mafia
Erano «al posto sbagliato»: 108 storie di bambini uccisi dalla mafia
Giustizia: Reggio Calabria, minori salvati da ‘ndrangheta a rischio con riforma
Riforma diritto di famiglia mette a rischio autonomia dei tribunali minorili
(AdnKronos) – Un percorso rieducativo “in un’ottica di affrancamento dalla cultura criminale” che possa garantire un futuro diverso per chi “penso ai ragazzi di San Luca, Africo, Bovalino, non sa che esiste un’alternativa alla ‘ndrangheta” sottolinea Di Bella, 52 anni, con un’esperienza di oltre 20 anni come giudici dei minori a Reggio Calabria.
Rai, monsignor Galantino: “Riina? Io mai a Porta a porta. No a giornalisti inginocchiati”
Roberto Fico (M5s), presidente della commissione di Vigilanza della Rai: “Bestemmia pensare a una puntata riparatoria”. Bindi: “Inaccettabili minacce mafiose da servizio pubblico”
di ALBERTO CUSTODERO
ROMA – “Mi sono rifiutato assolutamente di vedere la trasmissione” con ospite il figlio di Totò Riina e “qualora venissi invitato a ‘Porta a Porta’ non andrò, per non sedere sulla stessa poltrona. Non ci andrò mai lì dentro.
Riina Jr. promuove suo libro da Bruno Vespa, libreria di Catania si schiera contro: “Non vendiamo quel libro”
La presenza del figlio di Totò Riina a Porta a Porta da Bruno Vespa è diventata un ‘caso politico’, intanto c’è chi si indigna e si schiera contro.
La discussa presenza di Riina Jr ieri sera da Bruno Vespa, in concomitanza dell’uscita del libro del figlio del boss mafioso, ha scatenato una polemica facendo diventare l’intervista tv un vero e proprio ‘caso politico’, che ha scomodato vertici Rai e commissione Antimafia.
Il figlio di Riina a ‘Porta a Porta’, bufera sulla Rai. L’Antimafia convoca i vertici
L’azienda ha difeso fino all’ultimo la decisione di mandare in onda l’intervista per ‘Porta porta’, scatenando durissime reazioni. Rosy Bindi: “È negazionismo”. Grasso: “Mani macchiate di sangue, non guarderò la tv”. Maria Falcone: “Costernata, notizia incredibile”. Fico: “Ascolteremo direttore di rete”. Fnsi e Usigrai: “Scelta scellerata”. Bersani diserta la puntata.
di AGNESE ANANASSO
ROMA – Bufera su Vespa e la Rai per la scelta di mandare in onda l’intervista nella trasmissione di Porta a Porta al figlio di Totò Riina, Salvo, in occasione dell’uscita del suo libro. Al termine di una giornata di proteste e polemiche, l’azienda ha confermato il via libera a Bruno Vespa, motivando la propria scelta con il diritto di informazione. Le polemiche avranno una coda istituzionale: la Commissione parlamentare antimafia ha convocato per domani stesso, giovedì 7 marzo, alle 16, la presidente della Rai, Monica maggioni e il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto, per un’audizione urgente sulla vicenda.
Il 21 marzo a Chieti in 1.800 urlano «Odio la mafia»
Centro storico invaso dagli studenti di diciotto scuole La preside del Gonzaga: «Un’emozione grandissima»
di Arianna Iannotti
CHIETI. Un corteo di 1800 ragazzi per urlare no alla mafia ed aprire le braccia alla legalità.
Nel primo giorno di primavera, studenti delle elementari, medie e superiori, si sono ritrovati uniti in un percorso di approfondimento a 360 gradi su cosa significa rispettare la legge, un percorso didattico fatto durante l’anno grazie all’associazione Libera di don Luigi Ciotti.
21 Marzo- Giornata della Memoria in ricordo delle Vittime Innocenti delle mafie
Si svolgerà a Messina e in contemporanea in tanti luoghi in tutta Italia la XXI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie “Ponti di memoria, Luoghi di impegno”.
BENTIVOGLIO, un’antimafia sociale senza colore politico. CANNIZZARO (cdl)
di FRANCESCO CANNIZZARO – (rep) L’ennesimo attentato all’imprenditore Tiberio Bentivoglio dimostra, ancora una volta, come non esista lo Stato per chi denuncia, per chi si oppone alla ‘ndrangheta e crede in quella legalità per la quale tutti insieme dovremmo lottare affinché venga rispettata.
Durante la riunione di ieri pomeriggio del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocata dal prefetto Claudio Sammartino, è stato ribadito che lo Stato non arretra ma rilancia con maggiore determinazione e forza, è presente ed è vicino alla comunità.
Ma al cittadino non sembra così.Lo Stato in che misura e con quali scelte sta sostenendo l’imprenditore reggino Bentivoglio, un uomo che non si è piegato al racket e che hanno pure tentato di ammazzarlo, che doveva, anzi dovrebbe, essere da esempio ad altri commercianti, professionisti, imprenditori, tutti vittime ancora oggi della continua pressione da parte della criminalità organizzata.
Ieri sera, la comunità civile si è stretta attorno al commerciante, avviando anche una raccolta fondi. Un’iniziativa di straordinario significato voluta da Noi, dalla gente perbene, da quella comunità locale sana, viva, solidale che vuole lanciare un messaggio positivo di “rinascita” e di ripartenza.
Ma mi chiedo: perché bisogna ricorrere a questa raccolta e non debba rispondere quello Stato che non è stato capace di tutelarlo? La ‘ndrangheta si combatte in tutt’altro modo: la si contrasta facendo squadra, avendo sempre la forza dello Stato sul territorio, parlandone ma anche mobilitando una grande antimafia sociale.
L’anti ‘ndrangheta non ha colore politico. Le mafie si rafforzano su quel “silenzio complice” che noi tutti dobbiamo eliminare. E per farlo serve una grande antimafia sociale seguita da una buona informazione con messaggi chiari che eliminano gli stereotipi di una criminalità in continua espansione ed evoluzione che necessita urgentemente di sistematicità degli interventi. Sono vicino all’imprenditore Bentivoglio e a tutti coloro che dicono “no alla ‘ndrangheta” e malgrado la tentazione di mollare tutto, dico a Tiberio di non farlo, di non fermarsi perché se lo facesse, vorrebbe dire al mondo che ha vinto, ancora una volta, la ‘ndrangheta. Una sconfitta ed una resa sociale che Reggio e la Calabria dovranno impedire.
Francesco Cannizzaro, Capogruppo Cdl, Consiglio regionale Calabria
Delitto Agostino, il padre dell’agente ucciso riconosce l’ex poliziotto come “faccia da mostro”
Confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone per l’omicidio del poliziotto e della moglie avvenuto il 5 agosto 1989. L’uomo riconosciuto è Giovanni Aiello, ex della squadra mobile: secondo Agostino senior, sarebbe andato a trovare il figlio pochi giorni prima dell’agguato. Poi l’anziano ha avuto un malore, ma si è ripreso.
di SALVO PALAZZOLO
“E’ lui faccia da mostro”. Giovanni Aiello, l’ex poliziotto della squadra mobile di Palermo accusato di essere un sicario al servizio delle cosche, è stato riconosciuto in aula da Vincenzo Agostino, il padre dell’agente ucciso 27 anni fa.