheta e già proposto per l’inserimento nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi.

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Noi stiamo con Ornella. E Tu?

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Ricordi il caso delle “Spese pazze nei Consigli regionali” che ha coinvolto centinaia di politici in tutta Italia? Giorni fa altri 13 consiglieri sardi sono stati condannati. Una buona notizia, ma non possiamo dire che giustizia è stata fatta: alla donna che ha denunciato alla procura questa pratica di rimborsi illegali, Ornella Piredda, il tribunale non ha concesso il risarcimento dei danni subiti.

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Si pente Nicola Femia, boss della ‘ndrangheta che minacciò giornalista Tizian

L’uomo che minacciò di ammazzare il giornalista Giovanni Tizian ha deciso di raccontare tutti i suoi segreti ai magistrati dell’Antimafia

di Francesco Dondi

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REGGIO EMILIA. Era il 16 febbraio scorso, la stangata della sentenza “Black Monkey”, che certificava l’associazione mafiosa nel business delle slot machine gestito da Nicola Rocco Femia, doveva ancora arrivare, ma il boss aveva deciso di passare dalla parte dei buoni.

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‘Ndrangheta, Gratteri ai giovani di San Luca: “Basta vittimismo”

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SAN LUCA. “Basta vittimismo”. È un messaggio forte quello che il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha lanciato ai giovani di San Luca, nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo “San Luca-Bovalino”, dove si è svolto il convegno “In Campo per il futuro”, promosso dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con la Prefettura, il Consiglio Superiore della Magistratura e il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Sicilia e Calabria.

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Non archiviate l’inchiesta sull’omicidio di Attilio Manca!

Appello della famiglia Manca al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia

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Non archiviate l’inchiesta sulla morte di Attilio Manca!
E’ questo l’appello al Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, al Procuratore aggiunto Michele Prestipino e al sostituto procuratore Maria Cristina Palaia da parte della famiglia del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), trovato morto a Viterbo il 12 febbraio 2004.

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La figlia del boss si è uccisa perché odiava il mondo della ‘ndrangheta

Desiderava essere una donna normale. La sua è una storia comune negli ambienti dove mafia, camorra e ‘ndrangheta dettano legge

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Maria Rita Logiudice il giorno della sua laurea

di Paolo Salvatore Orrù
Si è uccisa, perché non riusciva più a sopportare un cognome troppo famoso. Un cognome che i calabresi (e non solo) legano a estorsioni, usura, omicidi, donne uccise o sparite nel nulla.

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