Parlare di mio padre mi riempie di orgoglio ma naturalmente anche di dolore perché vuol dire ripercorrere quel solco infinito di disperazione tracciato da chi me lo ha barbaramente sottratto con la violenza e da chi ha permesso che ciò accadesse.
gianluca
Il pm Maresca chiede scusa a ‘Libera’: “Dispiaciuto”. Don Ciotti: “Gesto importante”
Con una lettera di conciliazione del pm che ha arrestato il boss dei Casalesi, Michele Zagaria, finisce 13 mesi dopo, il caso delle offensive dichiarazioni riportate da Panorama in un’intervista pubblicata nel gennaio 2016, e che il magistrato anticamorra ora corregge, contestualizza o disconosce
di CONCHITA SANNINO
NAPOLI – “Caro don Luigi, e cari amici di Libera, sì cari amici, perché per me siete e sarete sempre amici”. A volte, le storie, meglio raccontarle dalla fine. Cioè dal momento in cui una parte trova il coraggio di chiedere scusa e l’altra conserva la voglia di ricomporre una ferita.
Vittime di mafie, la Camera approva la Giornata nazionale della Memoria. Alessandra Clemente si commuove annunciando la notizia (video)
Lo scorso anno, con 209 voti, l’aula del Senato approva all’unanimità l’istituzione della Giornata nazionale della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
La Giornata in memoria delle vittime di mafia è legge: sarà il 21 marzo
La Camera ha approvato in via definitiva con 418 voti a favore e nessun contrario, la legge che celebra il 21 marzo quale Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
I giovani di Libera scrivono alla famiglia di Gianluca Congiusta
Nell’ambito dei “Cento Passi” verso il 21 Marzo, i Giovani di Libera scrivono una commovente lettera alla famiglia di Gianluca Congiusta, Vittima innocente della ‘ndrangheta.
Alla famiglia di Gianluca,
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IL CINEMA e LA CALABRIA. Pasquale Misuraca di Siderno
di GIOVANNI SCARFÒ
-Wendy: Come sta andando? Hai fatto un gran lavoro?
-Jack: Certo…
-Hei! alla televisione dicono che nevicherà
-J: E io che ci posso fare
-W: Oh, andiamo tesoro, come sei scontroso oggi
-J: Ti prego, non sono affatto scontroso, è solo che vorrei finire il mio lavoro!
-W: Ok, non ti darò fastidio, tornerò fra poco con un paio di sandwich, che ne dici? Poi magari mi farai leggere qualcosa…
-J: Wendy, forse è bene che tu sappia che quando vieni da queste parti mi interrompi, mi fai perdere la concentrazione, mi distrai, capisci? e mi ci vuole un casino di tempo perché riesca a ritrovare il filo!
W: Si…
J: Bene, mettiamo una regola nuova: quando io sto qua e senti battere a macchina, o non mi senti battere a macchina, qualsiasi cosa mi senti fare qui, quando mi trovo qui vuol dire che sto lavorando! E allora fammi il piacere di non venire! Tu che ne dici, ci riesci a farlo?
W: Si
J: Brava, allora vedi di iniziare da adesso, levati dalle scatole!
Shining(1980) di S. Kubrick
Devo scrivere un articolo su un regista… ateo. Devo scrivere un articolo su un regista che fa cinema… religioso. Devo scrivere un articolo su un regista… filosofo. Devo scrivere su un regista “fulminiesaette”. Devo scrivere su un regista che scrive: “è scomparso il regista, è scomparso Dio”. Devo scrivere su un regista cheha “una complice – Alexandra, due figlie – Nefeli (letterata e saggista) e Sofia (neuropsichiatra infantile), un figlio che c’è e non c’è – Eftimios, una trentina di amici” Devo scrivere su un regista che ha realizzato un esempio di “cinema ateo”: “Il Negozio”: In un mese e una settimana: 1070 visualizzazioni, 31 condivisioni Facebook, 52 commenti/recensioni, 11 dialoghi, 7 donazioni.
Devo scrivere su un regista che ti spiega tutto. Per esempio, all’amica Daniela che comincia “la graduale uscita da FB” e aggiunge “ma non c’è niente di personale in questa decisione”, risponde: “Mi ricordi Hegel, che diceva ad una signora: “Tutto ciò che di personale c’è nella mia filosofia è errato.” Todo modo, non si vive di solo facebook. E poi, andarsene in dissolvenza incrociata è uscire di scena con stile. Buona serata, Daniela. Nos vemos”.
Devo scrivere su un regista che ha realizzato “Il Negozio” con le telecamere di sorveglianza di un negozio (unico caso in Italia). “E’ il mio sesto film. Dopo averlo visto, se lo hai apprezzato, fai una donazione.
Hegel ( e te pareva! ndr) ha scritto sulla “fatica del concetto”, io ti parlo della fatica del cinema”.
Devo scrivere su un regista che ti piazza due tre Hegel di fila e ti stende. Devo scrivere su un regista che vive in città con due galline sul bancone che si chiamano Marfisa e Bradamante: “Le galline le ho sempre viste volare da un albero all’altro quando abitavo in campagna, in Calabria”.
Domanda: A proposito, quando scendi in Calabria? Risposta: Non scendo quasi mai e men che meno al mio paese. Ci sono stato solo qualche anno fa per seppellire mio padre.
Devo scrivere su un regista che assomiglia a un comandante cubano. Devo scrivere su un regista che… sono cavoli tuoi se sbagli citazione! Devo scrivere su un regista che: “avevamo, con Luis Razeto Migliaro, un esule cileno per via del golpe di Pinochet, individuato in Gramsci un fratello, perché anche lui aveva la disposizione alla conoscenza della realtà, aveva questo comportamento aperto nei confronti degli scienziati, e in più ci siamo resi conti che aveva elaborato nei Quaderni del carcere una critica del marxismo e della sociologia che negli anni ‘70 venivano considerate come discipline autonome, esclusive ed efficaci per orientare alla progettazione della realtà, sociale, politica ed economica; a noi non sembrava che fossero così efficaci, ci trovavamo delle debolezze, e abbiamo visto che in Gramsci c’era una critica dei limiti di queste discipline e l’avvio di una nuova forma di scienza che lui chiamava “ scienza della storia e della politica”… e quindi così è nato il lavoro nostro, una ricerca che è durata cinque anni e che ha prodotto due libri con un titolo: LA TRAVERSATA…
Devo scrivere su un regista che non solo Gramsci ma anche Pasolini, l’Angelus Novus. “Perché ho girato le scene di “Angelus Novus” (1987) – quando è stato possibile in questo film in economia – nei luoghi reali della vita e della morte di Pasolini (un esempio per tutti: l’Idroscalo di Ostia, luogo reale della sua morte)? Non perché credo nella “captazione” della vita (alla von Stroheim), o alla sua “ricostruzione” (alla Visconti). Per me il realismo è sempre soggettivo. Come per Caravaggio: fotografia e teatro, casualità e inquadratura, i Pellegrini in posa distratta e la Maddalena distrattamente in posa”
Aspetta, mio caro amico ateo – religioso – filosofo – realista soggettivo – rivoluzionario pacifico, marxista intimista, venditore di enciclopedie, disegnatore, docente, scienziato, regista, autore televisivo, demiurgo, complice amoroso, intellettuale decatleta, padre fratello, fotografo digitale, artista di tutte le arti (eccetto la musica), coltivatore di alberi, scienziato sperimentatore, raccoglitore di erbe e funghi, sceneggiatore, cacciatore di uccelli (da sei fino a dodici anni), il poeta e il disegnatore (dal quando ne avevi sei), non mi hai ancora detto dove sei nato.
-Aspetta, ti vorrei parlare di mio figlio Eftimios… è morto a 16 anni, ma è vivo da venti. Quando adolescente, Eftimios era di tutti i colori. Parlare, parlava poco, preferiva ascoltare. In un giorno di sole Eftimios iniziò a zoppicare. Era il settantaquattro ed era luglio. Ci trovavamo a Limassol, il porto dell’isola di Cipro in faccia al Libano, e scoppiò la guerra tra i turco-ciprioti e i greco-ciprioti. “Gli uomini si sparano, fanno la guerra.” – disse Eftimios.
L’indomani abbiamo saputo che Eftimios aveva la leucemia. Non l’ho mai visto piangere. Il colore delle sue lacrime è rimasto sconosciuto. Non gli servivano, le lacrime, né ad esprimere i suoi sentimenti né a lubrificare le sue cornee. Tanto aveva sempre gli occhi lucenti. Ecco una cosa che manca, al mondo, e non lo sa: la luce imperterrita dei suoi occhi lucenti.
Nota il luccichio delle mie lacrime.
No, amico mio, non dobbiamo piangere, perché Eftimios è sempre vivo con me e non vorrebbe vederci piangere… e per farti contento ti dirò dove sono nato…
-Era ora!
-Aspetta a cantare vittoria, perché te lo dirò in modo indiretto e vediamo se indovini. Nel 1999 scrivevo un racconto oggi compreso nel libro inedito “Vite Brevi”, e ho ricordato il mio primo incontro con Pasolini:“Armando La Torre era lo zio prediletto dell’amico dell’età del liceo, Franco. Scrivo “era” perché ha vissuto una vita breve. Quando l’ho visto l’ultima volta? Nell’autunno del ’72, in una libreria romana dove Pier Paolo Pasolini presentava “Empirismo eretico” circondato da giovani infelici C’era pure Armando che insegnava all’università. Stette tutta la sera a scrutare il poeta e i giovani discutere comunisticamente il mondo grande e terribile, mi strizzò l’occhio e scomparve.”
Ho capito, ho capito che devo scrivere un articolo su un regista che si chiama Pasquale Misuraca di Siderno. Adesso mi siedo tranquillo e lo scrivo. Devo scrivere un articolo su un regista che si chiama Pasquale Misuraca di Siderno. Adesso mi siedo tranquillo e lo scrivo…
Wendy: SONO A CASA AMORE!
AUTORITRATTO del 2007
Mi chiamo Pasquale Misuraca. Ho 58anni, ho vissuto da diciotto anni in poi con Alexandra (cipriota di lingua greca) e ci ho fatto (quando avevamo ventitrè anni) un figlio (Eftimios, morto a sedici anni e vivo da venti), due figlie, Nefeli (che oggi ne ha trentacinque), Sofia (venti), e tutto il resto (che non è stato mai silenzio). Ho tre fratelli in Italia e trenta amici nell’Universo Mondo. Ho vissuto in città (Roma), in campagna (Siderno Marina), in collina (Bassano Romano), in riva al mare (Ionio) e alla base della Cordigliera (Santiago de Chile). Ho insegnato per quindici anni nella scuola media (Educazione Artistica) e nell’università da quando ne avevo ventinove (Sociologia della Conoscenza, Teoria e Pratica Audiovisiva). Ho riformato il marxismo (da quando avevo ventisei anni) e (da quando ne avevo trentasette) il cristianesimo (sempre con Luis), scrivendo tre libri (uno edito, due inediti) e trenta saggi (dieci editi, venti inediti). Ho fatto nascere (da quando avevo trentasei anni) dalle ceneri del cinema di poesia e di prosa una nuova arte audiovisiva (l’AudioVideo), realizzando quattro film-documentari, trenta documentari-film, due AudioVideo punto e basta. Ho partecipato a trenta festival cinematografici e documentari internazionali (vincendone uno e perdendone ventinove) ho parlato in pubblico, ho ascoltato in pubblico, ho discusso sempre. Ho fatto il saggista e l’ideologo, per l’Astrolabio, Close Up, Alias. Ho costruito una Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche, un Campus Virtuale di Lingua e Letteratura Italiana. Ho scritto tre testi teatrali per un nuovo teatro e ne ho messo in scena uno. Ho fondato (con Guido) un blog-rivista, dalle ceneri delle riviste culturali e dei partiti politici. Ho rinnovato la tradizione poetica giapponese haiku scrivendo un libro di poesie haiku rimate, ho scritto un libro di poesie sperimentali, un libro di racconti brevi e altri ancora (tutti inediti).
fonte: ZOOM SUD
Reggio Calabria, affiliato della ‘ndrangheta intervistato da Klaus Davi: “cupola non esiste, Archi comanda su tutti” [VIDEO]
Reggio Calabria, affiliato della ‘ndrangheta parla con Klaus Davi: “cupola non esiste, Archi comanda su tutti”. E tira in ballo Molinetti per gli omicidi di Massimo D’Ascola e Giorgio Clemeno
“Guardi se lei intende per cupola un sistema con a capo una sorta di vertice, quello nella ‘ndrangheta attuale non c’è. Altro sono le ‘mangiate’; noi le chiamiamo ‘mangiate’… ‘mi vado a fare una mangiata’ diciamo e si riuniscono i capi – o chi per loro – perché magari devono parlare di qualche cosa. E non sono riunioni nelle quali ci si domanda ‘ciao come stai’. Lì si parla solo di soldi”. Mimmo è a tutt’oggi un affiliato della ‘Ndrangheta. Ha fatto diversi anni di carcere ed è uscito. Non è un pentito né un collaboratore di giustizia. Noi lo definiremmo un dissidente di ‘Ndrangheta. Mimmo si è messo in contatto con Klaus Davi e lo ha incontrato fuori Reggio Calabria, in un luogo isolato. Non appartiene alle famiglie big, ma a una ‘ndrina federata a una più grande. Mimmo conosce personalmente molti esponenti dei clan di Archi, citati nell’intervista.
CUPOLA DELLA NDRANGHETA O NDRANGHETA UNITARIA
“Ci sono state occasioni, noi le chiamiamo ‘mangiate’. ‘Mi vado a fare una mangiata’ diciamo e si riuniscono i capi – o chi per loro – e magari devono parlare di qualche cosa, questo sì ma non la parola cupola, cupola come Cosa Nostra no. Non dico che non sia mai esistita, ma oggi come oggi no. Riunioni di ‘Ndrangheta, questo sì. Ma noi non la chiamiamo Cupola, Cupola che è?!”, riunioni per decidere su “appalti, autostrade, negozi: soldi. Si parla sempre di soldi. Non c’è mai una riunione dove si parla di ‘come stai come non stai… i figli la moglie’: soldi, sempre soldi, solo soldi su soldi, su tutto come prima cosa”
PIZZO A REGGIO CALABRIA
“Le estorsioni? mai finite a Reggio Calabria. Ci sono quelli che denunciano, perché realmente non la vogliono e quelli che non denunciano perché vogliono realmente la protezione. Ad alcuni gli sta bene l’estorsione – ti sembrerà un paradosso – invece ci sono quelli che gli sta bene l’estorsione, perché si crea un’amicizia anche. Un paragone stupido: io vado a fare l’estorsione là, la vado a fare ogni mese da due, tre anni, ormai divento una normalità. Io vado ogni giorno 9 – sempre un esempio sto facendo – e mi prendo i miei 500€ e magari quando entro dicono anche ‘andiamo a prenderci un caffè’. È così, ti sembrerà una cosa assurda, ma è così. E su 100 esercizi 99 pagano. Tutti pagano a Reggio Calabria. Non pagano solo quelli che sono ‘amici di amici’ o parenti. Da dove c’è il bar Cordon Blue fino all’inizio di Gallico tutti pagano ad Archi, tutti. Le altre zone non sono competenza di Archi. Santa Caterina è un’altra cosa, Sempione è un’altra… ma tutti…tutti pagano. Perché tanti che non sono… che si sono tirati indietro… pum. Li hanno sistemati. È così: se non salta oggi, salta tra dieci giorni, un mese”.
CONTRO I PENTITI
“Nessuno, oggi come oggi, infama un altro perché vuole cambiare vita. C’è sempre uno scopo. Se tu guardi tutti i pentiti, tutte quelle persone che sono nuovi pentiti ora, è perché rischiano la galera di vent’anni, rischiano l’ergastolo. Solo per questo lo fanno. Solo perché arrestavano a Moio e gli davano due tre anni di galera, tu credi che infamava qualcuno?! E gli altri la stessa cosa. Non è che perché beccano me, deve andare in galera anche ‘Klaus’ – per fare un esempio -, no. Io mi faccio la mia galera poi se vedo che le cose cambiano e decido di smettere quando esco ne parlo con ‘Klaus’: ‘Klaus, io mi sono fatto la mia galera, non ho infamato nessuno, però ora io preferisco farmi la mia vita perché non voglio tornare dentro un’altra volta’. Io sono di questo parere. Tutti quelli che infamano sono persone che non valgono niente perché due giorni prima ci mangiano e due giorni dopo li infamano: per me è sbagliato. Perché io preferisco che tu stesso mi dici che sto sbagliando e che sta vita non va bene ma non infamare le persone, per me non è giusto. Tanti hanno collaborato poi sono usciti e hanno fatto peggio dopo. È sempre una tecnica che usano”.
OMOSESSUALITA’ NELLA ‘NDRANGHETA NON E’ PIU’ TABU’?
“Oggi come oggi, no. Forse in alcune zone della Calabria ma non ad Archi. Non c’entra “tu sei gay allora ti ammazziamo”, non ad Archi. Si trovavano magari gli ‘amici’ (affiliati) e parlavano male di quella persona: “quello è gay, quello è così”… capita. Però anche se è vero non succede niente. Non è come quella cosa di Gioia Tauro che avevo letto che lo hanno ammazzato. Oggi come oggi, c’è in Calabria qualche zona che ancora ragiona così ma sono solo cavolate ormai”.
TUTTI HANNO IL TERRORE DI ARCHI
“Perché Archi viene chiamato “il quartiere”, il quartiere della ‘ndrangheta?! Perché tutto dipende da Archi, per tante zone della Calabria, non ti credere: Melito, Palmi, Scilla. Hanno sempre un leader, diciamo, un capo loro, chiamalo come vuoi tu, però tutto dipende da là. Se ad Archi decidono… questo grosso modo nella storia perché non avevo l’età per viverla direttamente quell’era – quando c’è stata la guerra di Archi, la bomba di Villa San Giovanni dicevano l’avevano messa quelli di Archi, perché le famiglie di Archi non dovevano chiedere il permesso a nessuno, se volevano fare un’azione la facevano e basta. Avevano messo la bomba ad Imerti, anni e anni fa, e dicevano che nessuno aveva chiesto il permesso – perché per fare un’azione del genere devi chiedere il permesso – non mi prendere per presuntuoso, ma è così: dove vai vai, in tutti i locali di Reggio Calabria, Archi comanda. E non solo: Archi va magari a Vibo e chiede il permesso, ma se non glielo danno il permesso Archi lo fa lo stesso: e questa è la potenza, la paura che hanno di Archi. Non ci sono ormai queste cose che noi diciamo: “si scornano”, non ci sono più queste situazioni ma se dovesse succedere, vince Archi”.
GINO MOLINETTI MANDANTE
Klaus Davi: Signor Mimmo si dice che gli assassinii di Massimo D’Ascola e Giorgio Clemeno, uccisi sotto casa sei anni fa, portino una firma molto ‘autorevole’ di Archi. Erano già uscite intercettazioni in tal senso pubblicate da Consolato Minniti…
Mimmo: sì, di Luigi Molinetti. Il vero mandante.
LO STRAPOTERE DEI TEGANO
Klaus Davi: Chi conta adesso ad Archi?
Mimmo: Preferisco non rispondere
Klaus Davi: Ci sono persone maggiormente rispettate ad Archi? Giovanni Tegano?
Mimmo:Giovanni? Va bene per i locali… lascia stare
Klaus Davi: E Domenico?
Mimmo:Una persona considerata.
Klaus Davi: Ma qualcuno critica i Tegano, ad Archi? Perché?
Mimmo: Hanno voluto troppo. Hanno esagerato. Hanno peccato di arroganza. Hanno voluto tutto. Sono stati avidi. E queste cose non portano mai bene…
MI SONO AFFILIATO A 14 Anni
‘Battezzo non esiste ora si entra per frequentazione’
“13/14 anni avevo. Ma non è che si entra a far parte di un’associazione così, ormai non c’è più il battesimo. Sono cavolate queste. Ormai, oggi come oggi, funziona così: io frequento qualcuno che, diciamo, una persona di spicco, una persona ‘importante’ e allora dicono, ‘ok, lui vuole entrare con lui, allora è un picciotto, appartiene a lui’. Ormai funziona così. L’educazione è elementare. Ad esempio può essere ‘Vieni con me a fare una passeggiata…’ incominci la frequentazione così, ma poi non è che ‘sono io a scegliere te’, il meccanismo è tutto così. Se mi metto con quello appartengo alla famiglia Tegano, se mi metto con quell’altro appartengo alla famiglia De Stefano, quell’altro appartiene alla famiglia Condello… funziona così. Chi viene con un Tegano, appartiene ai Tegano e così via. La fiducia te la conquisti nei giorni e nelle cose che tu fai. Se oggi si deve fare un tot di soldi, si decide di andare in quel negozi. Loro vedono come ti muovi: c’è da fermare una macchina, c’è da sparare un negozio, c’è da fare qua… Questo è. Non è che c’è una regola di prove. Oggi sparo a questo, domani ammazzo a quello…. Non c’è, in base ai giorni, vedono come ti comporti, anche senza fare nulla. Così funziona. Non è come 50-60 anni fa, che per appartenere alla famiglia ci voleva il battesimo, non è più così ormai, quella ndrangheta è finita”.
CI SONO QUELLI CHE SONO MAFIOSI E NON LO SANNO
“Ricordati una cosa: più ne arrestano più aumentano: perché ci sono sempre i figli, i nipoti, i pronipoti e se no c’è il cognato, il suocero. È sempre uno che comanda ma la ‘giostria’ – la manovra – un altro; è sempre uno – e finché c’è lui resta sempre lui. Se non c’è lui magari manovra un altro. Non c’è il perno, non c’è il capo e ce n’è un altro. Oggi come oggi, c’è il mafioso ma non sa di esserlo. Questo cosa significa, che non essendoci i battesimo ma la fiducia, se tu frequenti sei affidabile. Ma il problema è che se le cose vanno bene, ok ma se vanno male quella persona che pensi affidabile ti infama. Sta succedendo questo”.
ROSARIO DE STEFANO CON I BAMBINI? SOLO SCENA
“Scena, scena! Faceva solo scena, scena perché, quando ho visto Rosario che è arrivato con i bambini. E’ una sceneggiata che lui ha fatto… perché come tu hai puntualizzato, lui è venuto coi bambini per non farsi avvicinare. Lui voleva quello: farsi vedere con i bambini… È tutta scena. Loro vogliono questo: vogliono la scena. Quando tu vai a intervistarli o a rompergli, tra virgolette le palle, come diciamo noi, quando vai a fare questo che loro scappano, fuggono, dicono le parolacce… per loro è un gioco! Per loro è un gioco, gli piace: molti di loro sì fanno finta di essere infastiditi e gli piace invece la cosa. Sono sicuro al mille per mille. Perché quando escono i giornali con il titolo: ‘Intervistato il boss’… e magari oggi come oggi quella persona non conta un cazzo… non conta niente…”
SEI ANDATO DOVE NON DOVEVI
“Noi abbiamo un detto: ‘quando qualcuno è spagnato dorme senza cuscino’, noi diciamo così: quando qualcuno ha paura, delle persone, della polizia, dorme senza cuscino, cioè dorme scomodo. Perché tu sei… allora parliamoci chiaro i giornali sì li seguo, telegiornale ecc… però tu sei arrivato a colpire il centro, tante volte involontariamente, perché tu vai dove non dovresti andare… però indirettamente colpisci, tocchi, un’altra persona… non so se mi spiego bene. Come tu hai parlato prima del Molinetti, dell’omicidio del giudice Scopelliti, che è ancora irrisolto per insufficienza di prove… toccando questo tasto tu pensi che al Molinetti non dia fastidio? Perché magari si incomincia a rivangare questo fatto. Hai colpito il centro, per questo motivo. Come ti ho detto prima: quando qualcuno è spagnato non va tranquillo a letto”.
NDRANGHETA E POLITICA: SENZA NOSTRI VOTI NESSUN SINDACO CE LA FA
“Prendiamo me come personaggio per fare un esempio: io mi voglio candidare, ho gli attestati che posso farlo, che sono intelligente, ho laurea, ho tutto, allora io vado da chi di competenza: vado da lui e gli spiego quello che vorrei fare, se gli conviene – perché se mi candido e vinco deve convenire anche a chi mi fa candidare. Deve sempre mangiare. Io ti aiuto però tu mi devi dare. È sempre stato così. Io ti faccio salire in politica però tu mi devi dare appalti, mi devi dare. E come fai a fare il sindaco senza l’appoggio? E’ così in qualsiasi zona di Reggio Calabria. Ti faccio un piccolo esempio: a Sempione che comandano i Latella e i Labate ma prendono sempre spunto da Archi. Anche se in questa zona comanda Latella deve sempre dare conto ad Archi. Sempione è un ‘comune’ a sé, diciamo, e i Latella vogliono portare Klaus Davi presidente – facciamo un esempio – devono sempre chiedere conto ad Archi se va bene, se poi ad Archi dicono che ne mandano un altro… È difficile che quando una famiglia di Archi oppure un boss di Archi decide una cosa, che le altre famiglie si rivolgano contro… che dicano no, non mi sta bene: è difficilissimo. Perché Archi fa paura!”
VILLANI E MOIO SONO ATTENDIBILI
Klaus Davi: Moio è attendibile?
Mimmo: Sí, Villani pure Moio. Fiume solo in parte.
USCITENE FINCHE’ SIETE IN TEMPO
“Chi è in tempo, che ne esca… chi è in tempo, prima di combinarne più grosse, prima di mangiarsi la vita in galera, che ne esca, che la galera non porta da nessuna parte, porta solo solitudine. Ma non tutti ragionano così. Conosco persone che è in carcere piangono i figli… ‘mi manca mia moglie mi mancano i figli’… persone che fuori sono ritenute di spicco e dentro il carcere piangono, si prendono le medicine per dormire la sera, parlano con gli avvocati, con gli assistenti sociali, piangono… poi escono e che fanno? Ricadono. Sono solo scuse! Scuse per uscire dal carcere… perché la mentalità se non la cambi in tempo non la puoi più cambiare. Perché ormai oggi come oggi ad Archi si nasce già mentalmente delinquenti… È genetico, perché dove vai vai… io vado a scuola a Reggio e sanno che sono di Archi? Hanno paura solo a sapere che sono di Archi. È così. Vai in Francia vai in Inghilterra quando sentono Calabrese mi dicono Mafia se poi conoscono Archi e dici Archi, si allontanano”.
PAOLO SCHIMIZZI?
“Per certi aspetti è un bene che non si sia scoperto chi è stato. Un bene per tutti. Perché il giorno in cui si dovesse scoprire la verità potrebbe scoppiare una nuova guerra di mafia”.
Fonte:StrettoWeb
‘Ndrangheta, condannati i boss che volevano uccidere il giornalista Tizian
Il tribunale di Bologna ha condannato in primo grado tutti e 23 gli imputati nel processo ‘Black Monkey’ per associazione mafiosa.
«Ecco come cresce un figlio della ‘ndrangheta»
I verbali del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, «Micu Mc Donald», il più giovane «pentito» della storia della ‘ndrangheta. Vissuto a Volpiano, Buccinasco e Platì, ha raccontato come si comportano e che cosa si apettano dai figli le famiglie mafiose
di Monica Coviello
Fino a due anni fa, non gli sarebbe mai venuto in mente di collaborare.
Locri: importante appuntamento con i giovani dei coordinamenti territoriali di Libera Calabria
Si terrà a Locri presso il Seminario Diocesano sito in via Caprera, nelle giornate di sabato e domenica rispettivamente 25 e 26 febbraio, un importante appuntamento con i giovani dei coordinamenti territoriali di Libera Calabria.